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Stanislaw Lem al Fantafestival. La predizione e la maschera
A Roma negli spazi del Cinema L'Aquila, dal 2 al 6 giugno 2021 si è svolta la 41° edizione del Fantafestival, che ha omaggiato lo scrittore polacco Stanislaw Lem (Leopoli 1921 – Cracovia, 2006), con la collaborazione dell'Istituto Polacco di Roma. Durante il pomeriggio del 6 giugno, a chiusura del festival, sono stati presentati cinque corti; ma in particolare parleremo di due, Maska dei fratelli Quay del 2010 e Golem di Patrick Mccue e Tobias Wiesner del 2012, che ci sono sembrati la rampa di lancio per una riflessione sul presente.
In Polonia, il 2021 è stato dichiarato l'anno di Stanisław Lem, scrittore e fisico polacco che è diventato famoso per aver ispirato il film Solaris (Солярис, 1972), del regista sovietico Andrej Tarkovskij, tratto dal suo omonimo romanzo del 1961. Lem non è solo uno scrittore di fantascienza, come si comprende leggendo Solaris o le sue Summae Technologiae (1964), una delle raccolte più complete di saggi filosofici ed epistemologici, e come afferma Rafail Nudelman in “Labyrinth, Double and Mask in the Science Fiction of Stanislaw Lem” (da Part II - Science Fiction in its Social, Cultural and Philosophical Contexts). Lo citiamo:
Paolo Santarcangeli scrive in Il libro dei labirinti: “sotto la maschera può esserci una Bestia, oppure un Tesoro Nascosto – non lo sappiamo, per l'abitante del labirinto ciò che appare di fronte all'umanità è una terribile maschera che cela il suo volto. Più spesso è la maschera del Doppio. In altre parole, Stanislaw Lem è un poeta del labirinto, della doppiezza e della maschera.”
Ecco il motivo centrale per cui siamo sicuri che i due corti scelti effettivamente possano riassumere anche il suo pensiero filosofico.
Il racconto, Maska, La maschera, è stato scritto da Lem nel 1974 e subito pubblicato nel magazine Kultura: quello intorno a cui verte è la genesi del robot, che a poco a poco prende coscienza di sé stesso, dopo essersi tolto la maschera. Nel corto dei Quay la rappresentazione profondamente metaforica di un camuffamento è utile fino ad un certo punto al personaggio principale. Troviamo in prima analisi un perturbante che si incrocia con l'androide e con la bambola, in quanto l'insetto androide è travestito da ragazza (una bambola di porcellana primi Novecento nello stop-motion dei Quay). I registi sono gli americani gemelli Quay, Stephen and Timothy Quay (1947), trasferitisi nel Regno Unito dalla Pennsylvania per studiare al Royal College of Art di Londra, e che traducono il loro lavoro influenzati da scrittori come Kafka fino a compositori come il ceco Leoš Janáček, fino alla musica di Krzysztof Penderecki (Dębica, 1933- Cracovia, 29 marzo 2020), presente con De Natura Sonoris 1.
Penderecki è il più celebre compositore polacco del Novecento per le colonne sonore di capolavori filmici come The Shining (1980) di Stanley Kubrick; Shutter Island (2010) di Martin Scorsese; The Exorcist di William Fridekin (1973); Inland Empire (2006) di David Lynch. Autore di La Passione di San Luca (1966), come di The Devils of Loudun (1969), tratto dal romanzo di Aldous Huxley, e di Paradise Lost (1979), un'opera tratta dall'epica di John Milton (1667) che lo fece riconciliare con la Chiesa cattolica.
In Maska essenzialmente abbiamo una contrapposizione a tre: un Re che ha creato il robot insettoide travestito da ragazza; il dissidente Arrhode, che Maska tenta di sedurre: e naturalmente il robot en camouflage, Maska. Il perturbante è che lei stessa, il robot, non sa di esserlo finchè non smetterà di specchiarsi con gli abiti con cui il Re l'ha rivestita. Dovrà scarnificarsi e strapparsi di dosso quella natura surretizia fatta di stoffa per indagare il suo vero motivo per il “Dasein”, l'esserci. Lotterà contro il suo stesso desiderio ambivalente, di amare Arrhode e di ucciderlo, finchè la sua natura di mantide religiosa non avrà la meglio sul suo desiderio prometeico di libero arbitrio. Ed è lo scoperchiare la pentola che la rende diavolo: il togliersi la maschera, la renderà persecutrice di Arrhode, ed allo stesso tempo vittima del Re generatore, sebbene è stato proprio lo smascheramento dai suoi falsi abiti che le ha permesso di generare il dubbio.
Il Golem, o meglio Golem XIV, è un saggio di fantascienza pubblicato nel 1973 da Lem in una raccolta dal titolo Imaginary Magnitude: Golem è un lungo pamphlet sulla natura dell'intelligenza, descritta dall'omonimo computer militare americano denominato Golem XIV – nato immaginativamente nel 2027 - dall'autore. Golem sta per General Operator Longrange Ethically Stabilized Multimodelling. La versione italiana del libro è pubblicata in Italia dalla casa editrice Il Sirente e tradotto dall'originale polacco da Lorenzo Pompeo. Golem XIV è la trascrizione di due delle immaginarie conferenze tenute dal supercomputer – la prima e la quarantaduesima, per la precisione, l’una sull’uomo e l’altra su sé stesso, che i due registi Patrick Mccue e Tobias Wiesner elaborano nella forma di una predizione sull'evoluzione umana in forma metafisica.
Alcuni brani ci hanno particolarmente colpito e li riportiamo:
“Se metti un gruppo di ratti dentro un labirinto almeno uno di loro riuscirà a fuggire, troverà la via d'uscita: ciò non è dovuto all'intelligenza od a qualche misterioso motivo, è la legge della probabilità.
Quando nasciamo abbiamo un cervello che non abbiamo scelto ma con il libero arbitrio, con un nostro destino: è l'evoluzione che ci fornisce tutto questo insieme alla consapevolezza della nostra esistenza. Per questo abbiamo libertà in abbondanza ma la nostra conoscenza è limitata: non conosciamo la nostra origine ed il nostro destino. In questa illimitata libertà di pensiero non troveremo risposte concernenti la materia del nostro essere (il “Dasein”, l'esserci, N.d.C.).
Il nostro significato rimane un mistero che non riusciremo a risolvere.
Questa libertà di scelta porta alla confusione: per questo ci si priva della libertà cercando sicurezza e senso in elaborazioni culturali costruite da noi stessi, senza realizzare che sono questi miti e queste culture che generano questa stessa insicurezza e senza accorgersi che abbiamo creato noi stessi questo edificio.
Paradossalmente l'edificio collassa quando diventa trasparente e ci confrontiamo di nuovo con il grande buco.
E chi inconsapevolmente e inconsciamente si culla in questa schiavitu' urla per ritornare alla sorgente ma bisogna andare avanti non c'è altra scelta: si supereranno i propri limiti e si entrerà in un'era di metamorfosi."
La musica a loop di Cliff Martinez culla nella saggezza di questa nuova, ancora incompresa, predizione della fantascienza, la scienza del Presente.