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Teatro Olimpico. Le luci multicolori dei Mummenschanz
Un palcoscenico tutto nero che si inonda di strani oggetti ingigantiti e colorati: tubi, rane dalla lingua oblunga, maschere greche che si trasformano in animali danno vita ai Mummenschanz, che hanno appena festeggiato al Teatro Olimpico di Roma, con la prima del 3 maggio 2013 e fino al 12, i loro “primi” 40 anni di mise en scène. Nati nel 1972, i quattro artisti svizzeri partecipano con le loro creazioni al Festival Internazionale della Danza organizzato dall'Accademia Filarmonica Romana presso il Teatro Olimpico.
Chiamati dalla stampa Les musiciens du silence per la loro mancanza di sfondo musicale nelle loro peregrinazioni artistiche sul palco (ed un po' in effetti manca quel tessuto che tanto connette e dà spazio al ritmo che colpisce e guida l'orecchio intuitivamente), i Mummenschanz sono composti da due direttori artistici: Floriana Frassetto e Bernie Schürch, che riempiono e condiscono il palco di creazioni metamorfiche insieme a Philipp Egli, Raffaella Mattioli, Pietro Montandon (Bernie Schürch invece non calca il palco).
In tournée internazionale dal 2012, presentano una serie nutrita di numeri che si intervallano l'uno dopo l'altro, condendo il palco tutto nero di svariati colori provenienti da attrezzi riciclati, come i tubi gialli che mimano un verme gigantico che gioca con la palla; una ranocchia con lingua lunga e rossa che gioca con un pupazzetto a forma di piovra che rotola prima dentro e poi fuori dalla sua enorme bocca; un numero incredibile di maschere, da quelle tipiche della tragedia greca fino a comporre col pongo musi di animali. Uno spettacolo che si è inoltrato fra il pubblico, soprattutto di bambini, estremamente divertiti dal coinvolgimento in attività ludico teatrali sull'ampio palcoscenico del Teatro Olimpico.