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Teatro Eliseo riapre col ruggito della tigre di Barbareschi
La riapertura del Teatro Eliseo ci riempie di gioia e di euforia. In pochi mesi di lavoro febbrile è stato riconsegnato alla città un'eccellenza che negli ultimi anni era decaduta in un grigiore tipico dell'incuria che ormai regna sovrana nella vita culturale capitolina.
Il merito di questo cambio di rotta è del vulcanico e pragmatico Luca Barbareschi che nella duplice veste di impresario e direttore artistico ha traghettato questa storica struttura fuori dalle sabbie mobili e complice un cartellone brioso e rigoroso ha inaugurato il 29 settembre la stagione con una rappresentazione coraggiosa e brutale stiamo appunto parlando di Una Tigre del Bengala nello Zoo di Baghdad, testo del giovane autore Rajiv Joseph (finalista premio Pulitzer 2010) dove scandaglia tutte le problematiche che la guerra comporta.
Due marines durante l'invasione degli Stati Uniti in Iraq sono messi di guardia alla gabbia della tigre del Bengala (Luca Barbareschi) che, succube del suo vorace istinto, stacca la mano a uno dei due soldati che lo sbeffeggiava. L'autore da questo pretesto si immergerà nei luoghi reconditi più bui della psiche umana. In questo viaggio agli Inferi ci accompagna lo spettro della tigre interpretato da un Barbareschi in stato di grazia, modulando ironia e sarcasmo con una maestria impareggiabile aiutato da un testo smagliante e filosofico con dialoghi al vetriolo, che aprono ferite nella carne viva dei duellanti. E' uno scenario dantesco dove orrore, dolore e speranza si rincorrono con una fisicità e un ritmo da montaggio cinematografico.
La tigre siamo noi umani sempre in bilico tra alto e basso, bontà e ferocia, istinto e ragione, duali e speranzosi di un dio che neghiamo ma che ci necessita sempre di più. La pièce non lascia mai un attimo di respiro e pone quesiti continui in un viaggio all'Inferno con bagliori di Eden tra abisso e redenzione.
La scenografia medio-orientale è suggestiva e pertinente è un supporto incantato per continui rimandi e riflessioni. La musica di Marco Zurzulo ci accompagna sinuosamente in quei luoghi. Un lavoro a volte macabro e infarcito di turpiloquio ma efficacemente attuale. Ottimo il cast dove il demiurgo Barbareschi viene spalleggiato dai meritevoli Denis Fasolo e Andrea Bosca.
Infine voglio ricordare che le iniziative collaterali sono molteplici. Si comincia il 4 Ottobre con le matinèe domenicali con musiche di Ravel realizzate in collaborazione con Santa Cecilia e inoltre incontri culturali lunedi 5 con Cristina Giudici. Che altro dire se non congratulazioni, ora il testimone passa al publico che si è rivisto consegnare l'Eliseo e il piccolo Eliseo per farci ancora sognare.