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Teatro Nazionale. Il Ghetto umano e vitale di Mario Piazza
Ghetto, il balletto creato da Mario Piazza, è approdato anche a Roma, al Teatro Nazionale interpretato dal Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera, che ha dato vita alla coinvolgente coreografia, di cui Gaia Straccamore e Manuel Paruccini sono stati i trascinanti protagonisti. L'articolo si riferisce alla recita del 28 febbraio 2014.
La coreografia è nata nel 2002 al Teatro dell’Opera di Sofia, ha girato in Europa raggiungendo le cinquecento repliche ed è stata premiata a Londra, dall’European Association for Jemish Culture in Europe, per essere uno dei migliori progetti coreografici a tema ebraico. Ghetto non racconta una storia ma è l'esaltazione della spirito vitale che, al di là delle persecuzioni e delle tragiche vicende, ha permesso non solo agli ebrei ma anche a zingari e neri di sopravvivere. La coreografia, che fonde armoniosamente la danza classica e la moderna, sottolinea nelle scene di insieme i forti legami esistenti tra i membri della comunità, in cui si condividono dolore, paura ma anche ironia, voglia di vivere e speranza.
Piazza ha scelto per questo suo lavoro la musica Klezmer, e oltre a Gelem, Gelem, inno del popolo Rom, ci sono citazioni dalla colonna sonora che Goran Bregović scrisse per Underground (1995) film di da Emir Kusturica, vincitore della Palma d'oro al Festival di Cannes. Queste musiche che accolgono tradizioni di popoli diversi rielaborandole, sono il simbolo del contrario del ghetto, un posto chiuso senza contati con l'esterno, in quanto rappresentano il dialogo creativo, che scaturisce dall'incontro di culture diverse. Il rapporto tra queste musiche e la coreografia, è perfettamente riuscito, trascinante e coinvolgente nella rappresentazione delle passioni, del dolore e delle gioia e della vitalità dei personaggi.
La Tikvah, (la speranza) - La Speranza (HaTikvah) è anche il titolo dell'inno israeliano - guida e conforta i personaggi, partecipe dei lutti e della gioia. La scena, in cui è rappresentata la rinascita della speranza dopo la strage, può essere uno dei tanti pogrom o la Shoah, è molto coinvolgente grazie alla bravura e all'intensa interpretazione di Gaia Straccamore, un'artista duttile e versatile, capace di calarsi agevolmente nei ruoli più diversi. Gaia Straccamore è stata nominata il 5 gennaio 2014 “étoile” del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma, un riconoscimento meritatissimo per la sua carriera artistica al Teatro dell'Opera di Roma.
Altro personaggio chiave è il Rabbino Capo, guida spirituale e anima del ghetto, gli a solo a lui dedicati lo tratteggiano nella sua umanità e ironia, così come le scene trascinanti con gli altri rabbini, un vivido ritratto che sembra tratto dagli scritti di Isaac Bashevis Singer. Manuel Paruccini ha dato vita al Rabbino Capo con passione e ironia, rendendo efficacemente il personaggio; la musica trascinante e viscerale ha trovato in lui un interprete ideale. Il passo a due, Tikvah e Rabbino Capo è stato un altro momento particolarmente riuscito grazie alla completa intesa tra i due interpreti, la loro bravura e sensibilità ha reso l'interpretazione dei due artisti estremamente coinvolgente.
Gli sposi, Sarah e David, come la Tikvah e il RabbinoCapo, evocano l'universo iconografico di Chagall. Alessia Gay e Alessio Rezza ne sono stati gli efficaci interpreti, sia nei passi a due che negli a solo, in cui sono presentati nei diversi stati d'animo: nella felicità come nel dolore straziante. Alla riuscita dello spettacolo ha contribuito la buona prestazione del corpo di ballo, insieme alle scene semplici, ma coloratissime grazie alle belle luci di Patrizio Maggi, ai costumi di Anna Biagiotti, funzionali e insieme eleganti e appropriati. Applausi calorosi durante lo spettacolo da parte del folto pubblico presente che alla fine ha chiamato più volte gli interpreti alla ribalta.