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Stonewall. Un momumento per i diritti gay
Un film importante, soprattutto dopo le parole di endorsement di Obama: “Faremo di Stonewall un monumento nazionale per i diritti degli omosessuali”, Stonewall diverrà quindi parco nazionale, insieme al triangolo verde di Christopher Park antistante al locale omonimo, comprese alcune stradine adiacenti del Greenwich Village, da cui sono partite le proteste contro gli abusi e le discriminazioni che, fino al 28 giugno 1969 imperversavano con arresti e botte per i frequentatori del locale e della zona gay di New York.
Roland Emmerich però non ci ha detto che il suo Stonewall è un remake in realtà dello Stonewall diretto da Nigel Finch nel 1995. La confezione è di pregiato lusso a cominciare dal cast: al primo posto però metterei Jonny Beauchamp nella parte di Ray, colui che accoglie nel ghetto gay di New York Jeremy Irvine nella parte del “campagnolo” Daniel "Danny" Winters, sbarcato nella City dopo esser stato sbattuto fuori di casa perchè scoperto omosessuale e senza un soldo in tasca. La scenetta d'arrivo con il cast principale al completo tranne Rhys-Meyers – che sbucherà fuori dopo – è veramente godibile e ci presenta un gruppetto di gay più o meno travestito da donna – direi a metà – che dà il benvenuto al povero ragazzo di campagna senza riferimenti e amici. Danny farà subito amicizia con Ray, che si prostituisce da quando ha 12 anni e non vede altre soluzioni “for a living” (per sbarcare il lunario), nonostante ciò, il clima sembra sereno, fino alla prima retata con tanto di manganellate per il povero Danny, che invece aspira ad una borsa di studio alla Columbia University per cui però serve la firma dei genitori. Danny conoscerà poi Trevor (l'andorgino Jonathan Rhys Meyers), istruito, benestante, che è dentro un'associazione per i diritti degli omosessuali e che lo affascinerà al punto da farlo separare dalla sua combriccola guidata da Ray. La storia, in cui non entro nei particolari per evitare spoiler, giungerà fino alla rivolta vera fuori dallo Stonewall Inn, tracciando alla fine anche un ritratto della prima manifestazione del 1970 a New York in pieno centro e cosa ne è stato poi dei loro attivisti. Il cambiamento più interessante riguarda la rivoluzione di Ed Murphy, interpretato da Ron Perlman che, da “fornitore” di ragazzini ai mafiosi, diventerà uno dei maggiori attivisti: non è mai tardi per il ravvedimento, non c'è dubbio.
Il film è ben diretto, ben intepretato da tutti gli attori, primo e secondo cast (parti minori) e la scenografia è patinata ma piuttosto verosimile, esattamente come i fatti elencati e le ultime scene finali, insieme ai titoli di coda che elencano dettagliatamente i ruoli dei personaggi nella realtà, prima e dopo. Un film che, anche se è un remake, è al passo coi tempi e sicuramente consigliabile da vedere per tutti.