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Stradivarius. Strauss nel laboratorio dei fiati
La musica per fiati di Richard Strauss che intitola questo CD edito da Stradivarius e a firma del Wind Projekt Ensemble con la direzione di Patrizio Esposito, che si è diplomato con Clementi e poi con Donatoni a Santa Cecilia, è una perla di rara raffinatezza, e non solo per i cultori.
Il Wind Project Ensemble, originato per eseguire musica per strumenti a fiato, arriva ad avere svariate fomrazioni e fino a venti strumenti: i suoi componenti provengono da orchestre affermate come l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Teatro dell'Opera di Roma, l'Orchestra Nazionale della Rai ed altre ancora.
Quasi all'opposto delle stesse opere del periodo come Metamorphosen ed i Vier letzte Lieder, le due Sonatine oggetto del cd sono estremamente melodiose e di facile ascolto, in particolare la seconda, in Mi bemolle maggiore che titola “laboratorio felice” AV 143, datata 1945 a piena guerra finita. Con una dedica chiara: “ai Mani dell'immortale Mozart, al termine di una vita piena di gratitudine”, esplicita nell'immediato la sua ispirazione diretta ed udibilissima tra le note. Ricca di contrappunti come anche la prima Sonatina in Fa maggiore sottotitolata “dal laboratorio di un invalido” AV 135, nata nel 1943 e quindi appartenente all'ultimo periodo creativo di Strauss come l'altra, è stata scritta per un organico da camera molto esteso ed il materiale motivico su cui lavorano gli strumenti è estremamente composito. Altro che “musica superflua” come l'aveva additata il compositore stesso!
Ampie figurazioni cromatiche contraddistinguono la prima sonatina che, dopo l'Allegro moderato, apriranno alla Romanza centrale ed al minuetto, creando un tipico clima di Settecento brillante. Nella seconda poi, che il compositore preferì alla prima come chi scrive, vi è un brioso richiamo a Till Eulenspiegel per poi snocciolarsi in un elegante Andantino che poi aprirà sul lirico oboe.
Si può dire che queste due graziosissime sonatine, siano da ascoltare come per tracciare l'uscita dalla malattia della prima fino alla dipartita felice dopo cotanta sostanza elargita al mondo da questo complesso e profondissimo compositore, affezionato al quel Nationaltheater di Monaco di Baviera – che chi scrive ha potuto saggiare in primis dopo la ricostruzione - distrutto dalla guerra e che prima di Bayreuth aveva accolto Wagner. Un'interpretazione di assoluto valore da parte di ogni musicista e dell'ensemble in gioiosa coabitazione fra loro ed il direttore Esposito: suono limpido, vieppiù trasparente e di cui attendiamo altre prove.