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Stradivarius Italya. Il misticismo vagantes della voce
Il nome della nostra penisola in ebraico suona come "I" - "TAL" – "YA", ovvero "L'Isola della Rugiada Divina", e così infatti è la voce di Delilah Sharon Gutman, madrilena di nascita, che vive ora tra Milano e Rimini, ed ha intitolato in questo modo la sua kermesse di brani per voce accompagnati dal violino di Raphael Negri.
Alle radici della tradizione ebraica, i 26 brani musicali, in ebraico, in giudeo-spagnolo e in yiddish di ItalYa, compongono un mosaico che sembra reggere come colonne autonomamente ricomposte dalla Gutman con gli antichi inni religiosi, i piyyutim – nati in Palestina a partire dal VI secolo – insieme alle melodie sefardite, ricolme di una nostalgia dispersa nel tempo, quello dimenticato tra le sabbie ed i monti di un passato quasi da “vagantes”, innestando radici nei popoli in cerca di un terra sempre nuovamente da conquistare.
Le radici della voce sono le radici del suono e la voce di Delilah Gutman è evocativa, attraverso la liturgia del canto sacro delle riletture per voce e violino, oppure per voce sola, provenienti dalla tradizione nata in Renania e che poi raggiunse altri paesi dell'est europeo fondendosi con il panorama linguistico locale per dare un nuovo frutto che qui è presentato in moltissime sue varianti: l'yiddish.
La vibrante voce di Delilah Gutman risuona come una nenia a percorrere le vie del passato migrante, dell'odierna difficile stabilità nella patria, e toccando con forza le corde più intime del sapore della tradizione ebraica più autentica. Lo Shalom Aleichem di Anonimo, nella ricomposizione di Gutman e nelle lettura a due con l'archetto di Negri, sembra ricomporre le tessere dell'antica Cabala di Tzfat del XVIII secolo per giungere a compimento nella musica enunciata da La memoria parla un canto per voce e violino di Haim Baharier (1947), che lei pone a suggello veridico di un cd che va a scoprire un nuovo sentiero per il misticismo della voce.