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Teatro dell'Opera di Roma. Dal trepak di Nureyev al brivido di Forsythe
Al Teatro dell'Opera di Roma in scena quattro balletti di coreografi rinomati in tutto il Novecento, tra cui un'opera recentissima di Benjamin Millepied, salito alla ribalta con il grande schermo per le coreografie al film Il cigno nero di Darren Aronofsky. I Grandi coreografi di scena al Teatro Costanzi dal 26 febbraio al 2 marzo offrono una carrellata di ciò che la danza ha significato per Balanchine, Forsythe e Nureyev ed oggi con Millepied. Sulle punte l'étoile dell'Opéra de Paris e Direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma, Eleonora Abbagnato, tra le stelle sul palcoscenico.
Ad aprire uno dei massimi coreografi del Novecento: George Balanchine (1904-1983) con il balletto flessuoso e azzurrato di Serenade (1934) – soprattutto per i costumi di Barbara Karinska -. La danza si profila in quattro movimenti sulle note della Serenata in do maggiore per orchestra d'archi di Čajkovskij. Questa prima creazione americana del pietroburghese Balanchine (Georgij Melitonovič Balančivadze), ripresa qui da Ben Huys, e che condivise le prime esperienze all'estero con il compatriota Diaghilev nei celebri Ballets Russes, è di una raffinatezza estrema in cui i passi esigono il perfetto ordine di gruppo per ballerine e ballerini che abbiamo notato più precisi nella seconda parte in particolare, quando le figurazioni a tre di Amore e Psiche divengono evidenti tra Rebecca Bianchi, Marianna Suriano e Claudio Cocino.
Il secondo balletto, a firma del dimissionario dalla carica di Direttore di Ballo dell'Opéra de Paris Benjamin Millepied (Bordeaux, 1977) - il 4 febbraio scorso è stato sostituito su sua richiesta da Aurélie Dupont - con cui Eleonora Abbagnato ha lavorato negli anni di Roland Petit all'Opéra ed in seguito, titola Closer (2006; closer significa “più vicino” ma io tradurrei agevolmente con “intimità”) e proviene dall'ispirazione che Millepied ha ricavato dal brano Mad Rush (Fourth Series Part Four, per pianoforte solista, 1979) a firma del capofila del minimalismo musicale Philip Glass, e di cui esistono svariate versioni. In questo balletto che racconta di unioni e separazioni continue di una coppia cangiante nel loro aspetto intimo rielaborato dalle figurazioni, osserviamo la precisione senza limiti di Abbagnato accompagnata da Florian Magnenet, primo ballerino all'Opéra de Paris.
La coreografia di William Forsythe (New York, 1949), The Vertiginous Thrill of Exactitude (1996), ballata appunto “esattamente” come si dovrebbe, da Alessandra Amato, Eugenia Brezzi, Susanna Salvi e dai due ballerini Giacomo Luci ed Alessio Rezza, è stato un momento di fulgore completo per il balletto. I costumi di Stephen Galloway di viola e verde acido hanno "scolpito" corpi e movimenti dei ballerini, rallegrando e vivacizzando la coreografia ricca di figurazioni geometriche, di questa esplorazione e dimostrazione di cosa può essere la danza, in un continuo sprizzo di allegria parodica. Grandi applausi da parte del pubblico sulle ultime note della base registrata dall'Allegro vivace della Sinfonia n.9 di Schubert.
La meraviglia dei costumi del Covent Garden per il terzo atto di Raymonda (1983) a firma di Rudolf Nureyev (1938-1993) ripresa da Patricia Ruanne e Frédéric Jahn su musiche del russo Glazunov, ha esaltato uno dei paradigmi del balletto in costume: un modello moderno che richiama le sciarade, i balli di carattere, gli assoli virtuosi. Protagonisti in apertura la russa Anjella Kouznetsova nella parte della Contessa e Manuel Paruccini come il Roi (Re), che aprono con il trepak sontuoso sulle scene di Barry Kay, nel palazzo reale, dove Sara Loro ballerà una splendida danza russa con profili orientali nei passi sinuosi e sensuali nelle spoglie di Raymonda; Claudio Cocino negli abiti di Jean de Brienne è altrettanto preparato e brioso. Uno scroscio di applausi per questo ultimo balletto a chiudere egregiamente una serata esaltante.