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Storia d'inverno. La favolistica New York del primo Novecento
Uno sfondo blu del mare per una New York primo Novecento, dove si possono sicuramente immaginare le favole: una ragazza giovane e morente (cosa c'è di più romantico di una giovane donna morta, diceva Poe) ed un altrettanto giovane ed avvenente ladro. Jessica Brown Findlay interpreta la parte di Beverly Penn, figlia del ricco proprietario di un giornale, Isaac Penn – il bravissimo come sempre William Hurt -; mentre Colin Farrell riveste il ruolo del ladro Peter Lake, inseguito nel film diretto da Akiva Goldsman, da Russell Crowe, capo di una banda di ladri.
Il romanzo di Mark Helprin dà vita a questa pellicola agrodolce la cui cifra migliore sembra l'ambientazione di Naomi Shohan, insieme ai costumi d'epoca veramente splendidi di Michael Kaplan, che ha vinto il BAFTA con Blade Runner ed ha disegnato sia quelli per Star Trek di J.J. Abrahms sia quelli per I am Legend di Francis Lawrence, solo per citarne tre. Gli episodi raccontati, legati tutti tra di loro da un grande disegno che sottende ad una parte “magica” del film, sembrano infatti un po' messi insieme troppo facilmente, assomigliando proprio ad una sorta di rivisto “Racconto di Natale”, molto favolistico e fin troppo chiaro nella trama e nel finale.
Russell Crowe, un po' imbolsito, fa la parte del demone cattivo che insegue Peter Lake, il ladro, mentre cerca di salvare la sua bella fanciulla da una morte per “consunzione” che agli inizi del '900 era molto più diffusa di quanto non si pensi; sebbene non venisse sicuramente curata con tende montate sui tetti delle case dove poter far stare al fresco l'eventuale malata per far “abbassare la febbre”. Colin Farrell è bravo e credibile nella sua parte di votato innamorato come Jessica Brown Findlay in quella della fanciulla rossa di boccoli e di disarmante semplicità che è Beverly.
Sontuoso nella sua parte acuminata di demone Russell Crowe, di contro a quel che sembra un'ironica parodia di Lucifero da parte di Will Smith, che nella sua parte “giudiziaria” è deliziosamente macchiettistico. Una nota magica volerà via con il cavallo bianco, interprete perfettamente calato nel suo ruolo di salvatore alato ciclicamente, dall'inizio alla fine.