Stradivarius. Nicola Sani e la rossa entropia di Rothko

Articolo di: 
Livia Bidoli
Nicola Sani In Red

L'etichetta specializzata Stradivarius ha pubblicato un CD molto particolare, protagonista Nicola Sani con In Red, con due studi ispirati da quadri di Rothko (1903-1970), ed uno Studio per le ali tratto dal Teorema H di Bolzmann, il tutto eseguito superbamente (anche dal vivo, perché ho avuto la fortuna di assistere al concerto presso la IUC a Roma) dalla compagine sonora di Marco Angius, il suo Ensemble Algoritmo ed il Quartetto d'Archi di Torino.

Un excursus sul compositore prima di tutto è d'obbligo: Nicola Sani è nato a Ferrara nel 1961, ha studiato composizione con Domenico Guaccero, perfezionandosi con Karlheinz Stockhausen e musica elettronica con Giorgio Nottoli. Ha scritto opere di teatro musicale, musica per orchestra e opere multimediali eseguite e diffuse in tutto il mondo. Ha ottenuto premi e riconoscimenti internazionali. Partecipa attivamente alla vita musicale anche come organizzatore: presidente della “Fondazione Isabella Scelsi” di Roma dal 2004 fino al 2014, dal 2006 al 2009 è stato direttore artistico del Teatro dell’Opera di Roma, e dal 2010 è direttore artistico del Festival “Kryptonale” di Berlino, cura la sezione Arte Elettronica del Festival RomaEuropa ed è attualmente consulente artistico del Teatro Comunale di Bologna.

Nicola Sani fa procedere la sua ricerca sonora di pari passo con la sua formazione sperimentativa, legata allo sviluppo tecnologico ed all’arte “intermediale”, con esperienze di composizione insieme a grandi registi come Antonioni, Andò, Gregoretti (solo per citarne alcuni). Di pari passo le sue interazioni con le arti elettroniche e video: da Nam June Paik a Daniele Abbado e molti altri. E' membro del board di Opera Europa, associazione di cui fanno parte i maggiori teatri d’Europa. Come compositore possiamo citare influenze di Cage, Feldman, Wolff, quanto Nono e Stockhausen e non ultimo Giacinto Scelsi, cui Four Darks in Red sembra essersi ispirato preponderantemente, sia per sviluppo che per “respiro” musicale.

Il CD quindi si compone di due prime assolute, Four Darks in Red (2010) e Black Area in Reds (2011), che ho potuto ascoltare dal vivo in prima persona il 22 marzo 2011 all'Aula Magna dell'Università di Roma, sede dei concerti della IUC, l'Istituzione Universitaria dei Concerti. Questo riascolto naturalmente è privo di quelle inappuntabili deviazioni che possono sussistere durante un concerto dal vivo, nonché di una composizione del 2004, lo Studio per le ali che invece indaga il Teorema H di Bolzmann, come ci ha spiegato approfonditamente nel libretto, Guido Barbieri.

Il primo brano di Nicola Sani, Four Darks In Red, bisogna considerarlo prima di tutto come un'elaborazione per quartetto e spazio sonoro: la composizione gioca su una continua dialettica tra gli strumenti usati sia in modo tradizionale (attraverso uno sfregamento delle corde che mettono in mostra un suono in tensione che non accenna a  risoluzione), sia come percussioni (con il battere degli archi molto incisivo). Si notino, al fine d’entrare nello specifico dell’argomento ‘sperimentazione’, due fattori di notevole interesse per il nostro percorso: il titolo del lavoro e la parola ‘spazio sonoro’. Il brano difatti prende spunto da un quadro omonimo di Mark Rothko, il quale ha rappresentato la giusta ispirazione per mettere in chiaro come, nel corso del Novecento, il linguaggio musicale si sia modificato a tal punto da diventare non solo autonomo, ma in grado di ricercare la sua espressione a contatto con un aspetto più materiale: in questo caso, la pittura. In tal senso, infatti, lo sfondo del quadro di Rothko (secondo Sani) dona l’idea del quartetto d’archi: il suo colore rosso acceso si ricollega all’unione delle fasce cromatiche e timbriche degli strumenti.

La vera sperimentazione insita in Four Darks In Red, però, nasce soltanto attraverso l’analisi del secondo termine precedentemente esposto: lo spazio sonoro. Tale termine è inteso come ‘base elettronica ad otto canali’, posta al di sotto del quartetto. Ciò determina un ulteriore piano di dialettica musicale poiché la parte elettronica è stata registrata facendo suonare pianissimo e sempre assieme i quattro strumenti ad arco. Da essa, però, il suono (captato a volume basso dai microfoni) viene comunque riprodotto dal vivo, così da mettere in evidenza e raddoppiare le qualità timbriche degli archi. Un’analisi sonora impossibile da percepire ad orecchio nudo. Ciò, quindi, ci permette di entrare all’interno del materiale musicale a nostra disposizione al fine di carpirne i segreti più intimi. Un alto livello sperimentativo riproposto da Sani che manterrà tale direttiva anche per il seguente Black Area In Reds.

Black Area in Reds, composta da Nicola Sani per la Commissione IUC, è ispirata da un dipinto che Mark Rothko dipinse nel 1958. Il tema dominante è il rosso distinto dal nero attraverso delle fasce, il nero invece è sovrapposto al rosso, in un’area delimitata come dice il titolo.
La composizione, più solida e permeante della prima, oltreché acustica, senza rilievi elettronici, di Black Area in Reds, si presenta strumentalmente come un quartetto d’archi coadiuvato da un trio composto da clarinetto, pianoforte e percussioni, innestando un confronto tra gli strumenti che si rendono autonomi, proprio come viene distinto nettamente nel quadro di Rothko la striscia nera dal fondo rosso.

