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Teatro Vascello. Cyrano tra terra e Luna
Su una scena essenziale, illuminata solo dall’immagine della luna proiettata su un teleschermo, inizia il viaggio alla scoperta di uno dei personaggi più bizzarri della letteratura francese, Cyrano de Bergerac. Alessandro Preziosi , infatti, interpreta e dirige lo spettacolo “Cyrano sulla luna, ovvero l’altro mondo, o gli stati e gli imperi della luna” che rimarrà al teatro Vascello di Roma fino al 27 marzo.
Attraverso un intenso monologo, irrorato dalle musiche di Andrea Farri, lo spettatore è sapientemente condotto, in un continuo andirivieni tra fictio narrativa e realtà, alla conoscenza di Cyrano de Bergerac , il quale nell’immaginario collettivo si è cristallizzato nella forma dell’eroe romantico conferitagli dal dramma teatrale di Edmond Rostand. Alessandro Preziosi, tuttavia, va oltre il personaggio letterario e, nel tentativo di restituire un’essenza più reale e veritiera dell’intellettuale del Seicento, il cui vero nome è Savinien Cyrano de Bergerac, declama anche passi delle sue opere. In particolare si sofferma sul testo L’altro mondo o gli stati e gli imperi della luna, in cui l’autore francese narra di un suo viaggio, sospeso tra il meraviglioso e il poetico, verso i paesi della Luna e del Sole, compiuto grazie a delle fantasiose trovate pseudo-scientifiche. Mediante la rievocazione di alcune pagine del racconto s’invera sul palco quello strano miscuglio del serio e del faceto, che è il tratto più tipico di Cyrano de Bergerac. Da un lato, infatti, il ridicolo, l’invenzione favoleggiata del transito nello spazio fino alla luna, l’immagine delle allodole abbrustolite; dall’altro, invece, dispute scientifiche e filosofiche sull’universo con riferimenti alle teorie copernicane e di Galileo, con riflessioni venate da un’amara malinconia sulle differenze tra il nostro mondo e quello della luna, che assumono i contorni del reale e dell’ideale. Il globo lunare, infatti, è considerato da Cyrano come un universo esemplare, in cui i versi poetici valgono come moneta di scambio e in cui è ritenuto vergognoso andare in giro con la spada, un’arma creata per distruggere. A tal proposito viene, pertanto, sottolineato il paradosso per cui colui che nella realtà sarebbe stato un fiero avversario della guerra e un profondo sostenitore di una vita pacifica sarebbe stato trasfigurato nella dimensione letteraria in un tenace spadaccino.
Sulla luna, inoltre, tutti gli abitanti hanno dei grossi nasi, proprio come quello del Cyrano di Rostand, grazie al quale riescono a conoscere l’ora; ciò che sulla Terra sarebbe un elemento discriminante, nel mondo lunare si carica di una valenza positiva. Si comprende, in tal modo, come la comicità di Cyrano non sia che una forma transitoria che si traduce in profonde considerazioni, in quanto attraverso una delicata vis comica si mettono alla berlina le errate convinzioni del tempo, quello di Bergerac e il nostro. Ecco, infatti, che ad un certo punto la trama narrativa dello spettacolo si sposta sulla contemporaneità, agitando una critica sferzante all’incapacità della nostra società di opporre un netto rifiuto ai compromessi, alla viltà, alla facile sottomissione.
Dal reale si ritorna alla fictio letteraria senza stridenti contrasti, con la lettura di alcuni passi tratti dal Don Chisciotte di Cervantes, attraverso una recitazione vivace e briosa, intenta a mimare i vari dialetti italiani. È come se i classici possano essi stessi contribuire a restituire un’essenza autentica all’umanità, assurgendo a veri protagonisti di questa pieces teatrale, come dimostrano i tanti libri disseminati sulla scena, curata da Maria Crisolini Malatesta. Lo spettacolo cerca, pertanto, di dare risposta ad un interrogativo che riecheggia da lontano, ammiccando a Calvino, sul ruolo dei classici in ogni epoca.
Ed è proprio con un ritorno ad un classico che il monologo si chiude: la voce portentosa di Preziosi fa rivivere sulla scena alcuni momenti suggestivi dell’opera di Rostand. Dall’amore taciuto di Cyrano per la bella Rossana fino alla sua morte, illuminata dal chiarore della luna. E con la scomparsa della sua maschera l’attore esce di scena.