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Teatro Civico della Spezia. Le 12 stanze di Bosso
Teatro Civico della Spezia esaurito fino all'ultimo posto disponibile in occasione del concerto di Ezio Bosso domenica primo maggio alle ore 21.00. Concerto molto atteso per un artista già ben noto agli addetti ai lavori ma che ha avuto un'impennata di popolarità, in ogni caso meritata, in seguito alla partecipazione al Festival di Sanremo 2016.
Finalmente la platea televisiva nazionale ha scoperto la carica umana, lo spessore, l'entusiasmo e la forza di un'artista che, a dispetto di un destino beffardo che sta cercando, fino ad ora inutilmente, di ostacolarne la creatività e l'attività con il progredire di una malattia degenerativa, continua a vivere con un'ernergia straordinaria la propria attività artistica.
Titolo del concerto spezzino, tappa del tour nazionale,“The 12 Room”, come l'ultimo CD uscito a ottobre 2015 per l’etichetta Egea e campione di incassi nelle classifiche di vendita, titolo che si riferisce ad una teoria tibetana secondo la quale la vita sarebbe scandita dall'attraversamento di 12 stanze. Lo stesso Bosso spiega che “..c'è una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze. Sono le dodici in cui lasceremo qualcosa di noi, che ci ricorderanno. Dodici sono le stanze che ricorderemo quando passeremo l’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. E quindi si può tornare alla prima. E ricominciare...”
Un percorso quindi, un tragitto nel quale sono rappresentati momenti di un'esistenza, di un'esperienza senza dubbio personale ma anche condivisibile con l'ascoltare se è vero come è vero che nessun'altra forma artistica come la musica è in grado di far ripercorrere a chi ascolta un processo creativo, nel quale l'inteprete-compositore, come in questo caso, è interfaccia e guida di un evento che nasce, si sviluppa e termina, ogni volta forse in maniera differente e nuova, ogni volta generatore di emozioni.
Bosso è esattamente questo: un'artista che conduce per mano l'ascoltatore nel proprio universo sonoro per condividerne ogni sfumatura. Percorso musicale ma anche dialettico: con la platea illuminata non solo per essere visto ma anche per vedere gli interlocutori, Bosso ha introdotto ogni brano eseguito illustrando con semplicità ma anche con raffinato humor le situazioni, le sensazioni o le vicende che ne hanno ispirato la composizione. Dialogo che ha ulteriormente rafforzato il feeling emotivo con il pubblico poiché con semplicità ma con gigantesca efficacia sono state dispensate pillole di saggezza che non potevano lasciare indifferenti, coinvolgendo alcuni valori fondamentali del rapporto fra gli uomini come l'amore, il rispetto, la condivisione, ma anche la forza e l'energia vitale che ognuno può ritrovare in se stesso nell'affrontare le difficoltà. Il tutto espresso sempre con il sorriso e la gioia di condividere la musica che, come ha affermato Bosso “non appartiene al compositore, ma è di tutti”.
Dodici stanze: Bosso ha accompagnato gli ascoltatori prima dall'esterno, con l'esecuzione del primo brano, il magico e sognante “ Following, a bird” , preceduto dalla precisazione del semplice ma disarmante concetto che per “imparare a seguire bisogna perdersi seguendo l'inaspettato”, così come si segue un uccello che si staglia nel cielo di un tramonto, seguito da una suite nella quale sono stati accostati brani di Chopin e Bach, autori particolarmente amati da Bosso. Spunto di meditazione anche per il successivo brano, “Split, Postcards from far away (The Tea Room)”, nato da una richiesta in apparenza banale e di difficile realizzazione, sonorizzare dei segnali stradali, ma che ha fatto nascere nell'autore riflessioni sulla necessità che ognuno ha, in occasioni drammatiche, di ritrovare le proprie abitudini ed origini.
Un poetico e delicato omaggio ad una poetessa particolarmente amata da Bosso, Emily Dickinson, autoreclusasi da giovane in una stanza ad osservare il mondo esterno fino al termine della sua vita e, dopo un breve intervallo, la seconda parte interamente occupata dalla Sonata n.1 in sol minore, grande affresco sonoro nel quale sono presenti tutte le caratteristiche del linguaggio minimalista di Bosso: poesia, ritmo, microvariazioni, tumultuose esplosioni sonore, contatto fisico con il pianoforte nell'ottenere suggestivi effetti timbrici ed una ciclicità che diventa, nella ripetizione, rassicurante e avvolgente.
Ripetute chiamate in scena e un bis concesso. Pubblico in piedi al termine, per trasmettere non solo la gratificazione ma anche la gratitudine ed il privilegio di avere condiviso un'energia positiva che forse solo il linguaggio musicale può trasmettere e che trova in interpreti come Bosso e nel suo sorriso un esempio straordinario( “...impariamo a sorridere, sono coinvolti più muscoli per sorridere che per camminare, e con il sorriso possiamo aiutare il prossimo”... ). Il sorriso che era sul volto degli spettatori uscendo dal teatro.