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Teatro dell'Opera di Roma. Le tre anime di Cenerentola
Il Teatro dell'Opera di Roma insieme al suo Corpo di Ballo mette in scena da giovedì 25 settembre fino al 5 ottobre la Cenerentola di Sergej Sergeevič Prokof'ev, con la coreografia di Derek Deane, l’Orchestra del Teatro dell’Opera diretta da Nir Kabaretti. L'astro della danza russa Maria Kochetkova nel primo cast insieme a Giuseppe Picone nella parte del Principe.
Cenerentola fu il secondo “ballo grande” di Sergej Prokof'ev dopo Romeo e Giulietta: la sua composizione, iniziata nel 1941, fu tormentata, e vide la luce al Bolshoi solo quattro anni dopo, nel nel 1945, con Galina Ulanova e Mikhail Gabovic, la coreografia di Zakharov e il libretto di Nicolai Volkov. Tre anni dopo avremo la coreografia di Frederick Ashton al Covent Garden con il Sadler's Wells Ballet, (odierno Royal Ballet, con Moira Shearer nella veste principale). La musica di Prokof'ev, le sue marcette prese da L'amore delle tre melarance, sono un tratto distintivo che forma un connubio indissolubile e qualifica la Cenerentola di Prokof'ev nel suo insieme vivace e brillantemente grottesco.
La favola di Perrault dal quale proviene la diretta ispirazione (noi abbiamo la bella traduzione arguta di Carlo Collodi), offre uno spunto a Prokof'ev per qualificare in modo molto preciso i singoli momenti della storia in senso musicale e sondarne psicologicamente i motivi: principalmente ne abbiamo tre, che riconosciamo come temi di Cenerentola, che si prefiggono anche di delineare il topos climatico di ogni atto.
Nel primo atto è ben rappresentato il tema della piccola Cenerentola umiliata nella casa del padre e le sorellastre che la dileggiano obbligandola ad occuparsi delle pulizie della casa. L'interno pensato da Michele Della Cioppa alle scene potrebbe essere una sala d'ingresso con un grande camino tipicamente russa e filologicamente attenta a corrispondere alle versioni primeve: è qui che la Kochetkova/Cenerentola, straordinariamente adatta alla parte tanto per le sue minute proporzioni quanto per la leggiadria nei movimenti, si muove abilmente evitando le proterve angherie delle sorellastre, dalla mimica aggressiva e vivacemente interpretate da Annalisa Cianci e Giovanna Pisani (che ha sostituito Viviana Melandri). Il primo atto presenta anche la figura della fata nelle vesti di mendicante: un brillio musicale e delicato la annuncia, è lei che aiuterà Cenerentola, l'unica che avrà compassione di lei. Nella parte ammiriamo la leggerissima Alessandra Amato che nel secondo atto conduce la piccola Cenerentola al ballo.
Il secondo tema che sceglie Prokof'ev per Cenerentola è quello che precede la sua partenza per il ballo: è lei sognatrice che danza col ventaglio sperando di potervisi recare, illuminando la rozza sala che tiene in ordine di una luce sopraffina, quasi mistica, su un Andante dolce che prefigura un valzer.
La fata che ritorna evoca una sospensione temporale che irrora di luminosità la stanza di Cenerentola e conduce alle sciarade danzanti delle Fate delle quattro stagioni. Affascinanti e ben cadenzate, si traducono per noi nella Primavera di Alessia Gay; l'Estate di Cristina Saso; l'Autunno di Roberta Paparella e il conclusivo Inverno di Marianna Suriano, supportate poi dai rispettivi partner di stagione. I costumi di David Walker per la fata Madrina Alessandra Amato, in un bianco scintillante e vaporoso, quanto quelli delle fate delle stagioni, sono assolutamente deliziosi, sullo sfondo di un giardino che si tinge di bianco, di rosa, delle tinte autunnali aranciate e di nuovo candore ablumato.
Il terzo tema è l'Allegro espressivo che ascoltiamo quando Cenerentola parte per il ballo e che fortemente risuona nel valzer col Principe – il valente Giuseppe Picone, che spicca per altezza sopra la minuta e virtuosa Maria Kochetkova – come risplendente di una dolce felicità. Poco prima avevamo riconosciuto un tema moderato da L'amore delle tre melarance, nel momento in cui si presentano gli invitati al ballo, tutti vestiti di blu e con l'agile Buffone di corte interpretato allo spigliato Alessio Rezza. Il pas de deux del Principe e di Cenerentola ha un momento finale perfetto, con una figurazione ed una combré raffinatissima di lei.
La terribilità del tempo scocca la sua ora: e tanti orologi battono la mezzanotte del ritorno obbligato di Cenerentola alla sua disperata condizione di partenza. Ormai però si è messo in moto un meccanismo che tutti conosciamo e condurrà il Principe, tra i Presto e gli Allegretti che lo sostengono, nella ricerca della proprietaria della scarpetta fatata. Il momento finale si svolge ricreato fra le stelle mentre un valzer lento ricopre di un pullulare briosamente tenero le figure di entrambe, attorniati dalle fate benedicenti di un bianco opalescente.
L'ottima conduzione di Nir Kabaretti ci ha fatto deliziare con una musica che è ben al di sopra di quelle create appositamente per il balletto, spiccando per una profondità insita e preludendo a quegli approfondimenti che desta la curiosa proiezione dei nostri turbamenti nelle favole, per questo indirizziamo verso la lettura di: Bruno Bettelheim, Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe (Feltrinelli, Milano, 2002. Tit. orig.: The Uses of Enchantment. The Meaning and Importance of Fairy-tales, Alfred A. Knopf, New York, 1976). In questo senso è sicuramente orientata una delle versioni più drammatiche di Cenerentola, la sarcastica versione con i visi di porcellana delle bambole di Maguy Marin, la Cendrillon presentata all'Opéra de Lyon nel 1985, qualche anno dopo al Teatro Olimpico di Roma. In quest'ultima le dissonanze strumentali e quegli aspetti ironici e grotteschi sottolineati da Prokof'ev sono ben in rilievo. Possiamo citare ancora la versione di Nureyev con Sylvie Guillem del 1987 e, negli stessi anni, del coreografo Loris Gai con Beppe Menegatti alla regia e Carla Fracci nel ruolo di Cenerentola.