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Siviglia. La Prima di Adriana Lecouvrer al Teatro de la Maestranza
Il Teatro de la Maestranza di Siviglia ha presentato uno splendido allestimento di Adriana Lecouvrer di Francesco Cilea firmato dal Teatro di San Carlo di Napoli; l'opera per la prima volta ha calcato il palcoscenico di questo teatro dall'acustica eccezionale e con la direzione straordinaria del giovane direttore e compositore spagnolo Pedro Halffter Caro e la regia di Lorenzo Mariani, dal 21 maggio al 2 giugno scorsi. Il cast è altrettanto di ottima levatura con la soprano spagnola Ainhoa Arteta; il tenore romeno Teodor Ilincai in Maurizio ed il mezzosoprano uzbeko Ksenia Dudnikova come Principessa di Bouillon.
La musica bellissima, opera del melodismo spontaneo tipico di Cilea, è ricca di variazioni che Pedro Halffter Caro ha dstinto con estrema attenzione con la perfetta simbiosi stabilita con l'Orchestra Reale di Siviglia: l'acustica, in questo teatro realizzato nel 1991 e presentato all'Esposizione Universale del 1992 per le particolari doti di assorbimento acustico, è magnificamente adatto sia all'opera lirica sia ai concerti, per un meccanismo di cambio nella mediazione acustica per ridurre il riverbero. Halffter ha reso tutto il fraseggio verista di Cilea nei suoi toni malinconici e crtepuscolari, inondando di note sopraffine l'intero palco ed in connubio affiatato con tutta la parte canora, sia dei cantanti sia del Coro Real diretto accuratamente da Íñigo Sampil.
La prima rappresentazione di Adriana Lecouvrer ebbe luogo il 6 novembre 1902 al Teatro Lirico di Milano ed il dramma lirico è tratto da Adrienne Lecouvreur di Eugène Scribe e Ernest Legouvé, tradotto in libretto da Arturo Colautti. La storia è vera ed Adrienne Lecouvreur è l'attrice che compete con Mlle Duclos (Marie-Anne de Châteauneuf) alla Comédie-Française, e che la supera per la modernità della sua resa recitativa. La morte è avvolta nel mistero poiché nel 1730 si diffuse la voce che la Principessa di Bouillon, che come la Lecouvreur aveva una relazione con Maurizio Ermanno, conte di Sassonia, avesse avvelenato la rivale.
In questo raffinatissimo allestimento a “quadri” campeggia il ritratto di Jean Racine sul fondo, che si colloca da subito come uno dei protagonisti secondari ma non troppo nel senso tragico del termine, ovvero quando entra Adriana declamando alcuni versi del Bajazet per ripassare la parte di Rossana, che, di lì a poco, dovrà interpretare. E di una tragedia si tratta, poiché Adriana è l'amante ricambiata di Maurizio (che lei non a essere il Conte di Sassonia pretendente al trono di Polonia) amato anche dalla altrettanto gelosa Principessa di Bouillon. Da questo intreccio nascono una serie di equivoci e la tragedia delle “violette”, inviate ad Adriana dalla Principessa per vendicarsi di un'offesa – la recita della Fedra in pubblico con l'accusa di tradire, vera, il marito Principe di Bouillon – e di averle “rubato” il promesso amante Maurizio. Le voci sono ben amalgamate fra di loro, sia nei duetti che nelle scene di gruppo: Ainhoa Arteta ha debuttato nel ruolo di Adriana con cui si identifica completamente, nel 2014, ed ha una voce tenera e calda; la Principessa di Bouillon è la conosciuta Ksenia Dudnikova, che fa parte dal 2011 del Moscow Academic Musical Theatre of Stanislavsky e anche della Royal Opera House, regale la sua voce in Acerba voluttà. Maurizio è interpretato dal lanciatissimo tenore romeno Teodor Ilincai, che ha debuttato nel ruolo e che nella romanza La dolcissima effigie è trasognato e coinvolgente. Michonnet, il gran capocomico, è ben sostenuto dal baritono Luis Cansino; tutti gli altri ruolo sono ottimamente assortiti. Le due arie pincipe di Poveri fiori e Io son l'umile ancella, sono stati particolarmente impreziositi dalla voce di Arteta, che ci è sembrata perfettamente a suo agio nel proporre le due arie nella loro delicata bellezza.
Un merito a parte per la fine ripresa coreografica di Elisabetta Marini da quella di Michele Merola, con danze antiche e miti greci à la Nijnskij che si riflettono sul mappamondo a specchio di Nicola Rubertelli, le cui scene hanno costruito giustamente un metateatro che si trasforma tra i bagliori delle luci di Claudio Schmid; d'epoca e rilucenti i costumi di Giusi Giustino.
Gli applausi, meritatissimi all'intero allestimento e conduzione, hanno risuonato a lungo in questo teatro dall'acustica incredibilmente moderna ed antica nel far percepire ogni singolo sussurro musicale.