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Teatro della Cometa. Gli occhi di Nathanael
Al Teatro della Cometa di Roma fino al 30 settembre uno spettacolo ora ultimato, rodato sul palco dell'altra Cometa, quella Off in marzo scorso, qui si ottenebra creando un'atmosfera lugubre e misterica, per dare adito a quel racconto, il più famoso dei Notturni (Die Nachtstücke) di Ernst Theodor Wilhelm Hoffmann (1776-1822) che titola L'uomo della sabbia (Der Sandmann, 1816): con la regia e l'adattamento di Luca De Bei, ci inoltriamo tra fumi densi e luoghi d'incubo per l'infanzia, insieme a Nathaniel, Lothar e Clara.
I bravi e giovani attori Mauro Conte (Nathaniel), Riccardo Francia (Narratore, Coppelius/Coppola), Fabio Maffei (Lothar), Giselle Martino (Clara), danno vita ad una lettura del racconto quasi filmica: naturalmente le loro lettere lette ad alta voce sono rese gravide di ambiguità non solo dalle parole ma dall'apparato scenico curato da Valeria Mangiò e Francesco Ghisu, nonché dalle luci di Marco Laudando.
La storia di Hoffmann è del tutto ripresa alla lettera e quasi ampliata dal lento scorrere del tempo sulla scena: dilatata nel buio onnipresente, diradato solo da poche luci molto ben studiate o da qualche candela, lo spettatore viene immerso in un panorama soprattutto estetico mentre sia il narratore Riccardo Francia – peraltro ottimo nella doppia parte di Coppelius/Coppola – sia Nathaniel interpretato da Mauro Conte, descrivono il lento sprofondare del ragazzo tra le mani dell'Uomo della Sabbia che agitano il vessillo del “perturbante”, frugando nelle orbite dei bambini per cavargli gli occhi, e viene accecato nell'anima come Edipo.
Il racconto di Hoffmann ha avuto un grande riconoscimento, quello di essere l'oggetto di studio di Freud nel famoso saggio sul fantastico denominato appunto Il perturbante – per la prima volta trattato da Ernst Jentsch. in Sulla psicologia del perturbante (1906) -: il titolo in tedesco ci dà maggiori spiegazioni, tra cui la stessa di Freud. Das Unheimliche (1919) è infatti ciò che “una volta era familiare”, ovvero Heimlich (Das Heim significa “casa”), ed ora non lo è più: il prefisso “Un” ha funzione privativa. Ed è appunto intorno alla percezione alterata di Nathaniel che ruota l'intero racconto, anche se naturalmente gli esperimenti alchemici dell'Avvocato Coppelius e del venditore di barometri Coppola, sono avvenuti nel racconto facendo permanere il dubbio su ciò che è successo veramente nella stanza al padre di Nathaniel mentre vi era Coppelius.
L'altro topos disturbante è l'incontro con l'inanimato: Nathaniel infatti si innamorerà, senza rendersene conto, di un automa, la bella Olimpia che il Dottor Spalanzani fa passare per sua figlia, e che lui osserva con un binocolo comprato da Coppola, dalla sua finestra, proprio davanti a quella di lei. La vedremo di spalle e vestita di rosso: un ombra in fondo che riluce su quella Uncanny Valley che Masahiro Mori ha spiegato ampiamente nel suo saggio pubblicato dalla rivista Energy nel 1970, in cui l'ascissa sale più è somigliante la figura dell'automa con quella dell'essere umano.
A tergo riferiamo delle musiche di scena che l'anno scorso Stefano De Ponti ha composto per un'altra rappresentazione di L'uomo della sabbia e che indichiamo come sottofondo alla lettura ricordando, come dice Clara: "che soltanto la fede nella potenza delle proprie percezioni le rende reali".
Per approfondimenti ricordiamo che Hoffmann è celebre per l'opera di Offenbach Les contes d'Hoffmann con libretto di Jules Barbier, il balletto Coppélia su musiche di Léo Delibes ed il celebre Lo Schiacchianoci (dal racconto Schiaccianoci e il re dei topi) a firma di Čajkovskij per le musiche.