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Teatro dell'Opera. Bartabas e la purezza della percezione
Per la prima volta al Costanzi un vero teatro musicale in scena: Bartabas e Andrés Marin calcheranno il palco da stasera, 23 al 27 luglio, per una spettacolare esibizione insieme ai suoi Horizonte, Tintoret, Soutine, Zurbaràn e Lautrec, quattro cavalli ed un asino che danzeranno sulle note del mottetto per voce sola di Tomás Luis de Victoria, con il controtenore Christophe Baska, Adrien Mabire alla cornetta, e Marc Wolff al liuto.
Il Sovrintendente Fuortes spiega in conferenza stampa, per presentarci l'artista per la prima volta all'Opera di Roma: “Baratabas è uno dei protagonisti del teatro contemporaneo, - e questo si nota dagli articoli da Le Figaro a El Pais (N.d.R.) - che unisce visioni, danza e musica. Elemento centrale estremamente importante è la musica, che in questo caso proviene da uno degli autori rinascimentali di rilievo, lo spagnolo Tomás Luis de Victoria.”
Le parole del protagonista ed ideatore Bartabas ci introducono ancora con maggiori dettagli a quello che andremo a vedere da stasera: “Il nostro teatro, che si potrebbe dire in qualche modo zingaro, c'è da trent'anni, e la nostra sede fissa, vicino Parigi, conta 40 acavalli, ognuno scelto ed amato singolarmente. In questo spettacolo in particolare, con quattro cavalli, fra cui Horizonte, che ne ha 27 di anni, si è creato e viene rappresentato un rituale: che si incastona perfettamente con la musica gregoriana ed anche col silenzio, sui cui ballerà, con i piedi immersi nella sabbia, Andrés Marin, grandissimo artista del flamenco, e quindi senza i suoi soliti tacchi e la musica ritmata usuale. I significati profondi risuoneranno ancora più fortemente in quella che che elaborerà come una sorta di messa con i cavalli, in danza. Ed infatti le processioni e le flagellazioni che ruotano intorno al rituale centrale daranno un senso plurimo allo spettacolo. I cavalli nel mio teatro sono come il violino per un musicista, lo strumento che esprime in modo “immediato” le percezioni di chi lo suona. “
Una domanda a Bartabas chiede se gli animali sono intelligenti e lui risponde: “Gli animali non sono intelligenti nel senso “umano” del termine perché non hanno la consapevolezza della morte e per questo non si fanno le tipiche domande dell'uomo sul senso dell'esistenza però, proprio per questo, sono rimasti legati alle percezioni, da cui ci siamo invece allontanati noi. Gli esseri umani hanno dovuto creare un sistema di pensiero che permettesse l'esistenza di Dio e dell'arte proprio per rispondere a queste domande. Per tornare indietro, all'essenza, dobbiamo però tornare alle percezioni da cui ci siamo allontanati col “mentale”, a questo ci conducono gli animali, a riappropriarci di quello che percepiamo, attraverso la loro stessa purezza.”