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Teatro Olimpico. A passo di danza tra Mediterranea e Carmen
Con la Festa della Donna l'8 marzo, il Festival Internazionale della Danza di Roma della Filarmonica Romana e Teatro Olimpico si inaugura con due balletti di due coreografi italiani riconosciuti internazionalmente: Carmen di Amedeo Amodio e Mediterranea di Mauro Bigonzetti. Si parte con Carmen, la gitana di Bizet in una rilettura di Amodio, l'8 marzo – repliche anche il 9 ed il 10 marzo; si prosegue con Mediterranea, con la coreografia firmata da Bigonzetti, il 10 e l'11 marzo in due repliche.
La coreografia di Amodio nasce da una rilettura après l'opéra; la compagnia,una volta terminata l'opera, si ritrova a tu per tu con i fantasmi appena messi in scena, in forma di ricordi, di danze, di quella vita autentica e sensuale perfettamente rappresentata da Carmen sulla scena. Un trionfo in veste di Eros e Thanatos insieme, per lei e Don José: da una parte abbiamo il corpo algido, longilineo nella sua semitrasparenza evanescente, soprattutto nell'abito bianco dell'introduzione e del finale, della prima ballerina albanese Anbeta Toromani, ballerina classica nata a Tirana, che ha fatto parte del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Tirana, e giunta in Italia tramite il talent show di Amici. Dall'altra parte abbiamo lo scultoreo Don José di Amilcar Moret, ballerino cubano di tenore internazionale, anche lui catapultato sul palcoscenico teatrale tramite Amici, e partner di Rosella Brescia nella Carmen di Luciano Cannito.
I due protagonisti di Carmen sono fortemente contrapposti, sia per fisico sia per espressione corporea: mentre la Carmen della prima ballerina Anbeta Toromani, dalla carriera classica, interpreta di Giselle, Don Chisciotte, Cenerentola nelle versioni classiche, ci è sembrata di grande spessore e sicuro carisma; il ballerino cubano Amilcar Moret, ha fatto soprattutto mostra dei suoi muscoli, in un'interpetazione che ci è sembrata un pochino ossidata. La nodosità invece della ballerina albanese era invece un tutt'uno con il suo physique, potente e flessuoso allo stesso tempo e di una carica energetica particolarmente evidente nella sua espressione corporea, di forte impatto emotivo.
Il torero Escamillo è interpretato dal flessuoso e altissimo Marco Lo Presti, un torero narciso davanti allo specchio in cui guarda sé stesso e non Carmen: una buona interpretazione ma da levigare nelle sue parti più scontate e meno agili. Anche lui ha lavorato con Rossella Brescia nella Carmen di Cannito. Brava ballerina anche Ilaria Grisanti nel ruolo di Micaela, la fidanzata ripudiata da Don José per Carmen: notevole ma forse un po' troppo guerresca la scena della lotta, da valorizzare.
Un buono spettacolo, godibile, che ha avuto un sicuro successo di pubblico, con le coreografie di Amedeo Amodio, che ha diretto anni addietro il Corpo di Ballo dell'Opera di Roma e del Massimo di Palermo ed è celebre per una sua Petroushka all'Opera di Roma nei '70. Famose anche le sue coreografie di Romeo e Giulietta di Berlioz e Lo schiaccianoci. Carmen è nato per Aterballetto nel 1995 ed è stato ripreso dalla produzione di Daniele Cipriani Entertainment:
La Mediterranea di Mauro Bigonzetti, nata nel 1993, quindi gli stessi anni della Carmen, è un balletto molto coerente nella sua espressività e nei suoi passi coreografici, che disegnano una specie di alchimia tra tre colori: nero, rosso e bianco. Ripresa in tutto il mondo, la più celebre tra le coreografie di Bigonzetti, qui all'Olimpico si presenta con venti ballerini solisti provenienti dalla Daniele Cipriani Entertainment: una serie di coppie che si alternano sul palco formulando dei duetti, terzetti, e gruppi più ampi di formazioni. Il tutto è introdotto da un paio di ballerini che costantemente fanno da guida tra i vari cambi di scena; di colore; di musica miscelata da Paride Bonetta e composto da riletture da Mozart, Ligeti e Giovanni Luigi da Palestrina.
Il punto di partenza è la misteriosa oscurità del mar Mediterraneo che si ravviva con il rosso cocente delle trame della passione fino ad arrivare al bianco eburneo della storia mitica, tra ballerine che adombrano statue nelle loro vesti fascianti. Si è ravvisata una coerenza molto forte al balletto da cui il pubblico si è fatto lietamente trascinare, come in un viaggio per mare.
Lunghi applausi per la compagnia di Cipriani per la coreografia di Bigonzetti, che ha lavorato dieci anni all'Opera di Roma, poi all'Aterballetto con Alvin Ailey, Forsythe e molti altri e che nel 1997 ha ricostruito per intero il repertorio dell'Aterballetto come Direttore Artistico, sempre continuando a creare coreografie sue e dirigendo dal 2016 il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala.