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Tactus ed il Trio Hegel. Cherubini e Cambini in Trio
Un CD Tactus cameristico con composizioni di Giuseppe Cambini e Luigi Cherubini, quest'ultime in prima mondiale, nell'esecuzione del Trio Hegel. Uno sguardo sul mondo della musica da camera a cavallo fra i secoli XVIII e XIX, periodo denso di autori e composizioni come forse nessun altro nella storia della musica occidentale.
Il Trio Hegel (David Scaroni, violino, Davide Bravo, viola e Andrea Marcolini, violoncello) propone in un CD Tactus due trii di Luigi Cherubini e tre trii di Giuseppe Maria Cambini. Giuseppe Cambini, a fronte di una notorietà attuale non adeguata alla qualità ed al numero delle composizioni, è stato un musicista che ha lasciato un considerevole catalogo per organici da camera e, come Cherubini, trovò a Parigi le condizioni artistiche e culturali idonee a concretizzare la vena creativa e didattica.
L'aspetto interessante di questo CD è la registrazione in prima mondiale di due trii di Cherubini che in realtà tali non sono, ma sono desunti eseguendo appunto per questo organico due “Solfeggi” vocali, brani composti per gli allievi di canto del conservatorio di Parigi in grande quantità (l'esauriente testo del book del CD a cura di Giuseppe Fochesato ci fa scoprire l'esistenza di due volumi di 477 pagine in tutto con queste composizioni), perfettamente adattabili ed eseguibili anche con strumenti ad arco poiché musicalmente completi e piacevolissimi all'ascolto. Un'operazione quindi non forzata ma che rientra in un'ottica che considera la destinazione d'uso non vincolante se, come in questo caso ed altri (pensiamo, fra i molti esempi, alle registrazioni con violoncello delle composizioni per baryton di Haydn o alle trascrizioni per clarinetto di brani per corno di bassetto) la qualità e la scrittura non creano problemi.
Non è da sottovalutare la quantità ed il valore delle opere vocali di Cherubini - punto di riferimento in questo ambito - che sapeva quindi esattamente utilizzare e valorizzare la voce umana alla stregua di uno strumento senza banali dilettantismi. A conferma di quanto premesso il Trio Hegel riesce ad ottenere, curando i fraseggi e giocando sulle possibilità di dialogo timbrico che il classico trio per archi consente, risultati forse musicalmente più interessanti in confronto, con tutto il rispetto, con un'esecuzione solo vocale.
Trattandosi di composizioni non originali, la scansione dei movimenti non segue la tradizione: il primo dei due trii è di fatto un unico lungo movimento con un una fuga dopo una lenta introduzione ed il secondo ha un'apparente tripartizione, in realtà è più frazionato all'interno ed anche in questo caso con un fugato finale.
L'ascolto dei trii di Cambini evidenzia non solo la specifica destinazione ma anche lo spessore e qualità di queste composizioni. Il Trio Hegel affronta la lettura con l'attenzione dimostrata già nel Cherubini. La presa di suono, ma è un osservazione che nasce da un gusto personale, è forse leggermente sbilanciata nel valorizzare la presenza del violino a scapito in particolare modo della viola che in certi casi risulta timbricamente un po' nascosta e poco presente. La scelta condivisibile di utilizzare un accordatura con un la leggermente inferiore al 440 in certi casi porta a qualche sbavatura nell'intonazione del violino, senza tuttavia pregiudicare o sminuire la cura e la risoluzione dello stesso dei passi tecnicamente più impegnativi. L'approccio generale degli esecutori consente in ogni caso di apprezzare idee interessanti ed un modo di sviluppare le stesse paragonabile ad autori all'epoca, ma anche oggi, più blasonati, primo fra tutti Haydn.