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Teatro Vascello. Gli esili in musica di Golan Haji e Joumana Haddad
Il Teatro Vascello lo scorso 15 maggio ha accolto due poeti in esilio in comunione con la musica scritta sui loro “canti” in prima assoluta: il curdo Golan Haji e la libanese Joumana Haddad. Due poeti che raccontano, ognuno di loro prediligendo il proprio canto più vitale ed originario, configurandosi come matrici al maschile ed al femminile di un mondo arabo che spesso rifiuta e giudica “l'altro”, senza ascoltare questa voce.
Dai loro flussi di parole la musica di Carlo Putelli, Matteo D'Amico e Carlo Galante, insieme all'ensemble "Labirinto Vocale" (Maria Chiara Chizzoni, Patrizia Polia, lo stesso Putelli, Giuliano Mazzini) Francesco Marini al Sax alto, Luca Peverini al violoncello e le percussioni dell'Ars Ludi suonate da Antonio Caggiano: il tutto diretto da Tonino Battista sul podio. Introdotti da un concerto-aperitivo di incontro con i poeti, i Canti d'esilio saranno preceduti dalla composizione di David Lang Little Match Girl Passion, quest'ultimo conosciuto per le colonne sonore della "Grande Bellezza" e di "Youth", ha ottenuto il Premio Pulitzer 2008.
L'incontro con Golan Haji prima del concerto è stata una splendida lettura delle poesie dei due poeti di lingua araba interpretate dalla voce suggestiva di Riccardo Polizzy Carbonelli, introdotta dalla presentazione dei poeti da parte di Costanza Ferrini dell'Università Ca'Foscari di Venezia. Abbiamo ascoltato in originale le poesie di Golan Haji in arabo, poiché il poeta spiega che non scrive in curdo, la sua lingua madre, in quanto “qualcosa in essa si è rotto per sempre”. La sua è una “poesia di immagini, visiva, e si enuncia in un rapporto luce-ombra”, afferma il poeta, che risponde alla mia domanda sulla presenza oltremodo negativa e ripetuta di questo elemento, l'ombra.
L'ipnotica The Little Match Girl Passion di David Lang, cantata a quattro voci dal Labirinto Vocale composto da due voci femminili e due maschili, Maria Chiara Chizzoni, Patrizia Polia, Carlo Putelli, Giuliano Mazzini, e con la presenza ammaliatrice dello xilofono – a cura dell'Ensemble di percussioni Ars Ludi di Antonio Caggiano – si snoda tra le rimembranze del Britten di Façade su liriche di Edith Sitwell e le voci flautate e minimaliste di Glass, con i ritorni sublimati da una vocalità sottilissima e slanciata.
Carlo Putelli, che abbiamo ascoltato aprire la seconda parte del concerto con la splendida composizione sulla poesia di Joumana Haddad L'Albero azzurro, è stata letta da Manuela Kustermann, che ha fatto prendere il volo alla serata di premiere musicali, vogliamo per questo citarla:
When your eyes meet with my solitude
Silence becomes fruit
And sleep turns into storm.
Forbidden doors are opened
And water learns how to suffer.
Quando i tuoi occhi incontrano la mia solitudine
Il silenzio diventa un frutto
ed il sonno si traduce in tempesta,
Le porte proibite vengono aperte
e l'acqua impara a soffrire.
La poetessa libanese Joumana Haddad é in prima linea per l'espressione dei diritti delle donne e la sua silloge dedicata a Lilith, la prima moglie di Adamo, cacciata dal Paradiso perché non supina alle richieste di sottomissione di Adamo – quindi emancipata sessualmente – è il manifesto delle donne arabe per una nuova sessualità condivisa. Giornalista, é responsabile delle pagine culturali del quotidiano libanese An Nahar e capo redattrice di Jasad, una rivista in lingua araba specializzata nelle arti e la letteratura del corpo. Il corpo è il vero vincolo e veicolo della liberazione che si esplicita perfettamente nella lirica interpretata da Kustermann su musiche di Carlo Galante:
Il ritorno di Lilith
Io sono Lilith, la dea delle due notti che ritorna dall’esilio.
Io sono Lilith, la donna-destino. Nessun maschio le è mai sfuggito e nessun maschio desidera sfuggirle.
Io sono le due lune Lilith. Quella nera è completata dalla bianca, perchè la mia purezza è la scintilla della sua depravazione, e la mia astinenza l’inizio del possibile. Io sono la donna-paradiso che cadde dal paradiso, e sono la caduta-paradiso.
Un mix poetico con una delle poesie più conosciute di Golan Haji, L'autunno qui, è magico e immenso, che ci collega direttamente alla trina di poesie di questo autore curdo che scrive in arabo sulle musiche di Matteo D'Amico, che ha scelto Always, I will practice e After my eyes, chiudendo con gli Éxiles che vive ogni giorno questo poeta in terra di Francia.
Grande coinvolgimento del pubblico che ha apprezzato e applaudito a lungo ogni performance, gli attori Kustermann e Polizzy Carbonelli, insieme all'ensemble "Labirinto Vocale" coadiuvati da Francesco Marini al Sax alto, Luca Peverini al violoncello e le percussioni dell'Ars Ludi suonate da Antonio Caggiano: tutti guidati con sicura attenzione nonché misura, da Tonino Battista.