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In Trance. Il sonno della memoria
Dal regista culto Danny Boyle, uno strano thriller impostato sull'ipnosi: protagonisti Rosario Dawson come psicoanalista estremamente affascinante e Vincent Cassel come il criminale Franck, che convince James McAvoy, primo interprete e regista inconsapevole di un gioco che diventa a metà tra suspense e ricerca di una chiave di lettura introspettiva, a rubare un quadro di Goya dal titolo estremamente metaforico, “Streghe nell'aria”.
Il quadro di Goya che viene trafugato è effettivamente esistente ma non fa parte dei dipinti della Quinta del Sordo, che Goya ha dipinto a partire dal 1819, anno in cui acquista una casa sulle rive del Manzanarre e dove comincia ad affrescare i muri delle casa dipingendo ad olio le cosiddette Pitture nere con tema principale la stregoneria ed il sabba. Streghe nell'aria data infatti 1797 come i deliranti Capricci, 80 incisioni ad acquaforte tra cui il più celebre, del 1799, Il sonno della ragione genera mostri.
Per riconnetterci al film, in questo caso il sonno della memoria di Simon Newton (James McAvoy), colpito da Franck alla testa dopo aver rubato la tela, genera una serie di incresciosi episodi alla volta del recupero del quadro, fino all'affidamento all'ipnotista Rosario Dawson alias Elizabeth Lamb, costretto dall'impossibilità di risalire altrimenti ai suoi ricordi sepolti nel profondo.
La pellicola è ben girata e mantiene la suspense anche grazie a continui rivolgimenti nello scioglimento della trama, ed a nuovi tasselli di composizione. I tre protagonisti sono ben rodati nelle rispettive parti ed il titolo del quadro fa pensare che sia in qualche modo correlato alla fuggevolezza della tela stessa.