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Tomorrowland. La science-fiction che non c'è
L'idea di Tomorrowland nasce nella mente di Walt Disney nel 1955 come proiezione futuristica di Disneyland: da qui il titolo del film del regista americano Philip Bradley Bird noto come Brad Bird, premio Oscar per "Gli Incredibili" e "Ratatouille". All'inizio non ci si raccapezza granchè però pian piano sale la curiosità.
Un uomo maturo, George Clooney (Frank Walker) e la giovane Britt Robertson (Casey Newton) sono i due protagonisti che parlano all'obbiettivo della cinepresa, del futuro. Improvvisamente si fa un passo indietro nel tempo e inizia il racconto: è il 1964 e ovviamente Frank è un bambino e va a visitare l'Esposizione Universale di New York portandosi appresso una borsa gigantesca che contiene uno zaino-razzo, la sua geniale invenzione che può proiettare il corpo nello spazio facendolo volare.
La favolistica semplificazione disneyana prende il sopravvento: ci sono distintivi che trasportano in un'altra dimensione, viaggi nel tempo per impedire la fine del mondo, robot con l'anima e a volte tutto questo materiale sfugge dalle mani altre volte sapienti del regista. La narrazione ha il fiato corto, vittima del troppo mostrare avendo poco da dire. Clooney, sempre estraniato, si impegna quanto basta per raggiungere il minimo sindacale, si fa vedere all'inizio e torna dopo un'ora di film, non è migliore l'apporto del poco convincente Hugh "Dr. House" Laurie presumibilmente nella parte dell'ambiguo direttore dell'Expò. Ciò che fa letteralmente planare sia pure a intermittenza il film, sono i saettanti ragazzini, la eternamente "piccola" (Athena) la cui missione è "reclutare sognatori" e l'ottimista Casey, giovane sognatrice che prenderà il testimone da Frank.
Al prevalere della visione distopica nel cinema odierno si contrappone l'incrollabile ottimismo della Disney che confeziona un'opera che riporta in auge lo spazio, l'esplorazione del cosmo e i sogni in sintesi l'utopia di un mondo migliore. Memorabile la scena della torre Eiffel che si apre per lasciare partire un razzo steampunk, un omaggio esplicito dell'autore al Cinema come fonte di sogni impossibili che proprio a Parigi alla fine del secolo si materializzò con l'invenzione del cinematografo, fatto dai fratelli Lumière. Purtroppo, nonostante il geniale artigianato di Bird, rimane il vuoto di significato che lo sci-fi di oggi sta attraversando, la verità è che il cinema fantastico a grande budget è moribondo, sta ansimando!
E parafrasando la ragazza Casey, "anche io sono ottimista" sul futuro della fantascienza.