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Teatro dell'Opera di Roma. Verdi à quadrilles
Al Teatro dell'Opera di Roma un omaggio a Verdi con le parti di danza dalle sue opere: da Don Carlos ai Vespri Siciliani, e diretti da David Garforth, le coreografie di Micha van Hoecke hanno irrorato il palcoscenico del Costanzi dal 15 al 19 aprile. L'étoile del Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma Gaia Straccamore, danza insieme al Primo Maître Denys Ganio e ai primi ballerini Alessandra Amato, Riccardo Di Cosmo e Manuel Paruccini.
Sullo sfondo un Verdi replicato alla Warhol presenta un Alessio Rezza nella parte del Giovane violinista di strada che fa la parte del pescatore di perle; è lui ad introdurre il Don Carlos, e la festa dove si svolge Le Ballet de la Reine al terzo atto, ambientato nei giardini di Valladolid. La prima di questo Grand-Opéra richiesto da Parigi, si è data l'11 marzo de 1867 alla Salle Le Peletier del Théâtre de l'Académie Impériale de Musique, l'opera trae ispirazione dall'omonima tragedia di Schiller. La parte danzata è il balletto della Pérégrina con l'allegoria della perla, che dovrebbe trasformarsi nella gemma più risplendente di Spagna, ovvero la Regina Elisabetta di Valois, sposa di re Filippo II di Spagna. Il lirico Andante cantabile presentato dal violino solista introduce alla prima coppia Don Carlo/Claudio Cocino e la Principessa di Eboli/Annalisa Cianci, molto bravi e leggeri; mentre la seconda coppia PhilippeII/ Giuseppe Schiavone e la Principessa de Valois/ Marianna Suriano, quasi si contrappongono per l'andatura assertiva di lei: lo scambio di principesse è scoperto ed è ben coreografato da Micha van Hoecke, con espressione nei movimenti e sottolineiamo la bravura delle due ballerine nei loro ruoli.
Da I Masnadieri, viene tratto un petit morceau che delinea l'asprezza delle perdite con un Denys Ganio nella parte di un vecchio nostalgico e l'Anima interpretata con estremo coinvolgimento da Gaia Straccamore: perle di lacrime come prima erano perle di Spagna a rappresentare Re e Regine.
Macbeth e la danza di Ecate sono a mio avviso il balletto più riuscito insieme a I Vespri Siciliani. Già previsto nella versione anche italiana (molti balletti vennero introdotti da Verdi su richiesta dei committenti francesi che lo prevedevano come Intermezzo per far approdare in teatro i nobili giunti dopo cena e per dar respiro al pubblico); la seconda scena del secondo atto presenta un sabba di streghe e stregoni con a capo Ecate, la Regina della Notte, splendidamente nella parte Alessandra Amato. Un cupo e lento Adagio la introduce per poi dar luogo ad una danza macabra in cui le forze della notte si scatenano in un valzer irretito dalla luna nera che scende dall'alto a governare il consesso di streghe.
Jerusalem, il rifacimento dei Longobardi alla prima crociata, è un divertissement all'epoca coreografato da Joseph Mazilier e che qui si stempera in una sala prove per ballerini con Manuel Paruccini, magnificamente sensuale chef de file, e le Ballerine Loro, Suriano, Pisani, Gay, Baletti e Gaudenzi, che prendono lezioni con il quadro di Degas della Jeune Chanteuse che fa da eco pittorico-scenografico ai loro passi. Di estrema raffinatezza, rimane in un clima di attesa con Riccardo Di Cosmo nella veste di Maestro di Ballo di adulte e giovanissime ballerine.
Un altro breve intervallo è Arrigo, tremebondo doppio tra il ventriloquo con le maschere di Paruccini ed il fisarmonicista Mario Stefano Pietrodarchi, che insieme prospettano un misterico passaggio in un aldilà sconosciuto.
La seconda parte dello spettacolo è la più verdiana di tutte, con I Vespri Siciliani e le loro Quattro Stagioni stemperate in balli accademici e Gaia Straccamore meraviglioso giglio bianco in coppia con un aitante Alessandro Macario. Il passo che Verdi nel 1855 scrisse per Claudia Cucchi si apre con l'allegoria delle stagioni al quarto atto: l'evocativo inverno lascia il posto ad un vigoroso valzer – l'Allegro vivo della Primavera – e poi la Siciliana dell'Estate, per poi andare a tempo di marcia sull'Autunno. La seconda coppia formata da Alessia Gay e Claudio Cocino è all'altezza della prima per brillantezza e fulva leggerezza, e le quadrilles del ballo generarono un successo allora che ancor oggi si dimostra trascinante nella sua briosa eleganza.