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Teatro dell'Opera di Roma. Il fiume flessuoso di Ailey
Il Teatro dell'Opera di Roma risplende nel balletto contemporaneo con un trittico che parte da metà Novecento per arrivare ad una prima assoluta di Dwight Rhoden, creata reato appositamente per il Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma: dal 9 al 16 aprile, il trittico formato dalle coreografie dipinte sui corpi dei ballerini dell'Opera da Ailey, Limòn e Rhoden che calcano il palcoscenico con l'Orchestra del Teatro dell'Opera diretta da David Levi.
Direttore del Complexions Contemporary Ballet, Dwight Rhoden, americano e approdato alla danza nell'ultima fase dell'adolescenza, è stato primo ballerino dell'Alvin Ailey American Dance Theatre, ed ha creato coreografie tra le più variegate, da Prince e Lenny Kravitz fino al Teatro Marinskij di Saa Pietroburgo, dove ha portato una creazione assolutamente americana che ha le sue radici nell'Età del Jazz, il Great Gatsby. Per il Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma ha dipinto un balletto a più facce in cui i ballerini, al completo, si sono potuti mettere a confronto su un terreno spettacolarmente ginnico e continuo, sul fluire delle note della famosa Ciaccona di Bach – ma anche dalla Fantasia cromatica e fuga in re minore e dall'Adagio della Toccata in do maggiore – che l'ha ispirato altre volte per altre due creazioni. La musica stempera i movimenti di As it is... come in un esercizio di stile, dando il passo ai ballerini e allo stesso tempo lasciandoli liberi di creare quasi in un'improvvisazione. Tra tutti, lodiamo in particolare le due coppie formate da Annalisa Cianci e Claudio Cocino e Alessia Gay con Giacomo Luci. Il tappeto sonoro è eseguito dal vivo e perfettamente da Vincenzo Bolognese al violino e Antonio Maria Pergolizzi al cembalo, per un'atmosfera di intensa e fascinosa eleganza.
La pausa tra un balletto e l'altro ci dà il tempo di distoglierci dalla fantasia contemporanea di Rhoden ed immergerci nel segreto Othello di Limòn che si intitola The Moor's Pavane (1949), ispirato dalla musica cadenzata e di corte di Henry Purcell. E' come aprire uno scrigno e vedere il profilarsi dei quattro ballerini scoprire un tesoro di velluti e di tessuti flessuosi: la prima edizione fu danzata dallo stesso Limòn insieme a Betty Jones, qui, l'altezza di Damiano Mongelli gioca sapientemente insieme alla bravura per rivestire la parte, facendo coppia con un'eburnea Desdemona dell'étoile Gaia Straccamore, illibata sposa naïve tradita dall'amico del Moro, suo marito, e da sua moglie. Nelle altre parti Alessia Barberini e Giuseppe Depalo, nello spietato gioco dell'inganno del fazzoletto. La grazia di Gaia Straccamore fa il paio con l'insensato travisamento del Moro, virile Mongelli ed entrambi ben affiatati nella parte come l'altra coppia in giallo gelosia (Depalo) e aranciato abito, Alessia Barberini.
L'America del Mississipi, dell'Età del (grande) Jazz, dei primi cantori neri affermatisi negli anni '20 e '30 del Proibizionismo, fanno capolino iinsieme alla statura di Duke Ellington che allìepoca della creazione di Alvin Ailey (1970) era proiettato su una dimensione spirituale che si profila ampiamente e profondamente nella musica, e trascende lo stesso balletto creato da Ailey per l'American Ballet Theatre.
Fluisce il fiume, i corpi, la storia dell'America che cambia insieme ad una rivalsa dei neri che aprono le sponde del fiume con la musica proveniente dai canti africani – pensiamo agli spirituals - come da tradizioni rilette alla luce di un virtuosismo negli ottoni – la tromba di Louis Armostrong - ed infusero di un impressionismo ritmico – i “bianchi” Gerschwin, Ira e George, creatori del primo musical che raccontava la storia americana, neri compresi, l'indimenticabile evergreen Porgy & Bess – assolutamente unico. Fra tutti, che in questo lungo balletto contemporaneo rappresentativo dell'American Ballet Theatreper antonomasia, spicca Clifton Brown, che ne fa parte dal 1999 ed è qui nella doppia veste di ballerino e coreografo, e interpretando pregevolmente quella Spring che irrora di luce suadente l'intero balletto. In coppia con Gaia Straccamore dà la sua prova migliore: in un gioco di allontanamenti ed attrazioni sotto due luci parallele eppure così affini in prove di slanci impressi plasticamente tra la sua vigorìa e la grazia della nostra étoile, superba in ognuno dei suoi volteggi.