Supporta Gothic Network
Trieste. La Sonnambula di Bellini unisce Trieste e Bari
Un omaggio al mondo onirico questa interessante e riuscitissima Sonnambula di Vincenzo Bellini, messa in scena durante il mese di maggio 2017 della stagione triestina al Teatro Verdi, con un allestimento della Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari.
Un’aggraziata modesta damigella, il soprano polacco Alksandra Kubas-Kruk, già vista sul palco del Verdi nelle vesti di Gilda in Rigoletto, è figlia di un’umile donna, che sta attivamente preparando il matrimonio con un bravo ragazzo di buona famiglia. La lieta storia si adatta perfettamente alla trasposizione incantata del regista Giorgio Barberio Corsetti, con le scene e i costumi del suo fedele Cristian Taraborrelli, il quale, con un colpo di genio, ambienta tutta l’opera in un surreale salotto borghese… Un arredamento disegnato senz’ombra di dubbio per una vittoriana casa delle bambole, composto solamente da tre pezzi, poltrona, comò e secretaire, però in tre scale di grandezze diverse, come in due scale di grandezza risultano anche i protagonisti della storia, umani e teneri pupazzi emulanti le gesta umane che si avvicendano sul palcoscenico.
Non è certo un titolo commerciale quello scelto dalla direzione del Verdi ed è sempre una sfida mettere in scena La Sonnambula, poiché, pur essendo ricco di arie gloriose, è in realtà povero di momenti drammatici rendendo difficili produzioni sceniche emozionanti.
Bellini ha usato la metafora del riposo, del sonno in parte, per aggirare i censori austriaci dell'epoca, che non amavano l'idea dell’immoralità. Un astuto modo per avere una "donna caduta" che poteva successivamente riconquistare l’onore. Il bel canto ha alcune indimenticabili arie e, proprio per le sue limitate azioni drammatiche, ha bisogno di superbe voci.
E il cast dei cantanti è sicuramente stato all’altezza del compito, per la qualità delle voci e dell’interazione recitativa. Entrambi i gentiluomini, Filippo Polinelli nei panni del Conte Rodolfo e il rumeno Bogdan Mihai, Elvino, hanno bilanciato i loro ruoli e il loro canto senza sovrapposizioni o protagonismi. Importante e fondamentale è stata anche l’ottima interpretazione del mezzosoprano giapponese Namiko Kishi, che ha indossato i panni di un’affettuosa madre della sonnambula Amina, cantando con espressione sincera e tono inconfondibile. Anche Olga Dyadiv ha ritratto bene il suo personaggio, indossando le vesti di una Lisa dalla falsa innocenza ingannevole e insopportabile. Qualche preoccupazione potrebbe essere sorta in parte per i vocalizzi in verità un po’ stridenti dell’aria "Tutto è gioia, tutto è festa ... Sol per me non ha contenti", l'aria di apertura dell'opera. Fortunatamente, la Dyadiv si è poi ripresa con una performance molto soddisfacente in "Lasciami: aver compreso."
Insomma dopo molta curiosità, un’ovazione per il debutto a Trieste dello spagnolo M° Guillermo García Calvo, che già abbiamo visto più volte a Vienna, e che ben ha saputo dirigere la lodevole Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi.