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Sweeney Todd al Sala Uno. Una gothic tragedy a lama di rasorio
Fino al 18 dicembre 2011 al Teatro Sala Uno di Roma, fra i più gotici tra i musical, Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Steet vi accoglierà alla sua poltrona, barba oppure no. A firma di Stephen Sondheim (musiche e testi) e libretto di Hugh Weeler, nella versione italiana di Andrea Ascari, e con la regia di Marco Simeoli, direzione musicale di Dino Scuderi e dai movimenti coreografici di Fabrizio Angelini, vi farà rabbrividere con i tortini di Mrs Lovett attraverso Federica Ugolini, mentre Sweeney affilerà le armi del mestiere nelle mani sottili e penetranti di Andrea Croci. Al forno più avanti troverete Gianluca Spatti (Tobias), Filippo Strocchi (Anthony il marinaio), Francesca Risoli (la bionda Johanna), Luca Santamorena (il turpe Giudice Turpin) e tanti altri per una clamorosa intensità d'insieme (Coro e Compagnia tutta).
Come direbbe Sweeney, “accomodatevi”: mettetevi comodi in poltrona ed assaggiate un gustoso tortino – fra i peggiori di Londra, dicono – di Mrs Lovett, augurandovi di arrivare in fondo alla pagina con la gola ben salda sul collo. Attenti anche alla mendicante (Beggar Woman), l'inquietante e tenebrosa, mai visibile in volto, Monica Salvi, che vi si arrampicherà accanto sulle scalinate della Scala Santa (giusto quella vi può salvare) e, nonostante facciate finta di niente, tremerete, non sapendo chi si nasconde sotto deliri e stracci.
Immaginate un povero barbiere, con la sua docile famiglia che si mantiene appena col lavoro del rasoio del marito, una piccola figlia ed un'insidia dominante: un Giudice, attratto dalla bellezza della moglie, che gli gravita intorno. Il Giudice Turpin riuscirà ad allontanare Benjamin da loro, ma lui tornerà, e non sarà più Benjamin Barker, bensì Sweeney Todd.
In questa versione italiana di uno dei musical più cupi della storia, con la produzione di GLS e BSMT, si traducono perfettamente le atmosfere tenebrose, alla Dickens, mi viene in mente Great Expetactations (Grandi aspettative, dove uno dei protagonisti, Magwitch ritorna proprio dall'Australia come Benjamin-Sweeney) ma nondimeno Oliver Twist, Bleak House (la fabbrica di lucido da scarpe dove lavorò Charles da piccolo per un tracollo economico della famiglia), il manicomio di Bedlam di A Christmas Carol: la Londra della seconda metà dell'Ottocento, quella delle traversate dei carcerati fino al Pacifico, torna qui con un occhio ravvicinato alla versione cinematografica di Tim Burton, e con un'intensità eccezionale per l'attorialità di tutti, da soli e nell'insieme.
La faccia bistrata di bianco e poi nero intorno agli occhi, quasi un Nosferatu redivivo con folta capigliatura di Andrea Croci, la sua caparbia versione stoica di vendicatore anaffettivo, del tutto freddo rispetto alle profferte amorose della simpaticamente grottesca Mrs Lovett, la pimpante e beffarda Federica Ugolini, forma una coppia ben amalgamata sulla scena, con la loro onomatopeia che tutta si traduce in colpi e segnali per tirar giù cadaveri dalla camera di sopra fin dentro al forno.
La Johanna di Francesca Risoli ha una bella voce che avanti nella gothic tragedy di Sweeney Todd emerge con maggiore vivacità; l'ingenuo ma non troppo Toby di Gianluca Spatti è tenero quanto intrigante ad un certo punto, e preciso per tempi e battute; Luca Santamorena ben interpreta il bieco Giudice Turpin e l'Ufficiale Beadle Bamford si nota per la vocalità soprattutto nella scena “Canzoni da solotto”. A questo proposito sottolineo che l'operazione di seguire nei dettagli la versione originale è pienamente riuscita: il riferimento principale è alla gloriosa versione con Angela Lansbury e Len Cariou del 1979 con la regia di Harold Prince che prese ben otto Tony Award.
Le musiche di Sondheim sono riprese in una riduzione per piccola orchestra che dà un tocco caldo ma con brividi (thrills), e non solo per l'organo dell'inizio. Ottima la direzione musicale di Dino Scuderi coadiuvato al pianoforte da Francesco Ricci; al contrabbasso Simone Giorgini; al violoncello Simone Sitta e alla batteria Giuseppe Condò.
Un plauso granitico alla regia e alle scenografie, alla direzione artistica, ai costumi mirabolanti e adeguati, alle luci, alla realizzazione fisica, ai movimenti scenici (che trovate tutti elencati sotto) che constano dell'impegno, oltreché di ognuno dei responsabili, di una Compagnia al completo che è risultata, già dalla prima, del tutto affiatata. Un consenso vigoroso ad un musical che è quasi un manifesto ante litteram contro l'esproprio a danno dei diseredati (cfr. le affermazioni a proposito di Harold Prince) da parte dei potenti e che allo stesso tempo insegna che, come asseriva Tolstoj: “Al male non bisogna rispondere con il male”. Buon appetito coi tortini di Mrs Lovett che vi accoglieranno già prima di entrare: sono deliziosi.