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Sundown. Il trionfo dell'egoismo anaffettivo
È in uscita nelle sale (14 aprile 2022) Sundown, film che ha partecipato all'ultima Mostra del cinema a Venezia. Il regista e sceneggiatore messicano Michel Franco (affermatosi con il film distopico Nuevo orden, premiato alla mostra veneziana nel 2020) presenta una pellicola ricca di suspense, nonostante l'apparente staticità ed essenzialità della trama: Alice e Neil Bennett (interpretati rispettivamente da Charlotte Gainsbourg e Tim Roth) sono sorella e fratello in una famiglia britannica di capitalisti affermati, in vacanza ad Acapulco, con i più giovani Colin e Alexa (Samuel Bottomley e Albertine Kotting McMillan), figli di Alice, finché un’emergenza lontana non interrompe il loro viaggio.
Il protagonista, interpretato da Tim Roth, rivela, nel corso della vicenda, un incredibile egoismo anaffettivo, opaco e immobile, del tipo che si può sicuramente trovare nei quartieri upper class di tutto il globo terrestre. Mentre ozia indolentemente in vacanza ad Acapulco con sua sorella Alice e i nipoti Alexa e Colin (Samuel Bottomley), improvvisamente si presenta un grave imprevisto: Alice riceve una chiamata che li informa che la loro madre è gravemente malata. La famiglia decide di interrompere bruscamente la vacanza, e sulla strada per l'aeroporto, Alice riceve una seconda chiamata che la informa che la madre è morta.
Ma quando arrivano al banco del check-in della compagnia aerea, Neil sostiene, quasi vergognandosene, di aver dimenticato il passaporto in hotel. Il resto della famiglia, comunque in forte apprensione, si offre di rimanere all'aeroporto e aspettare che Neil vada a recuperare il passaporto in modo da poter affrontare la tragedia insieme, su un volo successivo, proposta a cui oppone un fermo diniego, salendo su un taxi e chiedendo all'autista di accompagnarlo in un hotel qualsiasi. Sicché la sua vacanza continua, senza la famiglia, tra una bevuta di birra e una di tequila, bagni e dormite sulla spiaggia. Frequenta i mercati e incontra una bella ragazza, Berenice (Iazua Larios), con cui intreccia una relazione a sfondo erotico. Passano le settimane, mentre il suo smartphone si riempie di messaggi a cui non risponde, con sua sorella che vuole sapere dov'è e se sta bene. Sembra quasi che Neil sia intenzionato a rifiutare i privilegi accumulati nel corso della vita, come hanno fatto a volte altri personaggi di celebri film (ad esempio i ricchi annoiati di Michelangelo Antonioni o il Don Draper della serie televisiva Mad Men).
A questo punto, le cose prendono una brutta piega, con i Bennett che sembrano essere puniti, o forse sottoposti a una vendetta del loro karma. Ma la sfortuna è messa in scena in modo tale che non possiamo essere sicuri se si tratta del cosmo che si riorganizza dalla parte dei lavoratori e contro il capitalismo o se la famiglia è solo incappata casualmente in una serie di sventure.
Rimane un interrogativo: c'è un qualche scopo più grande che sovrasta il tutto o il regista si diverte solamente a comporre fotogrammi impeccabili con al centro una specie di "idiota della famiglia", che commette una serie di spropositi, senza forse rendersene conto e poi viene punito dalla sorte, quasi a soddisfare una possibile "sete di vendetta" del pubblico? Bisogna considerare che il regista e sceneggiatore è Michel Franco, un cineasta messicano che ha dichiarato di sentirsi molto vicino alla gelida freddezza, intrisa di cinismo e nichilismo, dei film dell'austriaco Michael Haneke (Funny Games, Caché), con cui condivide la tendenza a rappresentare gli esseri umani come se fossero l'equivalente emotivo di insetti da smembrare da parte di un ragazzo crudele, insieme a un tono gelido e privo di giudizi, dove l'alta borghesia bianca europea viene giudicata da una prospettiva "di sinistra", ma con un epilogo comunque "borghese", non certo rivoluzionario.
Colpisce nel film la rappresentazione delle dinamiche familiari. Come lo stesso regista ha dichiarato in un'intervista, per la famiglia Bennett, "tutti gli strumenti che dovrebbero avere, che provengono dal denaro, dall'istruzione, da una vita privilegiata, non significhino nulla, perché continuano a commettere gli errori più elementari, non riescono a comunicare l’uno con l’altro. Per me è sempre affascinante quanto si possa fare del male a qualcuno che si ama. Lo ripeto, queste sono persone che dovrebbero riuscire a trasmettere le loro idee e i propri sentimenti, ma continuano a rovinare tutto".
Non è neppure da sottovalutare il fatto che Alice e Neil non sono marito e moglie, ma fratello e sorella: altrimenti la vicenda sarebbe stata molto più scontata (sarebbe stata quella di un marito fedifrago che rifiuta di partecipare al funerale della suocera e tradisce la moglie con una ragazza del posto). E invece qui viene negata anche la tesi, che secondo il grande critico George Steiner affiorò nell'Antigone di Sofocle, per cui il legame affettivo tra fratello e sorella sarebbe quello che più rivelerebbe l’immediatezza e la purezza della sua sostanza etica, come già aveva capito Hegel quando aveva interpretato il dramma sofocleo nella Fenomenologia dello spirito. Del resto, l’immagine della donna come sorella, la convinzione che l’amore tra fratello e sorella costituisca il cuore dell’erotismo, ma lo trascenda anche, trovano la loro epifania più sottile, il loro coronamento nella poesia di William Wordsworth e nel romanzo L'uomo senza qualità di Robert Musil: fratello e sorella sono dello stesso sangue, moglie e marito no; non c’è tra loro la pressione della sessualità o, se c’è (Hegel ne concede implicitamente la possibilità), tale pressione è stata superata, perché fratello e sorella stanno uno di fronte all’altra nella purezza disinteressata della scelta umana libera: la loro affinità trascende il biologico per diventare elettiva. Tutte conclusioni che invece il film di Franco deliberatamente nega, fino al poco consolatorio e drammatico epilogo.