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Stradivarius. I clavicembali di Bach alla corte di Lipsia
Un interessante CD Stradivarius, distribuito da Milano Dischi, che propone composizioni per due clavicembali ottimamente eseguite da Luigi Accardo ed Enrico Bissolo, conferma come l'abilità e la genialità di alcuni autori, in questo caso J.S.Bach, due suoi figli (Wlhelm Friedemanne J.Christian) e J.L.Krebs, allievo prediletto, possano sfruttare ed esaltare ai massimi livelli le potenzialità espressive del clavicembalo.
Le composizioni per due strumenti a tastiera, clavicembali se barocche, o per uno strumento a quattro mani, il pianoforte, non sempre suscitano interesse o adeguata considerazione da parte degli appassionati, forse a causa di un repertorio “facile”, per lo più ottocentesco e quindi pianistico, che consentiva l'esecuzione di brani piacevoli ma non così difficili per uno dei due esecutori, repertorio molto sfruttato da chi si dilettava al pianoforte senza pretese concertistiche. Autentici capolavori hanno, per così dire, sofferto e faticato ad entrare come meritavano nei parametri di eccellenza.
Il titolo del CD preso in considerazione, “The Bach's court in Leipzig- the harpsichords lordship”, sintetizza l'intenzione degli esecutori: far scoprire un modo di scrivere musica che consentiva di ricreare la ricchezza di composizioni strumentali usando con la massima efficacia il dialogo fra i due strumenti a tastiera.
In quest'occasione riemerge con tutto lo splendore e la potenza del linguaggio barocco l'inconfondibile magia bachiana per la quale, anche in brani per strumento solo si ha la chiara sensazione di un substrato armonico, arrivando quasi ad effetti di illusioni uditive dove si identificano con chiarezza a quali strumenti espressivi alcune frasi piuttosto che altre potrebbero essere attribuite.
Le prime tracce del CD sono dedicate ad un Concerto per due clavicembali in la minore di Krebs. Allievo prediletto come detto del grande Bach ed attivo anch'esso, da qui il titolo del CD, in quello straordinario, stimolante e prolifico ambiente culturale e musicale che collocava Lipsia far i centri musicali più importanti della Germania, rivela già nel titolo - Concerto -, la visione e l'impostazione “importante” della scrittura. Una scrittura nella quale l'alternanza di due strumenti, così come accadeva nelle pagine strumentali fra “tutti” e “concertino” , rispetta i canoni tipici dell'epoca. Non solo: il grande Bach aveva già dimostrato come il clavicembalo, aprendo una strada e di fatto creando un nuovo genere, potesse senza problemi sostenere la parte di solista come altri più celebrati strumenti espressivi barocchi, svincolandosi da un ruolo importantissimo come fulcro del basso continuo ma di fatto non del tutto sfruttato dal punto di vista espressivo e timbrico.
Luigi Accardo ed Enrico Bissolo con un'interpretazione accurata ed adeguatamente fantasiosa nell'uso dei vari registri utilizzabili nei due cembali, svelano all'ascoltatore come, giocando appunto su tutte le “astuzie” di fraseggio ed esecuzione, l'ampia visione strumentale, in questo caso con la tradizionale alternanza in tre movimenti veloce-lento-veloce, appaghi completamente l'ascolto rendendo il brano efficacemente imprevedibile nella varietà di “affetti” rappresentati.
L'ottima amalgama dei due strumenti utilizzati, pressochè identici nel timbro, contribuisce fra l'altro a creare una piacevole illusione sonora di un unico strumento, corposo ed estremamente espressivo.
Caratteristica timbrica che esalta la scrittura del successivo concerto Bachiano BWV 1061, unico concerto che non deriva, come in altri concerti per cembalo ed archi, da altri scritti in origine per strumenti diversi.
Con tutto il rispetto per l'allievo prediletto, sin dalle prime note di questo concerto l'apparente facilità con la quale il genio di Eisenach costruisce i prorpi edifici sonori entusiasma, come sempre, l'ascoltatore. Un concerto nel quale dopo un primo movimento scorrevole ed un adagio meditativo che ricorda le più nobili arie delle composizioni vocali sacre, la più classica delle forme del periodo, la fuga, chiude con serenità e maestria un affresco musicale affascinante, anche in questo caso descritto con grande abilità dai due esecutori.
I concerti per cembalo ai quali si accennava sopra erano stati scritti da Bach per C. Ph. E. Bach, il figlio senza dubbio più famoso e probabilmente il più importante clavicembalista della sua epoca. Gli altri due brani presenti nel Cd sono invece di altri due figli, Wilhelm Friedemann e Johann Christian ed hanno anch'essi spunti interessanti collocandosi a livello qualitativo fra i migliori esempi dell'epoca. In questo caso non è usato il termine “concerto” ma “Duetto” e “Sonata”, quasi a voler affermare l'intenzione di creare brani destinati ad un uso più familiare ma che in realtà, sfruttando anch'essi le possibilità di dialogo fra i due esecutori, raggiungono importanti livelli espressivi, come nel cantabile “Andante” del duetto di W.Fr.Bach o nella tipica forma del Minuetto in J.C.Bach, che ci trasporta nel mondo delle feste di corte settecentesche.