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Teatro San Genesio. Le notti chiare di San Pietroburgo
Al Teatro San Genesio di Roma, il regista e primo attore Claudio Capecelatro presenta un'edizione poetica de Le notti bianche di Fedor Dostoevskij dall' 11 al 23 novembre 2014. Sembra quasi di essere entrati in quella notte quasi alla luce del giorno di San Pietroburgo: quel periodo immacolato che dal 26 giugno fino al 2 luglio di ogni anno illumina a giorno le notti della città russa più vicina al Golfo di Finlandia, e che per un periodo si muta in estiva residenza del giorno.
Il protagonista è su una panchina mentre ascoltiamo la sua voce di narratore raccontarci la sua storia di sognatore: una storia che si divincola nella notte, placida e illuminata per la prima volta da un incontro fortuito, vero, che noi potremmo anche pensare non sia mai avvenuto, se non nella mente del narratore stesso. Fëdor Dostoevskij ha pubblicato per la prima volta questo romanzo breve e sentimentale nel 1848: Le notti bianche (in russo: Белые ночи, Belye Noči), è un'opera giovanile che prende il nome dal periodo dell'anno noto col nome di “notti bianche”, in cui nella Russia del nord, inclusa la zona di San Pietroburgo, il sole tramonta dopo le 22.
Ascoltiamo il nostro sognatore che sulle illustrazioni cangianti di Norberto Cenci, e le scene di Andrea Croci, profila quel “genere neutro” come gli angeli che lo contraddistingue come sognatore:
“Io sono un sognatore: vivo una vita così poco reale e di momenti come questo ne conto così di rado che non posso fare a men o di riviverli nei miei sogni.”
Seduto su una panchina blé che si illumina dei caldi gialli di un lampione vicino, fa un incontro che ricorderà per sempre: una giovane di nome Nasten'ka singhiozzava poco prima su quella stessa panchina dove lui la vede tornare e finalmente si convince a parlarle, scoprendo il suo innamoramento per un inquilino della nonna, alla quale, essendo lei un'adolescente, “è attaccata con la spilla”, non potendo quindi allontanarsi da lei che per poco, e di certo non per incontrare lui, allontanatosi per lavoro per un intero anno, non prima di una sincera proposta.
Scopriremo la storia di Nasten'ka come un segreto che ci si profila da lontano e con estremo turbamento, vivendo quello del nostro narratore-ascoltatore ormai innamoratosi della ragazza che pensava di poter far sua. Con estrema sofferenza sapremo dell'amore di lei per questo straniero che “promette” di tornare non prima di un anno per sposarla “se lei ancora lo preferirà”. Udremo dal fondo del cuore il segreto dolore di lui, del nostro narratore che consegna la lettera per lui, il rivale, in una notte meravigliosa e lucente di stelle:
“Una di quelle notti che forse esistono soltanto quando si è giovani, mio caro lettore. Il cielo era così stellato, così luminoso”. Il nostro sognatore aiuta Nasten'ka contro il suo stesso egoico interesse ad avere fiducia nel ritorno dell'inquilino di cui è innamorata. Si consola così, il nostro eroe sognartore:
“Un intero attimo di beatitudine! È forse poco, anche se resta il solo in tutta la vita di un uomo?"
Claudio Capecelatro in questa parte rivela tutto il suo talento di vero sognatore sulle labbra dell'attore che quasi si libra su una panchina appesa ad un sogno, ad un rivolo di fuochi fatui che però accarezzano come non mai, quasi a rivelare il colore segreto delle stelle: quel chiaro calcedonio blu che sconfina nell'eburneo latteo della purezza in un ultimo, inafferrabile, afflato.