Teatro Argentina. Grande successo per Raffaele Pe e La Lira di Orfeo

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Raffaele e La Lira di Orfeo foto Marta Cantarelli

Giovedì 23 gennaio la Stagione dell'Accademia Filarmonica Romana come primo appuntamento del 2020 ha presentato Giulio Cesare, un Eroe barocco. Il programma ha offerto una panoramica di arie di diversi autori del XVIII secolo dedicate a questo mitico personaggio, interpretate Raffaele Pe. Il giovane controtenore è stato accompagnato dall'ensemble da lui fondato nel 2014, La Lira di Orfeo guidato da Luca Giardini come violino concertatore. Il pubblico presente ha molto apprezzato il programma e ha lungamente applaudito.

La voce di controtenore è una delle possibili soluzioni, l'altra è il soprano o il mezzosoprano, per superare il problema della vocalità barocca di cui furono protagonisti i castrati. L'orrenda pratica di castrare i bambini dotati di bella voce fu fortunatamente eradicata dalle leggi napoleoniche e soprattutto dal cambiamento del gusto, iniziato nella seconda metà del XVIII secolo che sarebbe sfociato all'incipiente romanticismo e che avrebbe visto poi affermarsi il tenore nei personaggi maschili fino allora interpretati dai castrati. I castrati univano alla maggiore capacità polmonare maschile la voce di soprano o contralto molto esteso alle note acute e inoltre, secondo le testimonianze scritte dell'epoca, non avevano la difficoltà delle note di passaggio da un registro all'altro, si trattava dunque di voci “naturali”. La voce del controtenore, invece, costruita usando il falsetto è una voce priva dei colori di quelle naturali, quindi l'inteprete deve porsi il problema di renderla espressiva soprattutto nelle arie incentrate sulla manifestazione  degli “affetti”, cosa che Raffaele Pe risolve efficacemente. Inoltre ci sono i vari problemi tecnici di come porgere gli abbellimenti e le agilità pirotecniche della vocalità dei castrati, altro aspetto che Pe mostra di padroneggiare elegantemente.

La figura di Giulio Cesare, divisa tra il ruolo di eroe e quello di titranno, fu considerata dai librettisti sia negli aspetti pubblici che privati in due diversi momenti: la spedizione in Egitto e il rapporto con Cleopatra, altra figura leggendaria che esercita da sempre una grande fascinazione, e la tragica uccisione. Le arie dedicate a questo personaggio proposte nel programma, sono tratte da opere di differenti autori, alcune anche in prima esecuzione moderna, che mostrano i cambiamenti avvenuti nella composizione musicale nel corso del XVIII secolo, anche se per valutarle appieno sarebbe necessario ascoltare le composizioni nella loro interezza. Offrono, inoltre, l'opportunità di esplorare le diverse vocalità di celeberrimi castrati, in quanto i musicisti componevano le arie su misura  per esaltare tutti i pregi del singolo esecutore, nel caso l'interprete fosse cambiato l'aria gli veniva adattata. Questo è il contenuto del CD A Baroque Hero, inciso da Raffaele Pe e La Lira di Orfeo per la Glossa nel 2019, che sta avendo successo e ha ricevuto il Premio della critica discografica “Franco Abbiati”, nella prima edizione in cui si è svolto.

Venendo al programma del concerto, che non a caso ha come titolo Giulio Cesare, un eroe barocco, e fa parte della tournée che proseguirà anche all'estero a Malta, Londra e Halle, sono stati eseguiti alcuni dei brani presenti nel CD. Il concerto è stato aperto dalla esecuzione della sinfonia e dell'aria “Il cor che sdegnato” dal Cesare in Egitto di Geminiano Giacomelli rappresentata Napoli nel maggio 1736 con protagonista una vera star dell'epoca: Giovanni Carestini detto il Cusanino, che rivaleggiava con Carlo Broschi, il mitico Farinelli. Il libretto è basato su quello seicentesco di Giacomo Francesco Bussani (c.1640 -1680), che era stato rappresentato per la prima volta nel 1677 a Venezia con musiche di Antonio Sartorio e fu largamente usato nel corso del '700. In questo caso fu rivisto da Carlo Goldoni, che affiancava all'attività di commediografo quella di librettista, alcune delle pagine delle sue Memorie offrono una pungente e ironica descrizione delle sue vicissitudini in questa attività. Una versione, poi non andata in scena, fu quella del 1713  progettata a Roma per il teatro che il celebre mecenate e cardinale Pietro Ottoboni (1667-1740), aveva fatto allestire nel Palazzo della Cancelleria. La revisione del libretto  di Bussani fu affidata al padre del cardinale, Antonio (1646 -1720), mentre quella composizione della musica  all’operista veneziano protetto dal cardinale Carlo Francesco Pollarolo (c.1653-1723). L'aria “Sdegnoso turbine”ascoltata come altri brani proposti nel CD è inedita, Pe ha spiegato di averla trovata negli USA. Il motivo della dispersione è probabilmente da ascriversi al fatto che il cardinale Ottoboni morì pieno di debiti e i suoi beni, tra cui la sua importante bilioteca musicale, furono messi all'asta e dispersi.

Il caso più famoso e conosciuto di adattamento è il Giulio Cesare in Egitto messo in musica da Georg Friedrich Händel a Londra nel 1724 al teatro di Haymarket, con libretto di Nicola Francesco Haym (1678 -1729), che si basa sulla versione milanese del testo di Bussani. L'opera di Händel ebbe come protagonista Francesco Bernardi detto il Senesino, il castrato allora più famoso a Londra. Dal Giulio Cesare in Egitto, cuore del concerto, è stata eseguita la sinfonia, l'aria “Va tacito e nascosto” e il duetto fra Sestio figlio di Pompeo e la madre Cornelia, cantato da Pe con Raffaella Lupinacci, “Son nato/a a lagrimar” straordinaria pagina del “Caro Sassone”, che descrive il loro dolore per l'uccisione di Pompeo. Cesare in Egitto di Niccolò Piccinni (1728-1800) andato in scena a Milano nel 1770 è anch'esso su libretto di Bussani. Piccinni è sicuramente più conosciuto, anche se è rappresentato più all'estero che in Italia, una delle opere più famose è La Cecchina ossia La buona figliuola, dramma giocoso, libretto di Carlo Goldoni andato in scena nel 1760 a Roma. L'aria “Spargi omai di dolce oblio” mostra come sia cambiato nel corso degli anni il modo di comporre e il gusto degli ascoltatori, protagonista fu il soprano Giuseppe Aprile detto lo Sciroletto.

La morte di Cesare su libretto di Gaetano Sertor di Francesco Bianchi (1752-1810)  è  stata l'ultima proposta del programma,  andò in scena  a Venezia, nel 1788, di questa opera sono state eseguite Sinfonia e  l'aria “Saprò d’ogn’alma audace”.  È sorprendente non solo musicalmente ma anche per l'uccisione in scena di Cesare; nel secolo successivo, infatti, la censura interverrà pesantemente per evitare che venisse rappresentata l'uccisione dei re, ne seppe qualcosa Verdi per Rigoletto e Un ballo in maschera. Della convincente prova di Raffaele Pe abbiano parlato in apertura dell'articolo, possiamo aggiungere che ha mostrato una grande sicurezza vocale  e non si è certo risparmiato, buona la prova anche se con qualche ombra dell'ensemple La lira di Orfeo, buona anche la prova di Raffaella Lupinacci. I lunghi e calorosi applausi a tutti gli interpreti hanno accompagnato lo svolgimento e la conclusione del concerto, che si è svolto senza intervallo, hanno indotto alla concessione di due bis : prima la ripetizione del duetto dal Giulio Cesare in Egitto di  Händel e poi sempre del Sassone l'aria di Almirena “Lascia che io pianga” dal Rinaldo cantata sempre da Raffaele Pe.

Pubblicato in: 
GN13 Anno XII 30 gennaio 2020
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Filarmonica Romana

TEATRO ARGENTINA (largo di Torre Argentina 52)
giovedì 23 gennaio 2020 ore 21

GIULIO CESARE: UN EROE BAROCCO

Raffaele Pe controtenore
La Lira di Orfeo

Geminiano Giacomelli (1692-1740)
da Cesare in Egitto (Napoli, 1736)
libretto di Giacomo Francesco Bussani e Carlo Goldoni

Sinfonia

 “Il cor che sdegnato” (atto I, scena 2)

Carlo Francesco Pollarolo (c1653-1723)
da Giulio Cesare in Egitto (Roma, 1713)
libretto di Antonio Ottoboni

 “Sdegnoso turbine” (atto I, scena 2)

Georg Friedrich Händel (1685-1759)
da Giulio Cesare in Egitto (Londra, 1724)
libretto di Nicola Francesco Haym

Sinfonia

“Va tacito e nascosto” (atto I, scena 9)

Duetto “Son nato/a a lagrimar” (atto I, scena 12)

(Raffaella Lupinacci mezzosoprano)

“Al lampo dell’armi” (atto II, scena 7)

Francesco Bianchi (1752-1810)
da La morte di Cesare (Venezia, 1788)
libretto di Gaetano Sertor

Sinfonia

Niccolò Piccinni (1728-1800)
da Cesare in Egitto (Milano, 1770)
libretto da Giacomo Francesco Bussani

“Spargi omai di dolce oblio” (atto II, scena 3)

Francesco Bianchi
da La morte di Cesare

 “Saprò d’ogn’alma audace” (atto I, scena 7)