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Teho Teardo Blixa Bargeld. Lo stemma nativo del loop
Nella Chiesa Evangelica Metodista con le vetrate dipinte di via XX Settembre a Roma, organizzato dal Festival Chorde, Suoni tra Cielo e Terra, lo scorso primo di febbraio 2014 hanno suonato Teho Teardo e Blixa Bargeld, coadiuvati al violoncello da Martina Bertoni e da un quartetto d'archi tipicamente composto (due violini, viola e violoncello) al femminile, per presentare questa collaborazione germanico-italica nata nel 2009 con l'album Still Smiling.
Ascoltare Blixa Bargeld senza gli Einstürzende Neubauten fa un certo effetto, ed i suoni à loop, e piuttosto darkeggianti, di Teardo, compresa la title track Una vita tranquilla, dal film omonimo di cui ha curato la colonna sonora, sono un'esperienza del tutto nuova. Bargeld riprende sia le sonorità industriali, che incorpora con la voce e l'aiuto sostanzioso delle tastiere di Teardo, sia l'alternanza, come in Tabula Rasa ma non solo, di tedesco e di un inglese che, come ha affermato lui stesso durante il concerto, è piuttosto “germanizzato”, ovvero con un forte accento della madrelingua teutonica.
L'uso della voce recitata, come nell'italiana “Mi scusi”, è quasi sempre parodico, e lo stesso accento di Bargeld, che in italiano non è meno forte che in inglese, stende un velo ironico sulla canzone. Il bis di “Soli si muore”, la più celebre hit di Patrick Samson (di Beirut, classe 1946), versione italiana di "Crimson and Clover" di Tommy James & The Shondells, con un testo scritto da Mogol e Cristiano Minellono, con Bargeld alla voce ed il violoncello à loop e tenebroso della Bertoni, acquista una melanconia ancora più pura, ricordando che Bargeld ha dato il titolo all'album Still Smiling, come gesto apotropaico rispetto ad un evento funesto capitatogli proprio nel 2009.
Introdurre un quartetto d'archi non amplificato su suoni tutti elettro e piuttosto renderizzati ad echo rischia di farlo naufragare nel silenzio, e per fortuna che dopo un brano in cui si udiva, come arco grave, solo il violoncello della Bertoni, nel brano seguente si è dato modo di udirlo più chiaramente. L'unico brano però in cui, suonando da soli, si ascoltavano alla perfezione, era l'acustica cover di Caetano Veloso di una cantata brasiliana, durante la quale le quattro fanciulle italiche hanno reso quel touche classique al concerto.
Un concerto strano, che ci si aspettava poco da Blixa Bargeld anche se seguiva il suo fil rouge melanconico recitativo più consono agli ultimi anni, sebbene i rimandi al primitivo Kollaps risaltassero parecchio, fra le dissonanze ed i riverberi alternati ai magnifici pizzicati del cello di Martina Bertoni. Lirismi inquieti ci sono tutti, alla vecchia maniera, ed il valzer rallentato inserito nella Quiet Life di Teardo fa il suo effetto; però rimane il dubbio che la strumentazione andrebbe assortita ancora più variamente, perché il tocco ripetitivo è troppo ridondante, anche per qualcuno come Blixa Bargeld o Teho Teardo, per cui è quasi uno stemma nativo.