Teatro Vascello. Le Metamorfosi o della memoria infedele

Articolo di: 
Giulio De Martino
Metamorfosi

Una costruzione teatrale flessibile e segmentata quella delle “Metamorfosi (di forme mutate in corpi nuovi)” che Roberto Latini ha tratto da Ovidio e presentato al Teatro Vascello di Roma dal 18 al 22 maggio 2016 con Fortebraccio Teatro: uno spettacolo ad un tempo scarno ed imponente per la durata di 4 ore nella versione appena presentata.

Fonte di ispirazione è stato un testo non teatrale: “Le metamorfosi” (Metamorphoseon libri XV), poema mitologico di Publio Ovidio Nasone (43 a.C.-18 d. C.) composto tra il 2 l'8 d.C., pilastro della letteratura latina dell’età d’oro. “Le metamorfosi” sono una vera e propria bibbia della fantasmagoria mitologica e propongono, in una scansione poetica ingente e geniale, storie e racconti dell'antichità greca e romana: un materiale vasto e straboccante, che sarebbe impossibile ricondurre ad una forma unitaria. Latini ha dovuto operare una selezione drastica dei contenuti (11 miti su circa 250: tra i più famosi) e li ha fatti scorrere in parallelo ad una sorta di enciclopedia dei generi teatrali attoriali.

La cultura teatrale di Latini è quella analitica: testo e attori si incrociano ad intermittenza, la parola poetica è letta, urlata al microfono, disarticolata dall’azione. L’azione, da parte sua, è scomposta in figure attoriali diversissime: il mimo e la danza, la clownerie e il teatro-corpo, il teatro-immagine e il teatro povero, l’acrobazia e la drammatizzazione. Tra testo e attori si colloca lo spazio registico e autoriale della metafora e della metamorfosi: tutto può diventare tutto. Ma Latini non adotta le libere associazioni o la memoria dei mass-media. O almeno non sempre: la memoria è metafora infedele.

Filo conduttore dello spettacolo è il corpo dei clown: sempre in scena, colorati, truccati, incarnano una sorta di circo surreale che gioca con il testo e lo scompone, lo metamorfizza procedendo per metonimia e metafora. Ad intervalli i clown scendono dal palcoscenico e vanno tra il pubblico ad impersonare un teatro di strada o di parola che, in realtà, è inesistente, svanito. La scena è quasi vuota: gli oggetti sono semplici ed essenziali. Il teatro per gli attori è corpo, ma per il pubblico è largamente mentale.

Gli attori sono molto guidati dal regista: eseguono virtuosismi e si offrono al pubblico, ma restano  murati dentro il loro linguaggio. Sono aiutati dai suggestivi costumi (curati da Marion D’Amburgo, ex “Magazzini Criminali”) e dalla colonna sonora solenne, allusiva. Le luci disegnano e scolpiscono le figure e segnano il tempo della rappresentazione. I miti ovidiani sono declassati dai clown a paradossi della scena: Piramo e Tisbe, Aracne, Narciso e Eco, il Minotauro e Ecuba, Orfeo e gli Argonauti diventano figure a volte tragiche altre volte grottesche in numeri di scuola proposti ad un pubblico che non ha ideologie catartiche e messaggi cui aggrapparsi.

La metamorfosi mitologica è diventata una metamorfosi scenica, una decostruzione dei generi e delle forme: i corpi cangianti degli attori invocano ed evocano la parola poetica. Si tratta di uno spettacolo intransitivo, dottamente costruito all’incrocio del passato remoto (il testo), del passato prossimo (i generi teatrali), del presente (il pubblico incerto e sospeso), del futuro (la scena che diventa un monitor a cielo aperto dentro il quale passano i corpi). L’esperimento del regista e autore è rischioso: l’ironia diventa farsa dissacrante. Alcuni autentici colpi di teatro scuotono la platea e mobilitano i cuori. Altre parodie inducono sorrisi sghembi. Le passioni, per lo più, restano raggelate e così pure il canto d’amore di Ovidio che risuona disincarnato nell’aria.

Pubblicato in: 
GN28 Anno VIII Numero doppio 26 maggio - 2 giugno 2016
Scheda
Titolo completo: 

Teatro Vascello - Roma
Fortebraccio Teatro presenta:
METAMORFOSI (di forme mutate in corpi nuovi)
da Ovidio
traduzione      Piero Bernardini Marzolla
adattamento e regia     Roberto Latini
musiche e suoni     Gianluca Misiti
luci     Max Mugnai
costumi     Marion D’Amburgo

Attori
Ilaria Drago
Alessandra Cristiani
Roberto Latini
Savino Paparella
Francesco Pennacchia
Sebastian Barbalan
Alessandro Porcu
Esklan Art’s Factory
direzione tecnica Max Mugnai
produzione
Fortebraccio Teatro
Festival Orizzonti . Fondazione Orizzonti d’Arte
con il sostegno di
Armunia Festival Costa degli Etruschi