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Transeuropae Hotel. La magia delle vibrazioni
Qual è il significato profondo della musica? Dove si trova la sua magia e come si lega all'esistenza? Sono questi gli interrogativi che ruotano attorno alla trama di “Transeuropae Hotel”, pellicola di produzione italiana, diretta dal musicista Luigi Cinque, che ha inoltre ottenuto il riconoscimento di film d'interesse nazionale e che è stata proiettata in streaming su "MyMovies Live!" venerdì 5 aprile, contemporaneamente alla proiezione ufficiale durante il Festival romano del Cinema indipendente (RIFF).
Il protagonista della vicenda, a tratti vago e sfuggente, è Luigi (interpretato dallo stesso regista), suonatore di sax soprano che ha appuntamento in Sicilia con altri musicisti per le prove di un concerto. Sullo sfondo di bellissimi paesaggi, danno vita collettivamente a melodie uniche e originali, dove ognuno manifesta il proprio stile musicale.
Questa situazione di serenità iniziale, però, viene destabilizzata dall'arrivo di due donne brasiliane che chiedono a Luigi di aiutarle a ritrovare Darcy, un percussionista che aveva suonato con il gruppo durante un concerto tenutosi cinque anni prima e che, dicono, è stato fatto scomparire. Così, il protagonista e gli altri musicisti decidono di partire alla volta di Rio de Janeiro per mettersi sulle tracce dell'uomo, di cui non si è saputo più nulla.
Gli uomini fanno vari incontri ed entrano in contatto con persone diverse, quasi perdendosi nelle vie della città, finchè vengono indirizzati verso la ricerca di un mago di nome Feijao, forse responsabile del rapimento o della sparizione di Darcy.
Durante la ricerca, che pare non dare alcun risultato concreto, alcune persone spiegano a Luigi quali sono le paure e i pericoli dei cittadini del paese, ma si tratta solo di un punto di partenza per porre mente ai timori della nostra attuale società, che ci fanno temere e trattenere dal compiere gesti e comportamenti.
Il viaggio di ricerca dei musicisti è venato da riferimenti esoterici e alla magia, ma diventa anche un modo per riflettere sul significato dell'esistenza, dell'essere e non essere amletiani e del potere della musica e delle sue vibrazioni. Sarebbero proprio quest'ultime, a detta di Feijao, ad avere la capacità di riportare Darcy nella nostra dimensione.
Dopo questa rivelazione misteriosa e irrazionale, tutti i musicisti tornano dove tutto è iniziato, all'hotel in Sicilia in cui avevano iniziato le prove per il concerto, che chiude questa pellicola dai tratti illogici, ma altrettanto affascinanti. Solo alla fine, viene rivelato agli spettatori, attraverso una didascalia, che Darcy do Jongo è realmente esistito: nato nel 1936 a Rio de Janeiro, è morto nel 2001 ed è considerato uno dei più grandi maestri di jongo, un genere musicale brasiliano basato sul suono e sulla danza, caratterizzato da ritmi aventi una sorta di funzione magica.
Questo film, attraversato da voci, canti e musiche relative a tradizioni e popoli di lingua diversa, colpisce per l'estrema nitidezza delle immagini – caratterizzate spesso da colori caldi nell'ambientazione brasiliana – e il modo in cui vengono mostrati ora piccoli dettagli ora visioni globali e ampie dei luoghi in cui si ambienta l'azione.
Il motivo magico e irrazionale si lega al tema del viaggio, da sempre al centro di storie più o meno vicine alla tradizione favolistica; ma si tratta di un itinerario in cui i personaggi smarriscono l'obiettivo di partenza e talvolta anche se stessi, tanto che il regista pone l'accento soprattutto su incontri, suoni e voci, come anche immagini e colori, frammenti di vita e di tradizioni di cui viene fatta esperienza durante il percorso.
La musica diventa il fil rouge del viaggio di ricerca e ciò che i personaggi trovano lungo la strada è proprio il valore profondo ed eternante della musica, le cui vibrazioni hanno la forza di stabilire contatti e far vivere emozioni e sensazioni passate.
In conclusione, Luigi Cinque, con questo film musicale e a tratti giallo, in cui melodie diverse coesistono insieme in un'unica formula omogenea, realizza un grande omaggio alla musica in tutte le sue forme e in quanto arte avente una forza irrazionale e sensoriale unica in grado di stabilire relazioni. Nonostante la trama sia talvolta sfuggente, come lo è in fondo anche il significato della vicenda centrale, questa pellicola è, a mio avviso, molto interessante per il modo in cui è riuscita a coordinare l'elemento sonoro costituito da musiche diversissime, a quello visivo, con splendidi paesaggi diurni e notturni.