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Le streghe son tornate. Le iperboliche e demenziali fattucchiere di la Iglesia
Il nuovo film di Alex de la Iglesia Le streghe son tornate (Las Brujas de Zagarramurdi) era stato presentato fuori concorso al Festival Internazionale del film di Roma 2013 ed è stato vincitore di 8 Premi Goya all'Academia de las Artes y las Ciencias Cinematográficas di Spagna . E' tutto volutamente esagerato nel film diretto da Alex de la Iglesia e scritto con il sodale Jorge Guerricachevarria ma insieme riescono a tenersi in un miracoloso equilibrio per descrivere entrambi i sessi: tanto codardi e pusillanimi gli uomini quanto ossessive e diaboliche le donne.
C'e un folgorante incipit in cui un povero uomo spalmato d'oro, Josè (Hugo Silva) vestito e truccato da Gesù Cristo, abbandona la croce e armato di un fucile a pompa assale nella centralissima Puerta del Sol a Madrid, un Compro Oro, (simbolo nefasto e onnipresente della grave crisi economica odierna). E qui il regista padroneggia l'insieme con una tecnica magistrale e audace dove amalgama i generi (azione, horror commedia) con una visione lucida ma frenetica del nostro orrido presente.
Dopo la rapina e sequestrato un tassista con la sua macchina, in un peregrinare picaresco, la banda di disadattati arriva a Zagarramurdi (Paesi Baschi) nel cuore dei Pirenei occidentali, nella Navarra dove vige ancora oggi un matriarcato che vuole annientare il maschio. La locanda dove chiedono ospitalità è abitata da fattucchiere capitanate da una spassosa Carmen Maura. Qui nel 1610 l'inquisizione mandò al rogo 11 persone sospette di "stregoneria" che furono arse vive: lo testimonia la targa posta all'entrata della grotta, dove secondo le accuse avvenivano festini sfrenati e danze intorno al fuoco con orge al chiaro di luna.
Oggi la caverna è una popolare meta turistica, tutto questo materiale serve al regista per costruire un racconto iperbolico crudele e spietato ma anche pieno di humor nero, dove si evince che la verità è unica: "Le donne sono tutte delle streghe sia quelle che nella vita quotidiana non hanno nessun potere (mogli madri amanti) sia quelle che hanno dei poteri soprannaturali".
L'eccentrico e esuberante de la Iglesia passa dalla commedia demenziale, all'action movie, e ne fa un horror Rabelaisiano esilarante, accompagnandoci nella giostra della vita e destrutturando tutti i generi cinematografici sin dai titoli di testa, dove fotogramma dopo fotogramma ci mostra il delirio umano nella caccia alle streghe con immagini di Giovanna D'Arco, i roghi, le torture inflitte e per finire con un trittico dove la Riefenstahl, la Thatcher e la Merkel sembra che danzino in un sabba infernale.
Peccato per un finale che indugia in lungaggini e esagera nel mostruoso pasticciato (il pupazzone della Grande Madre) e vanifica un prodotto dove il Goya De Las Pinturas Negras, nella sua abitazione De la Quinta del Sordo lascia il posto al kitsch più scontato del cinema degli effetti speciali. Non è godibilissimo come Ballata dell'odio e dell'amore (Balada triste de Trompeta) ma ci si avvicina con il suo fortissimo messaggio.