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Teatro dell'Opera di Roma. Trittico di danza del XX° secolo
Al Teatro dell'Opera di Roma dal 3 maggio 2011 (repliche il 4, 6, 7 e 8) è andato in scena un interessante programma dedicato a coreografie di Bejart, Balanchine e Robbins intitolato Trittico Danza.
Le recite sono state tutte fuori abbonamento ma abbiamo notato, che non solo il teatro era pieno, ma che anche il botteghino era affollato di persone che cercavano i biglietti, segno inequivocabile dell'interesse suscitato dalla danza. Il programma ha presentato coreografie che, pur appartenendo al repertorio moderno el secolo scorso, sono ormai divenute anch'esse dei classici.
Ha aperto lo spettacolo Walpurgisnacht Ballet, dalla musica per i balletti del Faust di Charles Gounod. Balanchine, che giovanissimo collaborò con i Ballets Russes di Djaghilev e fu creatore con l'Apollon Musagète dello stile neoclassico, coreografò più volte questa musica: nel 1925 per la rappresentazione dell'opera all'Opéra de Montecarlo con i Ballets Russes, successivamente nel 1935, quando fu maître de ballet al Metropolitan Opera, sempre per il Faust e così pure nel 1945 per l'Opera Nacional di Città del Messico.
Nel 1975 Walpurgisnacht Ballet fu coreografato per il Faust al Théâtre National de l'Opéra e danzato dalla compagnia di danza del teatro, poi nel 1980 debuttò come coreografia indipendente al New York City Ballet; questa è la versione ripresa da Ben Huys. In Walpurgisnacht Ballet Balanchine esalta nel movimento fluido, plastico e stilizzato dei ballerini il colore,il ritmo e la sensualità della musica di Gounod; il balletto è astratto dal contesto ma è molto più coinvolgente di molte coreografie viste per il Faust.
La Compagnia di danza dell'Opera di Roma ben preparata da Ben Huys, ha affrontato con sicurezza, precisione e scioltezza questo balletto molto complesso e difficile; bene i solisti Alessandra Amato, Damiano Mongelli e Roberta Paparella. È stato poi eseguito il Tchaikovsky Pas de Deux basato sulle musiche composte per il terzo atto de Il lago dei cigni che, mai pubblicate nella partitura, non erano conosciute da Petipa e Ivanov che usarono, per il famoso pas de deux del Cigno nero, musiche del primo atto. Nel 1953 negli archivi del Teatro Bolš’oj si trovò questa parte della composizione e Balanchine riusci ad avere il permesso di utilizzarla per una sua coreografia per il New York City Ballet.
Ben Huys ha montato anche il Tchaikovsky Pas de Deux che riassume in sé la concezione della danza di Balanchine nei movimenti espressivi e nella perfezione formale dei passi; un balletto che richiede agli interpreti una tecnica ardua, necessaria all'espressione: nell'esecuzione, Alessia Gay e soprattutto Giuseppe Picone, non ci hanno convinto né coinvolto.
Si è proseguito con In the night, coreografia di Jerome Robbins - ripresa da Ben Huys - basata su quattro diversi Notturni di Frédéric Chopin - vedi locandina - che sono stati efficacemente interpretati al pianoforte da Enrica Ruggiero. Questo balletto, che si ispira alla tecnica accademica ed è influenzato dalla visione di Balanchine, è imperniato sulla narrazione dei sentimenti di tre coppie che si alternano fino a chiudere insieme nel finale.
La prima coppia si esprime con gesti che evocano un sentimento tenero e intenso, ben interpretati da Roberta Paparella e Manuel Paruccini, che ha dimostrato ancora una volta un'ottima capacità espressiva. Alessandra Amato e Damiano Mongelli sono stati tecnicamente impeccabili nella seconda coppia. Nella terza coppia è descritto un rapporto molto drammatico e contrastato reso in modo struggente e coinvolgente dalla grande bravura tecnica ed interpretativa di Gaia Straccamore e Mario Marozzi. Segnaliamo anche gli splendidi costumi disegnati da Antony Dowell.
Ha concluso Gaîté parisienne suite dalla coreografia di Maurice Béjart su musica di Jacques Offenbach. Nel 1938 Léonide Massine creò Gaîté parisienne, un balletto ambientato all'epoca di Napoleone III per i Ballets Russes de Montecarlo con una suite di musiche tratte da: La Vie parisienne (La vita parigina), La Périchole, Orfeo agli Inferi e I racconti di Hoffmann.
Diversamente dalla coreografia di Béjart, basata sulla stessa musica, è ampiamente autobiografica e narra, in modo onirico e scherzoso, del suo arrivo a Parigi per studiare. Iniziando ironicamente davanti ad una culla intorno a cui si avvicendano le presenze di ballerini, notiamo una citazione ironica della Bella addormentata, la voce di Madame, l'insegnante di danza, interviene infatti ammonendo duramente e ricordando che il lavoro incessante e faticoso è necessario per la danza.
Piotr Nardelli e Micha van Hoecke, direttore del Corpo di ballo dell'Opera, che, nel Ballet du XXèmè Siècle interpretò il ruolo di Offenbach proprio a Roma nel 1980, hanno ricostruito la Suite del balletto. Il corpo di ballo ha interpretato efficacemente la coreografia sia nelle singole parti che in quelle di assieme. Il pubblico ha gradito l'intero spettacolo applaudendo a lungo anche a scena aperta.