Supporta Gothic Network
Teatro Municipal di Santiago del Cile. Il Don Giovanni di Mozart, l'opera delle opere
Giustamente definito da Richard Wagner "l'opera delle opere", il Don Giovanni di Mozart, presentato per la prima volta a Praga nel 1787, e dal 16 al 27 aprile al Teatro Municipal de Santiago del Cile in una nuova produzione, è un vero pezzo di architettura musicale e teatrale. Un'opera che per la sua ricchezza concettuale e portata estetica è quasi intoccabile e che al momento di portarlo in scena si rivela una vera sfida al talento e all'immaginazione per qualsiasi regista.
L’opera, su libretto di Lorenzo Da Ponte, ha le sue radici nell'archetipo del libertino, brillantemente ritratto da Tirso de Molina nella sua opera El burlador de Sevilla, un essere dispotico che, dalla sua posizione di privilegio economico e sociale, è un vero predatore. Rappresentazione dal vivo di un impenitente che transita verso la sua tragica fine senza segni di pentimento o riconoscimento del male causato sul suo cammino.
Nelle mani di Da Ponte, la storia assume un tono fortemente moraleggiante, con la creazione di una galleria di personaggi molto rappresentativi della condizione umana. Il libertino è l'asse attorno a cui ruotano argomenti come l'amore, l'abuso, il sesso, il machismo, la sottomissione e la vendetta, che ancora oggi, nonostante i cambiamenti delle società, non perdono di attualità.
Mozart esalta la qualità del libretto con una delle più grandi costruzioni musicali create fino ad oggi, una colonna sonora che sembra esaurire tutte le possibilità espressive, dalla commedia più acuta alla più “tragica” tragedia, passando attraverso momenti di emozione rapita e lirismo. Una vera architettura musicale che non può non essere catalogata come perfetta. Un lavoro che costituisce sempre una grande sfida e con il quale ha aperto la sua stagione lirica 2018 il Teatro Municipal di Santiago.
Sei anni fa Don Giovanni aveva fatto tappa su questo stesso palcoscenico in una curiosa versione gotica ispirata al Dracula del regista Francis Ford Coppola. L’attuale allestimento però non ha il picco originale di allora; una sorta di cassa armonica, popolata da tante aperture laterali, costituisce uno scenario "unico" per tutti gli ambienti in cui la trama ha luogo. Questa unicità sottrae possibilità espressive in termini di teatralità e pone tutto il peso della messa in scena sul cast. Pur capendo il tono di "teatro nel teatro" che ha cercato di inscenare il regista Pierre Constant (Don Giovanni apre e chiude il sipario, i giochi di luce che amplificano le tensioni e i lirismi), questa direzione ha inficiato le possibilità espressive dei personaggi e ha impoverito la vicenda, date tutte le opportunità di enorme teatralità che l'opera contiene. Una regia forse più vicina a una versione in forma di concerto, che a una produzione teatrale.
Il cast internazionale, ha risposto con grande "solvibilità" alle enormi richieste di questo lavoro. Alla testa c'è il baritono turco Levent Bakirci: il suo antieroe mette in evidenza i lati più odiosi del suo personaggio, è arrogante, spietato, crudele e violento, e riesce a combinare molto bene questi elementi con una fiera e furba galanteria. Bakirci ha un timbro chiaro, robusto e un volume generoso, ha agilità e chiarezza che si manifestano nei recitativi… Un maledetto e galante Don Giovanni.
Da parte sua, il baritono francese Edwin Crossley-Mercer si è unito al padrone, anche se il suo Leporello accusa una recitazione piuttosto rigida e un picaresco non molto spiritoso. La Doña Anna dell'americana Michelle Bradley è credibile e impegnata, anche se il suo volume generoso è spesso eccessivo per una cassa armonica delle dimensioni del Municipale. Questo, insieme a una linea di canto piuttosto lontana dallo stile del M° Cremonesi, porta forse a pensare che la cantante sia più adatta ad altri stili e ad altri compositori magari più vicini al diciannovesimo secolo che al diciottesimo.
Eccellente Don Octavio, Joel Prieto che si mostra a suo agio sia nel carattere sia nello stile, esibendo una recitazione drammatica, senza perdere l'eleganza. Doña Elvira del soprano cileno Paulina González è notevole. Da un'entrata energica e arrabbiata alla ricerca del beffardo, alla sconfitta finale del sapersi irrimediabilmente innamorata di chi mente e la imbroglia costantemente, González disegna con credibilità scenica e vocale, un ruolo emblematico nella produzione di Mozart. Il suo canto ha forza e carattere, e riesce a entrare nella musica esattamente con quel piglio richiesto dal regista.
La soprano cilena Marcela González completa il quadro di qualità con una Zerlina vocalmente corretta, secondo le esigenze di Cremonesi; mancano forse un po’ di malizia e accento popolare per differenziarsi bene da Doña Ana e Doña Elvira. Il Masetto del basso-baritono cileno Matías Moncada è molto convincente, un amante virile, sanguigno e molto dignitoso di fronte agli abusi di Don Giovanni. La voce di Moncada, oggi, è tra le migliori del Cile.
Non delude quindi questa partenza della nuova stagione del Teatro Municipal che vedrà titoli originali quali Lulu di Alban Berg e una prima assoluta con El Cristo de Elqui del compositore cileno Miguel Farías.