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La sindrome di Stoccolma. Come innamorarsi del proprio carceriere
Siamo a Stoccolma, nell'agosto del 1973. Nella locale Kreditbank si presenta un uomo dall'aria eccentrica (l'attore Ethan Hawke), vestito come Capitan America in Easy Rider (tenuta da motociclista e Harley Davidson parcheggiata; da non confondere con il Captain America dei fumetti Marvel) ed estrae un mitragliatore. Dice di chiamarsi Lars Nystrom e intende prendere in ostaggio gli impiegati per costringere la polizia a scarcerare il suo amico Gunnar (Mark Strong).
I modi del sequestratore sono piuttosto anomali, al punto che, dopo le prime ore di fortissima tensione, riesce ad accattivarsi le simpatie dei suoi sequestrati, tra i quali spicca Bianca (Noomi Rapace), moglie e madre di due bambini, che riesce anche a rimanere in contatto telefonico con il marito, e nel contempo comincia un rapporto ai limiti del morboso con il sequestratore. Rapporto che l'abile regista, Robert Budreau, riesce a rendere con grande perspicacia e insieme senza mai sconfinare nell'assurdo irrealistico. Impresa notevole, anche perché il fatto di cronaca che ha condotto alla coniazione dell'espressione "sindrome di Stoccolma" non aveva mai avuto una trasposizione cinematografica.
La vicenda "reale" vide un tale Jan-Erik Olsson prendere il controllo della Sveriges Kreditbank di Stoccolma dove, insieme a Clark Olofsson, tenne in ostaggio quattro persone per sei giorni, poiché il governo svedese gli impediva di lasciare la banca con gli ostaggi. La vicenda assurse a notorietà mondiale quando il 25 novembre 1974 sulla prestigiosa rivista New Yorker apparve un articolo di Daniel Lang intitolato "The Bank Drama" che documenta la storia conferendole un sapore tragicomico: nella versione di Lang, gli ostaggi vengono coinvolti in un legame patologico con i loro sequestratori, arrivando perfino a contestare i tentativi di salvarli da parte delle autorità; un fenomeno che gli psicologi hanno definito da allora sindrome di Stoccolma.
Scrive infatti Lang: "Each show of friendliness on Olsson’s part reinforced his leadership. As Sven put it, 'When he treated us well, we could think of him as an emergency God'.” (Ogni dimostrazione di simpatia da parte di Olsson ha rafforzato la sua leadership. Come disse Sven: 'Quando ci ha trattato bene, potevamo pensare a lui come un Dio dell'emergenza'). Il regista e sceneggiatore Robert Budreau ha fatto tesoro di queste osservazioni, costruendo una tesissima e intrigante mistura di commedia dark e dramma psicologico.
La sfida è stata quella di realizzare un caper movie (sottogenere cinematografico del film thriller che descrive storie in cui una banda di criminali realizza un grande furto in maniera accurata) che avesse anche alcuni aspetti del docu-film, dando l'idea di una rappresentazione oggettiva dei fatti. Il regista ha tenuto conto anche dello scenario politico dell’epoca, che vedeva da un lato gli Stati Uniti di Nixon che stavano uscendo dalla guerra in Vietnam, e dall’altro una Svezia che continuava a essere fortemente socialdemocratica, con il primo ministro Olof Palme, poi tragicamente assassinato nel 1976. Per il regista è rimasta ancora qualche traccia di quella politica e nell’era di Trump si nota una certa atmosfera paranoica simile a quella degli anni ’70.
Budreau ha cercato di rappresentare il "protagonista" del film, Lars Nystrom come un’anima dannata e insieme come un bruto dal cuore tenero. Duplice dimensione che l'attore Ethan Hawke riesce a rendere perfettamente, trasformando alla fine lo psicodramma quasi in una storia d’amore sovversiva tra un criminale folle e una madre di famiglia all’antica. Fedeli all'"originale" sono stati alcuni particolari apparentemente assurdi (il travestimento ridicolo del rapinatore, le canzoni di Bob Dylan che ha fatto cantare perfino alla polizia, la radio con musica degli anni ’70, la Ford Mustang – come in Bullitt con Steve McQueen – per fuggire, il colloquio telefonico con Olof Palme, il sesso con uno degli ostaggi), al punto che il regista li ritiene più strani di ogni possibile finzione.
Notevole è anche l'interpretazione di Noomi Rapace nei panni di Bianca Lind: il personaggio denota un coraggio straordinario, fino a indossare un giubbotto antiproiettile nell'ambito di un piano per salvare tutti gli ostaggi, e l'attrice si immedesima perfettamente nella sua sensibilità.