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Source Code. Un'analisi del tempo terreno e ultraterreno
Cosa faremmo se sapessimo che ci restano soltanto pochi minuti di vita? Ultimamente, anche in base alle fantomatiche previsioni del terremoto a Roma (11 maggio 2011), mi sono posto spesso questa domanda, giungendo ad un’inconcludente risposta: non è possibile stabilirlo, poichè, se non in rari casi, il caso può sdoganare qualsiasi schema che l’individuo si costruisce per giungere preparato all’evento imminente. Attraverso questa visione risulta davvero impossibile definire, anche solo in toni ‘sfumati’, il quadro dei nostri ultimi minuti di vita.
Eppure c’è chi, attraverso l’ausilio della finzione cinematografica, è riuscito a recuperare la domanda iniziale e farne soggetto di una pellicola: si tratta del film Source Code di Duncan Jones. La particolarità del film, però, sta nella genialità dello sceneggiatore (Ben Ripley) di aver raffinato le circostanze in merito agli ultimi minuti di vita del protagonista ovvero l’ufficiale dell’aeronautica Colter Stevens (Jake Gyllenhaal): cosa farebbe questo militare se, i suoi ultimi (poniamo il caso) otto minuti di vita, li dovesse vivere nel corpo di un altro (ad esempio quello di un certo Derek Frost)? Ma soprattutto: e se la causa di un tempo così limitato dipendesse da un attentato terroristico (una bomba su un treno con a bordo il corpo di cui l’ufficiale è ospite) di cui Colter deve scoprire il responsabile? Unendo queste domande vedremo costruirsi l’intera trama di questa pellicola.
Source Code non è un semplice film d’azione, ma un fanta/thriller che gioca molto sul concetto di tempo terreno e ultraterreno, inteso, infatti, come quello dopo la morte. Di qui, affinando ancora di più la domanda iniziale, si noterà (nemmeno a metà film) che Colter altro non è che un'anima morta incastrata nel limbo creato dall’esperimento governativo chiamato Source Code: un macchinario, originato da teorie di fisica quantistica, per cui è possibile inserire un uomo nel corpo di un altro per permettergli di ri-vivere, dopo la morte, solo gli ultimi otto minuti della vita di un essere umano (ovvero gli ultimi attimi registrati dal cervello anche dopo la morte). In tal caso l’esperimento servirà a salvare molte vite umane poiché Colter (come anticipato prima nelle supposizioni), nel corpo di Derek Frost, dovrà sventare un attentato terroristico osservando il comportamento di tutti i passeggeri a bordo del treno su cui viaggia.
Da qui nasce una probabile riflessione sul concetto di tempo oltre la morte: l’attentato terroristico del treno è ambientato di mattina; durante il film, si noterà come il terrorista, una volta fatta saltare la prima bomba, sia in procinto di farne ‘scattare’ un’altra. Se Colter riuscirà nel suo intento, attraverso il Source Code, il mondo potrà essere salvato, ma, presupponendo ciò, se riuscisse a disinnescare la bomba del treno prima dello scadere degli otto minuti, come sarebbe possibile che gli eventi futuri del suo presente (dopo l’esplosione della prima bomba) coincidano con quelli del suo reale tempo all’interno del Source Code? Ad ogni singolo cambiamento nel passato corrisponde un futuro diverso e inconoscibile. Perciò, osservando attentamente la pellicola, si potrà notare come lo sceneggiatore Ben Ripley abbia non solo ‘giocato’ sul concetto di tempo, ma anche su quello di ‘universi paralleli’ all’interno del continuum spazio/tempo. In ciò, ovviamente, inserendo una variante: la presenza di Colter, un morto, il quale pone l’osservazione dei concetti esaminati su un altro piano...più inerente a quel che c’è dopo lo ‘spegnersi’ di una vita.
Source Code è una pellicola interessante e che fa ‘scattare’ nello spettatore non poche riflessioni sul tempo e che, soprattutto, ipotizza una probabile risposta sul cosa fare se ci venissero concessi pochi minuti di vita. Sarà possibile avere un’ipotesi di cosa potrebbe accadere soltanto andando a vedere il film.