Teatro dell'Opera di Roma. L'assoluto virtuosismo di Bolognese diretto da Cobos

Articolo di: 
Livia Bidoli
Vincenzo Bolognese

Per la serie di concerti del Teatro dell'Opera di Roma presso l'Auditorium Conciliazione, il 20 aprile 2013 Jesùs Lopez Cobos ha diretto l'Ouverture di Weber dall'Euryanthe e Wagner: la Faust Symphonie ed il Preludio e l'Incantesimo del Venerdì Santo dal Parsifal, l''azione scenica sacrale” con cui Wagner ha salutato il mondo a lui coevo. Violino solista, l'eccezionale talento di Vincenzo Bolognese, Primo Violino di Spalla dell'Orchestra del Teatro dell'Opera, che ha eseguito uno dei più impervi tra i concerti per violino ed orchestra a firma di Jean Sibelius, il Concerto in re minore op. 47.

La fascinosa, spiritosa e trascinante ouverture dall'opera che per Weber all'inizio fu un vero fiasco per il libretto farraginoso di Helmina von Chézy, fu apprezzata invece da compositori come Schumann per le innovazioni che anticipavano i Leitmotive wagneriani quanto il creare un organismo solido e continuo senza le divisioni sistematiche tra i brani. L'Euryanthe (1823) di Cobos vibra per vivacità ed aitante scorre e si effonde tramite soprattutto il grande respiro degli archi. Ottima prova anche per gli archi gravi, in primis il Primo Violoncello di Massimo Tannoia.

Inizia con un lancinante richiamo dei violini in sordina mentre si erge maestoso e struggente l'accordo in re minore del Concerto per violino e orchestra op. 47 (1903-1904) di Jean Sibelius interpretato da Vincenzo Bolognese con grandissima e profonda liricità. Il Concerto fu tenuto a battesimo dall'autore stesso che dirigeva ad Helsinki il giovane violinista boemo Victor Novàcek, prima della revisione che Sibelius operò per la fredda accoglienza del pubblico e per l'osticità intrinseca del brano per il solista.

Brano intimamente romantico, ripecorre con spirito elevato gli stilemi ottocentesci – Mendelssohn, Brahms, Dvořák e Čajkovskij - innervandoli su vette di assoluto virtuosismo: i tre movimenti si snodano da un primo, Allegro moderato in 2/2, ad uno più cadenzato Adagio di molto in 3/4, fino ad un finale scrosciante con un Allegro ma non tanto in pieni 4/4. Il secondo movimento procede dai clarinetti fino ad un pizzicato degli archi per poi lasciare spazio al solista che intona una canzone mesta, seguito solo dal flauto. Il terzo movimento è come una danza popolare introdotta dal solista, rimanendo sempre legato all'organico dell'orchestra: il tema è corposo e trascinante e, fra terze, arpeggi e gittate virtuosistiche, si accende di trascendenza sulle note più acute, che Bolognese affila raffinatamente sul suo Mattia Albani del '600 con cui ha concesso un bis al richiamo plaudente del pubblico.

Mentre Wagner era dedito alla composizione del primo movimento della sua Faust-Overture  in re minore WV 59 (era il 1839-40 e la terminò nel 1855), era anche in procinto di scrivere Der Fliegende Holländer – per cui abbandonò il faustiano progetto di continuare dopo il primo movimento dedicato alla solitudine di Faust : tre anni dopo nondimeno diresse questa Ouverture proprio nella Staatskapelle di Dresda mentre Liszt, in un altro incrocio, la diresse nel 1852 a Weimar nella prima esecuzione dopo la prima di Dresda.

Nell'introduzione scura e magnetica dell'Ouverture wagneriana si respira, nonostante la brevità, il dramma, evocato con grande narratività soprattutto dai fiati e dagli ottoni dell'orchestra, preludendo al respiro sontuoso di ciò che avrebbe generato poi la grande “opera d'arte dell'avvenire” (le parole che Wagner adoperò per descrivere i suoi drammi musicali esplosi con clamore nel Ring).

Concepita per il teatro di Bayreuth (il Bayreuther Festspielhaus), il luogo di culto eretto secondo l’idea wagneriana sostenuta fortemente da Re Ludwig II di Baviera (1845-1886) anche finanziariamente, il Parsifal (1879), l’ultimo dei drammi musicali di Wagner, era la Bühnenweihfestspiel, la rappresentazione scenica sacrale che concettualmente rendeva l’apice wagneriano completo, sia nel senso di ciclo, sia nel senso musicale, innervandosi esso sul coacervo di motivi innestati nel Preludio, grande ed ampia prova che nelle pause racchiude l’anelito per l’infinito di matrice spiccatamente romantica (la Sehnsucht). Il suono dell'Orchestra del Teatro dell'Opera si presenta sincronico mentre la direzione, diversamente da Toscanini, è piuttosto morbida. Sia nel Preludio al Terzo Atto, sia nel seguente Incantesimo del Venerdì Santo si innestano i due motivi centrali di Parsifal e di Kundry, che verrà battezzata nel rituale evangelico: una grandiosa parte percussiva e degli ottoni chiude due brani che iniziano su un profilo altamente trascendente con dei pianissimi che ascendono verso l'alto a suggellare il senso intimo dell'opera.

Pubblicato in: 
GN24 Anno V 23 aprile 2013
Scheda
Titolo completo: 

TEATRO DELL'OPERA di Roma

Auditorium Conciliazione
Sabato 20 aprile, ore 20.00

Carl Maria von Weber, Ouverture da Euryanthe op.81
Jean Sibelius, Concerto per violino e orchestra in re minore op.47
Vincenzo Bolognese, solista
Richard Wagner, Eine Faust–Ouvertüre in re minore WV 59
Preludio e Incantesimo del Venerdì Santo da Parsifal

Jesús López Cobos, direttore
Vincenzo Bolognese violino solista
Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma