Thomas Mann. L'impoliticità della Civiltà

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Thomas Mann Impolitico

Le Considerazioni di un impolitico di Thomas Mann, ripubblicate dall’editore Adelphi, si offrono al lettore come un grande affresco sulle idee che aiutano a capire lo sviluppo e la evoluzione della storia europea degli ultimi secoli.

Questo libro, un classico del pensiero europeo, sfugge ad ogni classificazione letteraria, poiché per alcuni deve essere considerato un'opera di poesia, per altri si tratta di un saggio che riassume le idee della cultura conservatrice borghese legate al romanticismo tedesco, per altri ancora è uno zibaldone in cui la poesia coesiste mirabilmente con la filosofia.

Thomas Mann scrisse questo libro poiché ebbe un conflitto ed un aspro confronto dialettico con il fratello Heinrich Mann, autore di un saggio su Emile Zola con cui, durante la prima guerra mondiale, si schierò contro la Germania e la sua patria. Thomas Mann, a differenza di suo fratello, difese le ragioni della Germania, ingiustamente oltraggiata e disprezzata, impegnata nel primo conflitto mondiale.

Per argomentare questa posizione personale a favore dell’impegno bellico della Germania, Thomas Mann delineò nel suo libro una distinzione fondamentale tra la Cultura e la Civilizzazione, destinata a divenire celebre e a spiegare ed enucleare in modo esemplare il Carattere Nazionale dei tedeschi.

Per Thomas Mann, che nel libro designa il fratello sostenitore della superiorità della cultura illuminista e francese con l’espressione del letterato della civilizzazione, i grandi uomini che hanno con la loro genialità e le loro opere conferito un’anima al popolo tedesco furono impolitici. Infatti sia Goethe, che Wagner, Schopenhauer, e Nietzsche sostennero la supremazia dello spirito e dell’arte rispetto alla politica.

L’arte, secondo Thomas Mann, viene da questi sommi geni identificata con la vita, poiché la cultura è forma e stile, oltre che ricerca della bellezza ed organizzazione spirituale del mondo. La civilizzazione, che deriva dalla rivoluzione francese ed ha in Rousseau, teorico della volontà generale, uno dei suoi padri ideali e dalla corrente filosofica dell’illuminismo, si basa, diversamente, sull'ideologia del progresso e della democrazia. In realtà, come mostra con grande chiarezza nel libro Mann, questa sua distinzione tra cultura e civilizzazione, trae origine dal criticismo kantiano, ed in particolare dalla distinzione delineata da Kant tra ragione pura e ragione pratica.

L’imperativo categorico di Immanuel Kant impone la ricerca della verità, compito perseguito in Germania dai suoi sommi artisti. Questo ragionamento nel libro è sviluppato con una chiarezza esemplare, qualità stilistica che è propria dei grani libri. In realtà, la Germania è il paese della cultura poiché con la Riforma di Lutero ha dato vita all’etica protestante, come aveva compreso Max Weber, e questo fatto storico ne spiega la storia singolare e grandiosa come sostenne nei suoi saggi Dostoevskij.

L’emancipazione dell’uomo da ogni forma di sottomissione nei riguardi dell’autorità costituita è nata con il Rinascimento, grazie al quale si è affermata l’autonomia dell’individuo, fatto posto in relazione da Mann con l’avvento, nel secoli successivi, della moderna Borghesia.

Le riflessioni di Mann sul rapporto tra arte e politica, letteratura ed impegno dell’intellettuale nella società sono illuminanti e profonde, anche se per lo scrittore tedesco è fondamentale tenere separata la sfera dello spirito e della cultura rispetto a quella della politica. A questo proposito analizzando in modo straordinario le grandi opere di Dostoevskij e Tolstoj, Thomas Mann perviene ad alcune conclusioni che sono molto attuali.

In primo luogo chiarisce che gli ideali di libertà uguaglianza e fraternità e lo stesso principio della sovranità popolare hanno un carattere astratto, che si perde nella rarefazione del pensiero. Vi è una distanza incolmabile tra il mondo ideale e la realtà storica, tra il pensiero ed l’azione politica. Infatti, in polemica con il fratello Heinrich che esalta la società francese in nome della superiorità della Ragione degli illuministi ed all’ideale del progresso giacobino, Thomas Mann osserva che nella storia umana non è mai avvenuto che si sia potuta individuare una formula sociale perfetta, per dare vita ad un ordine sociale che fosse capace di conciliare l’interesse individuale con quello generale e collettivo.

A questo proposito, dopo avere colto le differenze poetiche tra Tolstoj, più attento ai temi sociali nelle sue opere, e Dostoevskij, un moralista che ha indagato i temi legati alla spiritualità umana, Thomas Mann si chiede se il miglioramento delle condizioni di vita e della convivenza umana possano dipendere dalla capacità di perfezionare le istituzioni politiche oppure dalla volontà di perseguire il perfezionamento morale ed interiore della persona umana.

Per Dostoevskij non vi è dubbio che sia preferibile privilegiare il perfezionamento etico ed interiore dell’uomo, per umanizzare la società e impedire che l’egoismo possa arrecare oltraggio alla dignità della persona umana. Certamente è necessario collocare questa opera, che come notava in un suo studio Claudio Magris non è esente da contraddizioni e imperfezioni, nel contesto storico a cui appartiene e di cui è la espressione matura.

In ogni caso Thomas Mann, pur riaffermando la superiorità della cultura romantica rispetto alla civilizzazione illuminista e propria dei paesi latini, sostiene all’inizio del novecento, visto che il libro venne pubblicato nel 1918, in modo inequivocabile che la democrazia e il progresso sono destinati a trionfare nella storia moderna.

In più punti di questo libro, si interroga sulla possibilità di pervenire all'unità politica dell’Europa e sul ruolo indispensabile che dovrà essere svolto dalla Germania, questo paese grande, disciplinato e pieno di vitalità spirituale e economica. Vi è una parte del libro molto bella e profonda nella quale il grande scrittore riflette con pagine di rara perfezione stilistica sul rapporto tra il dubbio e la fede, non solo metafisica ma anche politica.

In questa parte della sua opera chiarisce quanto sia importante coltivare il dubbio attraverso il pensiero critico, per evitare di cadere in ogni forma di fideismo apodittico che esclude ogni confronto. Nella parte finale del volume Mann chiarisce che l’arte con i suoi diversi linguaggi in nome dello spirito mira ad esprimere una critica profonda e necessaria nei riguardi della vita. Un libro che aiuta a comprendere sia lo sviluppo della storia Europea sia la poetica di uno dei grandi scrittori del novecento.

Pubblicato in: 
GN27 Anno IV 14 maggio 2012
Scheda
Autore: 
Thomas Mann
Titolo completo: 

Considerazioni di un impolitico
A cura di Marianello Marianelli, Marlis Ingenmey
Biblioteca Adelphi
1997, 3ª ediz., pp. 624 - € 34,00