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Stradivarius pubblica le preziose miniature di Tchaikovsky
La profonda “nostalgia” russa intride ogni accordo del grande musicista che ha tradotto il sapore del mondo occidentale nella sua versione intimamente folclorica, quasi una punteggiatura, del senso russo dell'infanzia come dello scorrere delle stagioni. Incrociando Le notti bianche descritte nel racconto omonimo di Dostoewsky con il Canto d'autunno ispirato a Cechov, ne Le Stagioni op.37bis e l'illuminazione di La nuova bambola con Baba-yaga, Boris Petrushansky costruisce il mosaico di perle delle due raccolte edito da Stradivarius.
Boris Petrushansky, nato nel 1949 a Mosca, è pianista di eccellente e rinomata qualità internazionalmente – spesso chiamato a rivestire un ruolo preponderante in giurie come quella del Busoni, o come a Parigi oppure al Casagrande di Terni, e Accademico dell'Accademia delle Muse a Firenze – che fa letteralmente stillare le gocce di queste composizioni, create da Tchaikovsky tra 1875 e 1876, tra cui spicca la presaga Ottobre Il canto dell'autunno, che il 25 del 1893 vergherà la fine dell'artista secondo il calendario giuliano adoperato allora a San Pietroburgo.
La Barcarola di Giugno allieta quanto lo squillante Canto del mietitore di Luglio, non così il nostalgico Agosto di Il raccolto, sebbene ritmato, sembra ricondurre a ricordi di una stagione che “crepita” nei tasti giunta al suo termine.La caccia di Settembre è ben più vivacemente assortita, però è da Ottobre ed il suo Canto d'autunno che la Russia si intravede nella lento scorrere del brano, nei primi chicchi di neve che imbiancano la sterminata terra a cui appartengono entrambi, compositore e pianista, annunciando l'arrivo del Grande Freddo. Novembre in slitta sulla neve è vitalmente veloce e particolarmente ardua per il pianista, che disinvolto e dotato vi si arrischia mentre il Natale di Dicembre è alle porte con i suoi regali, punteggiati di luce sotto l'albero.
L'Album Infantile scritto nell'aprile 1878 a Kamenka in Ucraina e ispirato all'Album della capricciosa Sophie, pubblicato a fine Ottocento, si compone di 24 perfette miniature, e la tenera Marcia dei soldatini di legno, breve e puntellata dal ritmo viene prima della trilogia della bambola: la bambola che sta male, i suoi funerali ed il gioioso arrivo di quella nuova – quasi un capriccio -, intervallato da un Valzer che lieto la preannuncia.
A seguire la Mazurka, la Canzone russa ed altri intermezzi, una serie di Canzoni, anch'esse brevissime, italiana, francese, tedesca, per terminare l'excursus europeo con la Canzoncina napoletana che riprende dal celebre tema della tromba dalla Danza napoletana del Lago dei cigni (composto nel 1876). Dopo la strega Baba-Yaga, Il sogno dolce è di una tenerezza infinita ed il seguente Canto dell'allodola tratteggia ancora punte di luce soave che termineranno nel miserere di In chiesa, un crepuscolo appena abbozzato distesamente malinconico.