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Teatro San Genesio. Weinciller ed il suo Michelangelo slovacco
Si deve innanzitutto riconoscere una robusta dose di coraggio a questi attori slovacchi, il cui spettacolo è andato in scena a Roma in un periodo non particolarmente favorevole all’intrattenimento colto, quello a ridosso di Capodanno. Ma quegli spettatori, quasi altrettanto coraggiosi, che si sono presentati al Teatro San Genesio il 29, 30 o 31 dicembre 2012, sono stati ricompensati da una messa in scena vivace, creativa, ben impostata sia dal punto di vista storico che sotto il profilo estetico. Ci vien voglia di sbilanciarci ulteriormente: il lavoro di Peter Weinciller, intitolato Michelangelo – Affresco sul cammino di un’artista, meriterebbe di essere riproposto in Italia e di girare a lungo per la penisola, in particolare nelle città d’arte come Perugia, Bologna e ancor più Firenze, visti i legami strettissimi con quel personaggio la cui biografia vi appare briosamente rivisitata.
La facilità con cui lo spettacolo seduce lo spettatore va poi rimarcata, considerando l’ostacolo posto dalla lingua; chi ne sta ora scrivendo si è trovato nella buffa posizione, il pomeriggio del 31 dicembre, di essere forse l’unico spettatore che all’occorrenza spizzava lo schermo coi sottotitoli in italiano, in mezzo a un pubblico prevalentemente di lingua slovacca! Tutto ciò non ha rappresentato peraltro un problema. L’ottima sincronizzazione dei sottotitoli ha saputo compensare, insieme alla particolare verve degli attori, quel piccolo sforzo. E lo show si è rivelato quindi godibilissimo, nel suo mescolare la ricerca erudita con un impianto ludico che, in quanto a resa del dinamismo offerto sia dagli interpreti che da certe invenzioni sceniche, è parso valorizzato dal palco ampio e ben attrezzato del Teatro San Genesio, spazio scoperto per l’occasione. Per la cronaca tale teatro, che dispone di 150 posti, si trova nel quartiere Delle Vittorie ed è situato nel complesso della Chiesa del Sacro Cuore di Cristo Re, affidata ai Padri Dehoniani.
Venendo ora ai contenuti dello spettacolo, la vita e le opere di un artista immenso come Michelangelo Buonarroti sono al centro di un canovaccio che, con tocco sapiente, sa isolare opportunamente episodi emblematici di tale esperienza umana e artistica. Si va da un Michelangelo quasi bambino che riuscì a farsi ammettere come apprendista alla bottega del Ghirlandaio, in virtù del suo precoce talento, fino al Michelangelo ormai anziano che porta avanti gli ultimi grandi progetti per il Papato. Dalla gioventù alla vecchiaia, dalla Firenze dei Medici alla Roma papale, dall’iniziazione ai segreti della pittura alla consacrazione come scultore, dai primi amori agli screzi anche grossi coi propri mecenati, questo mirabile percorso è riassunto senza alcuna pedanteria ma con notevole sensibilità. A sedurre di più è proprio il magico equilibrio raggiunto tra l’esattezza storiografica e quel tono che quando occorre sa essere giocoso, ironico, intriso com’è di un umorismo dai tratti decisamente naïf ed eccentrici.
I bravi Dominik Gajdoš, Martin Križan, Daniel Žulčák, Andrej Kováč e Jana Kovalčíková, che interpreta qui l’appetibile figlia di Lorenzo il Magnifico, animano una rappresentazione nella quale vi è molto movimento in scena, correlato peraltro all’utilizzo di invenzioni scenografiche che insieme alle luci sanno alludere, in modo mai banale e spesso sorprendente, alla creazione delle più grandi opere di Michelangelo. Non mancano nemmeno alcune trovate satiriche davvero deliziose, nel fare riferimento al succedersi di svariati pontefici, tra cui l’energico Giulio II, durante la vita dell’artista. Ed è quindi con un senso di stupore unito a legittimo orgoglio, per quanto seppe produrre a livello culturale il Rinascimento italiano, che si esce infine dal teatro.