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Teatro Olimpico. Meraviglie barocche nell'Aria
L'Accademia Filarmonica Romana ha aperto con una prima assoluta la stagione 196° il 6 ottobre, e fino al 16 presenta il nuovo spettacolo di Emiliano Pellisari e della sua NoGravity Dance Company con un ensemble barocco per la prima volta dal vivo sul palcoscenico insieme ai danzatori. Il Roma Barocca Ensemble guidato dal Maestro Lorenzo Tozzi si fonderà con le coreografie di Emiliano Pellisari & Mariana Porceddu al Teatro Olimpico di Roma.
Quella di Emiliano Pellisari & Mariana Porceddu è una delle poche compagnie che, per la sua eccezionalità, è stata invitata anche in Russia, a Mosca nel 2005 ha presentato Daimon, e più di recente è stata invitata a Pechino. Questa straordinarietà risiede proprio nella loro coreografia “senza gravità”, in cui i ballerini letteralmente “fluttuano” nell'aria, questa volta non da soli ma in compagnia di un intero complesso barocco che, insieme al suo direttore artistico e musicale, ill M° Lorenzo Tozzi, si è librato insieme a musicisti e cantanti, dal sopranista che abbiamo visto di recente grazie ad un fortuito ritrovamento collazionato dal M° Tozzi di Eco e Narciso di Scarlatti, che qui invece troviamo nella veste dell'Adagio di Alessandro Marcello.
Nei fluttui barocchi abbiamo ammirato agitarsi una gigantica farfallona interpretata dal leggiadro sopranista Angelo Bonazzoli, nella formazione del Roma Barocca Ensemble insieme a Tozzi al cembalo – oltre che in veste di direttore – e la compagine, velata a volte dalle scene sulfuree – sembra di sbirciare attraverso tendaggi setosi e fumi inebrianti – comprende alla voce la soprano Susanne Bungaard, che eseguirà un duetto divertente ne La serva padrona di Pergolesi. Per la compagine musicale invece abbiamo Prisca Amori e Corrado Stocchi al violino; Matteo Scarpelli al violoncello; Carolina Pace per il flauto e l'oboe ed infine Stefano Maiorana alla tiorba e alla chitarrina, a formare un ensemble completo di strumenti originali che dettano un'atmosfera placidamente rarefatta come in un antico altrove lungo due secoli, dall'Orfeo di Monteverdi che data 1607, fino al Trillo del diavolo di Tartini del 1713 e lo Stabat Mater di Pergolesi (1735).
L'evoluzione coreografica e musicale si compone di tredici quadri, come a segno apotropaico del quale si dichiara fermamente convinto Pellisari che, insieme a Proceddu, hanno composto una serie di coreografie che giocano intorno ad un bianco eburneo fluttuante come le “arie” che andiamo ascoltando, mentre i costumi si allungano sulle tele immaginarie dipinte dai ballerini mentre si arrampicano agevolmente nell'aria su un fondo cobalto. Un “teatro delle meraviglie” appunto, che trae ispirazione dalle fantasie meccaniche dei teatri del seicento, dove l'illusione è la vera padrona insieme alla Taranta di Kircher e alla Follia nelle sue stravaganti rielaborazioni.
L'incanto che deriva da questa visione rende palpabili le forme in assenza di gravità, come uan camminata nel regno dei cieli, in quel Paradiso che Pellisari ha raccontato in uno spettacolo precedente, rinveniamo quel culto per la sorpresa ricca di sfumature; per il gioco raffinato senza soluzione di continuità come a condurci per mano fra quelle nuvole che i danzatori mettono in scena con il loro librarsi, a catturarne ogni folata d'Aria.