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Teatro Argot. Il rosso vello femminile
Il Teatro Argot si è inondato di voci di donna: dal 7 febbraio e con repliche straordinarie completamente esaurite fino al 10 compreso (e di solito a teatro di lunedì v'è riposo), Matteo Tarasco ha liberamente riletto ed adattato l'Eneide, la storia di quell'eroe che per primo scopri l'italica penisola, attraverso un eterno femminile dal quale è guidato, protetto, amato. Insieme ad Arte e Spettacolo Domovoj e a Dominio Pubblico, le tre attrici Viviana Altieri, Giulia Innocenti e Nadia Kibout, ci guidano immergendoci nelle acque e nei cieli di questo percorso.
Buio totale: piano si accendono fioche luci per illuminare di rosso cocente tre donne, le cui vesti sono slabbrate e lacerate dal rubinoso liquido della violenza, della passione di quel nodo scorsoio che fende e divora le carni: Guerra. Possiamo immergerci nelle parole che squarciano l'aria: dalla prima guerra punica fino alla rivolta ucraina, l'evocazione delle guerre parte dalla più remota, la più infinitesimale, fino all'ultima, la più moderna e foriera di una guerra civile che ha come contraltare la primavera araba, mentre in Ucraina si patisce il gelo dell'inverno russo, sotto una coltre eburnea.
Non ha scampo la donna che rappresenta Matteo Tarasco, che essa sia la favorita di Apollo, che possa vivere “quanti granelli di sabbia contengano le sue mani”; che possa accendere profezie sui capi degli uomini; la Sibilla, come le altre donne, è condannata a morte e spinta a traghettare l'eroe tra il regno dei vivi e quello dei morti, psicopompo suo malgrado ed intermediario fra il divino e l'umano. Il ramo d'oro di Frazer, materializzatosi nelle mani della Sibilla, attende Enea come suo lasciapassare ma solo dopo che un'altra donna, la prima sposa di Enea, possa raccontare la sua parte: Creusa, la sposa fedele che l'ha perduto a Troia, nell'avvampare delle fiamme e tra i nemici che sterminano l'intera sua famiglia nel palazzo.
Gli abiti di sangue delle tre attrici, straordinarie tutte ed ognuna a suo modo: Giulia Innocenti nella parte di Sibilla; Viviana Altieri come Creusa e Nadia Kibout in quella di Didone, sono stati disegnati da Chiara Aversano e, insieme alle suggestive scene e luci curate tutte dal regista Matteo Tarasco, fanno sprofondare in quel regno che comunica tra vita e morte, tra gli inferi del proprio daimon e la luce della catarsi.
Giulia Innocenti si contrae e diventa Cerbero, camminando a terra come un animale affamato; la Creusa di Viviana Altieri diventa Laocoonte divorato dai serpenti di Nettuno insieme ai suoi figli, Didone, nelle parole e nei sospiri della regina abbandonata, - soprattutto attraverso la tragedia di Christopher Marlowe del 1594 – si muta nell'eremo accogliente di un uomo ancora senza patria, e proteso verso la dinamica del viaggio. Quasi una contrapposizione costante quella di Enea con le donne, di un movimento continuo di contro ad un riflesso del passato inerme, un patire complesso che, varcando la soglia della porta di corno per l'uno – quella dedicata ai sogni realizzabili nel futuro -; mentre il femminile supera quella d'avorio, prezioso ed inesorabile passaggio per le illusioni ed i fuochi fatui.