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Il tempo dei poeti a Roma (1950-1975). Superbi per amicizia
Poeti a Roma. Resi superbi dall’amicizia ci racconta di grandi scrittori vissuti a Roma durante la Golden Age degli anni ‘50 e ’60 e della loro feconda amicizia. È una mostra che visualizza i poeti e la letteratura, ma che celebra, soprattutto, la fotografia di attualità come nuovo mezzo d’informazione.
Gli oltre 150 scatti sono suggestivamente collocati nei grandi locali dell’ex Palazzo della Gioventù Italiana del Littorio (GIL) a viale di Trastevere. Progettato, su più piani e in tondeggianti forme, dall'architetto Luigi Moretti (1933-1937), grazie all'intervento di ristrutturazione e al progetto di nuova utilizzazione della Regione Lazio, il palazzo di Largo Ascianghi ospita oggi il WeGIL: struttura polivalente e «Hub culturale» inaugurato lo scorso dicembre. Vi si svolgono convegni e mostre, spettacoli e fiere.
Il segmento temporale della mostra “Poeti a Roma. Resi superbi dall’amicizia” – curata da Giuseppe Garrera e Igor Patruno – è scandito dalla presenza di Pier Paolo Pasolini: inizia con il suo arrivo nella Capitale nel 1950 per concludersi, tragicamente, con la sua uccisione a Ostia (il cadavere oltraggiato fu esibito in cento immagini) e con i funerali e la traslazione del corpo a Casarsa il 6 novembre 1975. Da intellettuale versatile, osteggiato e inquietante, Pasolini è diventato così icona segnaletica della nostra storia trascorsa. Disse Moravia: «Non lo si è detto abbastanza, ma hanno ammazzato un poeta, un grande poeta».
Fatto sta che il tempo della poesia e della letteratura, dei caffè e dei premi letterari, degli incontri e delle relazioni, è stato a Roma anche il tempo della fotografia: del suo linguaggio cronistico e scandalistico, indipendente da quello della televisione, e riprodotto nel mondo della carta stampata su quotidiani, periodici, riviste. Se la vitalità e la profondità del poetare e del narrare rimangono celati nelle pagine dei libri (qualcuno in bacheca), nella mostra la forma coincide con il contenuto e gli scatti – alcuni istantanei, altri ambientati – puntano a quello che oggi si chiama il «raccontare» proprio delle immagini.
Le foto sono tratte dagli archivi di Foto Farabola, Jerry Bauer, di “Settimo giorno, settimanale d’attualità politica e varietà” e da quelli di agenzie fotogiornalistiche come Dufoto, Agenzia fotografica PIALEX, Agenzia Leoni.
Sembra quasi che la fotografia in bianco e nero dei reporter – che stava cominciando a transitare anche nel cinema di Fellini e di Antonioni – riesca ad amalgamarsi con la nascita delle amicizie e degli amori, con il consolidarsi di una comunità culturale straordinaria. Si vedono: Pasolini e Laura Betti, Giorgio Bassani e Attilio Bertolucci, Carlo Emilio Gadda e Giorgio Caproni, Alberto Moravia, Elsa Morante e Dacia Maraini e poi Amelia Rosselli, Anna Maria Ortese, Enzo Siciliano e altri.
Anche se le donne della poesia e del romanzo sembrano più a loro agio sotto la luce dei flash e nel perimetro delle inquadrature, al confine tra due linguaggi, nella bidimensionalità delle immagini rimane assente la profondità della scrittura. Qualche poeta letterato, come Gadda o Saba, Penna o Bertolucci, riesce a lanciare un messaggio attraverso il suo ritratto e supera i segni e giunge fino a noi.