Supporta Gothic Network
Teatro Eliseo. Mrs Warren ed il colore dei soldi
Al Teatro Eliseo per inaugurare la stagione, uno dei più caustici, sardonici, pungenti capolavori di George Bernard Shaw: La professione della signora Warren. Con una straordinaria Giuliana Lojodice nella parte principale e Federica Stefanelli in quella della ben pasciuta figlia Vivie, sul palcoscenico ci sono, fino al 9 novembre prossimo, Giuseppe Pambieri nella parte di Sir George Crofts e Pino Tufillaro in quella di signor Praed: il tutto condito dalla sapiente regia di Giancarlo Sepe.
Cominciamo col citare la signora Warren, in modo da spiegare subito che la sua “professione”, la più antica del mondo, è piuttosto remunerativa: “I soldi, da qualsiasi parte vengano, sono sempre soldi”. Questo naturalmente lo dice a Vivie, sua figlia, che fino alla sera in cui lei arrivacon Crofts e Praed, due suoi amici di vecchia data, non ne è a conoscenza. La scoperta avverrà per gradi, con un lungo dialogo a due in cui la madre confessa alla figlia che, per uscire da una situazione di indigenza, e su consiglio e coadiuvo della sorella Liz che l'ha anticipata, si è avviata alla prostituzione. Non solo, ha costruito una specie di impero piuttosto lucrativo di cui a capo ci sono lei e il sinor Crofts, socio di maggioranza.
In un cornice da anni '50 che sembra uno studio cinematografico con luci e proiettori, - la scenografia è a cura di Carlo De Marino, e con le musiche ben dosate ed originali di Davide Mastrogiovanni e Harmonia Team -, si svolge questo dramma che George Bernard Shaw ha scritto nel 1893 in tempi non sospetti come quelli di oggi, e la prima a teatro vi è stata nel 1902. Bravi gli attori in questa versione piuttosto filologica della “commedia sgradevole” (secondo le parole dello stesso Shaw faceva parte delle “commedie sgradevoli”) per argomento e svolgimento. Alla base vi è infatti il concetto di generosità e di ingratitudine: la prima della madre verso la figlia e la seconda viceversa.
Vivie si è infatti laureata a Cambridge grazie ai soldi che la madre ha guadagnato con la sua professione ed una serie di alberghi in attività: sarà il perdurare della “professione” in senso di organizzazione da parte della signora Warren, che appare inaccettabile alla figlia, nonostante sia stata mantenuta proprio da questa. Al conciliabolo si aggiungono Frank, opportunista che vuole sposare Vivie per il patrimonio e suo padre, il reverendo Samuel Gardner, con capelli bianchi e lunghi ed di aspetto e vestiti dark, che ha avuto una relazione con la signora Warren e di cui loda il comportamento inappresensibile nonostante si scoprirà che Frank è proprio il figlio della loro relazione.
Quel che colpisce di più è il gelo calcolatore ed indifferente della figlia, aldilà dell'ipocrisia di fondo ben raccontata da una citazione dal dramma: “Non c'è segreto che sia meglio custodito di quello che tutti indovinano”, in quanto tutti immaginano che nel passato della signora Warren vi sia qualche segreto. Vivie è dura ed indifferente all'amore della madre cui rimprovera di non aver lasciato il commercio avviato per costruirsi una vita che non vi avesse più a che fare; ingrata della laurea in matematica e della vita lussuosa che ha potuto condurre grazie ai proventi della “professione”. La accusa di incoerenza e conformismo perché ha nascosto la sua “professione” pur continuando a guadagnarci: ma a noi viene il dubbio che sia proprio il contrario, e cioè che sia Vivie che, non andando aldilà del suo naso, di quei conti e quelle cifre che saranno il suo lavoro, e su cui è sempre curva, sia legata ad una morale che non fa differenza fra “intimi” e gente comune, e che per i primi non si possano infrangere certe regole ipocrite e da luogo costume.