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Teatro Colón di Buenos Aires. Verdi in chiave argentina
In generale, la presentazione dell'opera Rigoletto di Giuseppe Verdi, tenutasi a marzo del 2019 presso il prestigiosissimo Teatro Colón di Buenos Aires, è sembrata buona. A livello interpretativo si può affermare quasi eccellente, ma forse non pari alla mise-en-scène. Eccezionale l’esibizione del tenore bielorusso Pavel Valuzhin, molto attivo in Germania e che quest’anno si è unito all’ensemble dell’Opera di Stuttgart: indubbiamente si è superato come Duca di Mantova, principalmente nell'aria maestra per cui è più nota l'opera: "La donna è mobile", pezzo ricordato soprattutto per la magistrale interpretazione dell'irraggiungibile Luciano Pavarotti. Ma Valuzhin si è difeso in modo impressionante, considerando la sua consistenza rispetto a quella del noto tenore italiano.
La partecipazione del soprano russo Ekaterina Siurina, già vista nello stesso ruolo alla Royal Opera House di Londra nel 2014, è stata anch’essa al culmine delle sue capacità, soprattutto nell’aria "Caro nome". Tuttavia, la Siurina non ha messo in atto la forza necessaria per raggiungere l'eccellente performance di Veloz (Rigoletto), ma non per questo la sua partecipazione non è stata ineccepibile.
Un altro cantante eccezionale e molto applaudito nei duetti è stato il baritono Fabián Veloz, gloria argentina di cui si è avuta occasione in Italia di assistere a qualche ruolo (lo stesso nel Rigoletto della stagione 2014 del Teatro Comunale di Modena). L'applauso di chiusura per il cantante, quasi un’ovazione.
Due altri personaggi da evidenziare all'interno della produzione sono stati da un lato il baritono georgiano George Andguladze, che ha offerto al pubblico una notevole performance specialmente nella sua prima apparizione come sicario Sparafucile, dove ha tenuto la nota per un lungo tempo con una notevole presenza sull'orchestra. E dall’altro sottolineiamo l'esibizione del mezzosoprano Guadalupe Barrientos, che nel suo ruolo di Magdalena, la sorella di Sparafucile che flirta con il Duca di Mantova, ha dispiegatomolta personalità e potenza nel duetto con Andguladze.
Se tanto si è parlato dei cantanti, non altrettanto possiamo fare con le scene di Nicolás Boni e con i costumi di Jesús Ruiz, che ci hanno elargito un tiepido Rigoletto, un ripescaggio meno pretenzioso dei più classici zeffirelliani.
Il nostro Maestro invitato Maurizio Benini invece non ci ha deluso, come del resto si poteva immaginare, e ha tirato fuori il meglio dall’Orchestra Stabile del Teatro Colón che non sempre negli ultimi anni ci ha regalato il meglio di sé.