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Teatro dell'Opera di Roma. Un Rigoletto per l'Orchestra
Alla serata del 28 ottobre al Teatro dell'Opera di Roma con il Rigoletto in scena per la regia di Leo Muscato e la direzione di Renato Palumbo, si ode un grido: “Viva l'Orchestra!”, e dopo poco, “Viva il Coro!”, la platea ed i palchi applaudono tutti e forte, a quello che è l'accorato sapere che il Teatro dell'Opera di Roma va in scena con un'Orchestra ed un Coro licenziati in blocco circa un mese fa da un accordo tra Sovrintendente Fuortes, Sindaco Marino e Ministro dei Beni Culturali Franceschini. A me viene solo da piangere: se questa è la soluzione, allora non lo è.
Non può di certo essere Riccardo Muti ad avere fatto traboccare la goccia, non ci crediamo, nonostante la levatura del Maestro. Non crediamo nemmeno che un Teatro d'Opera come questo – differentemente da unioni filarmoniche come quella dei Wiener o dei Berliner, che hanno uno statuto completamente diverso e non formano un corpus unico con l'Opera – possa fare a meno di un'Orchestra o di un Coro stabili. L'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma inoltre stava acquisendo un livello di eccellenza che sarebbe maturato oltremodo col tempo, ed il Coro diretto da Gabbiani è un'eccellenza riconosciuta. Se la questione era quella degli scioperi e dell'indennità si doveva lavorare su quelli ed operare “gradualmente”: ripeto, questa non è una soluzione e tanomeno “politica”.
La serata è stata dedicata ad un'opera cupa e cattiva, quella del Rigoletto di Verdi tratta da “Le roi s'amuse” di Victor Hugo: è una storia scellerata tutta vincolata alla vendetta e ad una maledizione che colpisce prima di tutto gli innocenti, la Gilda interpretata da Ekaterina Sadovnikova è gorgheggiante in modo magnifico nei duetti col padre, il buffone e gobbo Rigoletto, servo del nefando Duca di Mantova, per cui le donne sono un diletto senza nessuno spessore, se non quello dell'inganno. Sostituito dal Duca di Mantova, in origine la parte era de re Francesco I, censurata perchè non poteva essere rappresentato un attentato non riuscito di regicidio.
La parte di Rigoletto è di Giovanni Meoni, superlativo nel ruolo e ben calibrato nella recitazione di un padre perfido con gli altri quanto affettuoso con la figlia, ma questa tremenda doppiezza che gli vieta la compassione la pagherà cara: Italo Proferisce, nella parte del Conte di Monterone, la cui figlia è stata colpita dall'onta per essere stata sedotta dal Duca, ed ora preso in giro da Rigoletto, servile buffone di corte, maledirà Rigoletto e la povera innocente Gilda morirà per un fatale scambio.
L'allestimento di Federica Parolini - che ruota attorno all'attenta direzione di Leo Muscato - presenta un metateatro con una sala da ballo ed un tendaggio che delimita la camera del Duca dove avvengono le seduzioni: intorno i cortigiani con una metaforica maschera da maiali ruotano intorno al Duca e a Rigoletto, rapendo la figlia Gilda a quest'ultimo scambiandola per la sua amante. Intanto il Duca, travestito da studente squattrinato, l'ha già sedotta con la complicità della sorvegliante Giovanna, interpretata da Marta Torbidoni. Piacevoli anche i duetti tra Duca – affascinante la voce di Piero Pretti - e Gilda, ma non trascinanti quanto quelli del padre con la figlia: degli unisoni che in tutta armonia procedono e raccontano di un affetto non ancora tradito involontariamente.
Nella parte del “vendicatore” che in realtà colpirà l'innocente, il “bravo” Sparafucile (bene nella parte Goran Jurić), fratello di Maddalena (la bella voce di Alisa Kolosova) – anche lei sedotta dal Duca e per cui avviene lo scambio fatale -: ed è proprio nell'Osteria, dopo che il Duca ha cantato la famosa aria “La donna è mobile”, una sorta di sardonico rivoltamento dei fatti, che Piero Pretti ben interpreta e che ci fa riflettere sull'incontestabile amarezza dei fatti: l'anima bella uccisa – per sua scelta sacrificale anche - per salvare l'infernale Don Giovanni senza scrupoli ed indifferente alla tragedia da lui discesa. Molto ben diretta l'Orchestra da Palumbo, all'altezza e trascinante, quanto il Coro da Gabbiani: una prova veramente ben riuscita e applauitissima dal pubblico tutto.