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Teatro Argot. La picchiata del piccione
Un testo ed una regia dissacratoria quanto attuali quelli di Giovanni Anzaldo (Premio Ubu migliore attore under 30 2010 e Golden Graal come migliore attore drammatico per lo spettacolo Roman e il suo cucciolo, e poi film come Il capitale umano ed altri): al Teatro Argot Studio dal 16 al 21 settembre la Sycamore T Company presenta Sullo stress del piccione.
Sono quattro i giovani protagonisti del dramma che coinvolge, perfettamente bipartiti, due uomini e due donne, Alessio, Stefano, Laura e Simona si trovano nello stesso “Bar dei Brutti”, con stampigliata una bella scimmietta sul bancone ben rendere nota l'origine, nemmeno tanto lontana se ci pensiamo, dell'uomo.
Inizia tutto con un dialogo da bancone ed il solito avventore precario Stefano (Luca Avagliano) che non paga e tenta di convincere Simona (Francesca Mària), a dargli un negroni facendogli ulteriormente credito. Nel frattempo si avvicina una bella ragazza (Giulia Rupi) che viene notata da Simona (che è lesbica) e lui viene prontamente quanto crudamente scaricato da entrambe.
Fra strisciate di cocaina, ecstasy e drink consumati pedissequamente, i quattro si fanno un'illusione dopo un'altra: tra un episodio e l'altro Alessio (Giovanni Anzaldo) rimprovera ad una fattispecie di statua patchwork di Gesù (il suo personal Jesus, parafrasando una celebre canzone dei Depeche Mode) di non essere nulla, quel nulla che dopotutto rappresenta sé stesso, ipocrita con sé stesso e con gli altri, personaggio senza spessore quanto gli altri. Un piccione in picchiata come tanti in giro, che non sono di certo i “cervelli in fuga” ma i “polmoni in fuga” di Laura, per di più intossicati dal fumo.
La scimmia uscirà fuori (anche nel senso antico degli anni '80 quando era qualcosa di straconosciuto nei paradisi artificiali prodotti dalla droga sintetizzata dai papaveri) proprio con lui, Anzaldo, in una capriola amarognola su quel che resta oggi, di molti, di quelli che passeggiano a Trastevere in cerca di “papere”, tutti precari, tutti falliti, tutti incolori.