L’inizio è piuttosto tonante, le percussioni lasciano insinuare gli archi nello spazio sonoro, che serpentinamente se ne appropriano mentre il piano dona qualche nota per cadenzare l’impulso al ritmo. Il piano continua a vibrare mentre Ciro Longobardi lo pizzica sulle corde con le mani. Gli strumenti non dialogano fra di loro: un gruppo solipsistico che elabora un suono affilato atraverso le svariate percussioni (gong, grancassa, tamburi, xilofono) a tratti roboante a tratti da sobbalzo, quando il gong viene suonato con vari tipi di bacchette di materiale insolito. Le virate improvvise si fanno estreme. Una scrittura “emotiva” quella di Sani, a riflettere i colori sonori tramite i dipinti di due colori eccessivi: il rosso ed il nero, un unione tra l’energia più esplosiva con l’annullamento fisico del colore, il nero, che in realtà li ingloba tutti come ci mostra lo spettro di essi. Gli influssi della musica spettrale di Radulescu, i percorsi emozionali dello Scelsi di Uaxuctum (La leggenda della città Maya distrutta da essi stessi per ragioni religiose, 1966) sono ben evidenti.

A proposito del colore e della sua pregnanza, citiamo a chiosa le parole di Wasily Kandiskij (da Dello spirituale nell'arte. L'effetto del colore da W. Kandinsky, Tutti gli scritti vol.2 ed.Feltrinelli (1973):

"In generale il colore è un mezzo che consente di esercitare un influsso diretto sull'anima. Il colore è il tasto, l'occhio il martelletto, l'anima il pianoforte dalle molte corde. L'artista è una mano che toccando questo o quel tasto mette in vibrazione l'anima umana.” 

Per il brano Studio per le ali (2004), cominceremo dal Teorema H di Bolzmann, - che viene esplicitato nel libretto da Barbieri, come abbiamo detto prima - che spiega  il fisico stesso in un articolo del 1872 in cui affronta il problema dell'irreversibilità usando, esplicitamente e per la prima volta, argomenti probabilistici. Introdusse una definizione di entropia in termini di velocità molecolari e dimostrò che questa quantità deve sempre crescere, o, al più, restare costante (in condizioni di equilibrio). Ricavò anche l'equazione, poi detta equazione di Boltzmann, per le funzioni di distribuzione delle posizioni e delle velocità delle molecole di un gas. Infine, dimostrò che la derivata rispetto al tempo di una quantità, H, opportunamente definita, non è mai positiva, ed è nulla solo se la distribuzione delle velocità coincide con quella di Maxwell. Questo è noto come il "teorema H". L'equazione di Boltzmann e il teorema H, presentati nella memoria del 1872, ebbero effetti contrastanti: da una parte l'equazione venne applicata con successo a molti fenomeni fisici, dall'altra le idee di Boltzmann suscitarono reazioni e critiche, anche aspre, da parte di colleghi fisici e matematici.

I due paradigmi che ci interessano per Studio per le ali – nato da un Commande d'État del Ministero della Cultura Francese – sono i seguenti:

1. La stabilità porta con sé la tendenza all'instabilità.
2. L'ordine contiene in se stesso la probabile inclinazione verso il caos.

Sebbene i due principi siano applicabili ad un oggetto fisico e non “estetico” come si può dire invece l'”oggetto sonoro”, e nonostante quest'ultimo possieda una dimensione fisica, in realtà, per Studio per le ali, è esattamente quel che succede. La stabilità sonora, e silenziosa oserei dire, dell'inizio, che procede a “cenni sonori”, si metamorfizza in uno stato entropico caoticamente sonoro. Possiamo riconoscere due stadi con una cesura: nel primo le onde sonore – spesso in termini di soffi e sussurri – si distendono; nel secondo, dopo una pausa silenziosa, l'ambiente sonoro viene percosso da suoni magmatici e a volte gravi, intessuti di sospiri e concitazioni. La coda risulta fredda e accidentata e mi ricorda i primi studi di Leonardo sulle ali, come se li rievocasse nel parossismo della medesima forza entropica e galvanizzante per un topos che, da Icaro in poi, ha per l'uomo una dimensione fisico-aerea quanto trascendentale.

Una lode infine per la magnifica caratura sia del Quartetto d’Archi di Torino sia per l’Ensemble Algoritmo nondimeno al direttore e fondatore dell’Ensemble nel 2002 Marco Angius, esperto di Sciarrino: una réunion di superbi interpreti della musica contemporanea che hanno saputo dare un rilievo raffinatissimo a tutte le composizioni ed un magnifico suono della stessa intensità del colore che evoca principalmente, In Red.

Pubblicato in: 
GN38 Anno VI 3 settembre 2014
Scheda
Titolo completo: 

Stradivarius

Nicola Sani (1961)
In Red

Quartetto d’Archi di Torino
Ensemble Algoritmo
Marco Angius direttore
Fabio Ferri sound engineer
Nicola Sani regia del suono

Four Darks in Red (2010)*
Note e visioni sui colori di Rothko

Studio per le ali (2004)

Black Area in Reds (2011)**
per clarinetto, pianoforte, percussioni, quartetto d’archi

Registrazione dal vivo:
Istituzione Universitaria dei Concerti
Martedì 22 marzo 2011ore 20.30
Aula Magna – Sapienza Università di Roma - Piazzale Aldo Moro 5

* Prima esecuzione assoluta, commissione e produzione dell'Institut International de Musique Electroacoustique di Bourges
** Prima esecuzione assoluta, commissione IUC

CD - Etichetta: STRADIVARIUS - Italia
Data di pubblicazione: 15-01-2014
Numero di catalogo: STR 33919