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Trifonov a Genova per la GOG. L'ammirato stupore
Atteso debutto genovese al Teatro Carlo Felice per la Stagione 2017/2018 della GOG di Daniil Trifonov, straordinario ed ancor giovane interprete che ha già trovato una stabile e meritata collocazione nell'olimpo delle eccellenze mondiali, con un programma imperniato sulla figura di Chopin, sia come autore sia come modello per altri compositori di brani a lui dedicati o ispirati.
Una prima occhiata al programma, interamente e dettagliatamente riportato nella scheda, ha subito chiarito le intenzioni dell'artista: costruire un percorso dominato, direttamente od indirettamente, dalla figura di Chopin con una serie di omaggi, anche se usare questo termine può essere riduttivo per la bellezza e qualità dei brani, realizzati da altri compositori, sia utilizzando il tradizionale schema della variazione, sia creando composizioni originali nelle quali la struttura armonica o formale potesse richiamare le atmosfere e le visioni musicali del grande compositore romantico.
Trifonov, musicista completo e poliedrico, oltre alle clamorose vittorie nel 2011 a soli vent'anni ai Concorsi Tchaikovsky e Rubinstein trovò la meritata consacrazione a seguito anche dell'affermazione, nello stesso anno, al Concorso Chopin, un autore che si rivelò particolarmente congeniale ad esprimere lo straordinario modo di suonare dell'artista. Il programma genovese pertanto ha rappresentato un omaggio ad un autore senza dubbio amato regalando al pubblico momenti di straordinaria intensità emotiva ed, anche, come avviene solo con i grandi interpreti, ammirato stupore.
Specifiche considerazioni sulla perizia tecnica, sul controllo e sulla bellezza del suono non sono necessarie ma paradossalmente superflue. Trifonov può affrontare qualsiasi repertorio di qualsiasi autore senza prevedere nessun tipo di difficoltà nel superare le prolematiche tecniche. Con una tale premessa compito di chi scrive è scoprire e condividere con chi legge le modalità con le quali sono affrontate le composizioni concretizzando la visione musicale ed estetica. L'apparente facilità e disinvoltura con le quali Trifonov affronta qualsiasi problema di scrittura è disarmante. L'ascoltatore può pertanto immergersi completamente nel suo mondo sonoro nel quale l'ascolto è puro godimento estetico e mentale che va nel profondo e non banale constatazione di vituosismi fini a sé stessi.
Si diceva della costruzione del programma. L'apertura con l'affascinante ed a tratti geniale serie di variazioni di Mompou, compositore raffinatissimo e non ancora adeguatamente valorizzato, dopo l'iniziale esposizione del tema del notissimo preludio n.7 in la maggiore usato come riferimento, ha svelato la magia di un autore, Mompou appunto, che senza cadere nella maniera o nel prevedibile ha costruito una serie di originalissime e post romantiche variazioni, raggiungendo per esempio nell'ottava, grazie ovviamente anche al suono di Trifonov, momenti di straordinaria e raffinata poesia.
Concluse le variazioni, dopo una breve pausa con uscita dal palcoscenico, gesto compreso ascoltando il proseguimento del programma, ecco i brani di Schumann, Grieg, Barber, Čajkovskij e Rachmaninov, tutti eseguiti con pochissima separazione l'uno dall'altro, quasi a voler costruire una macro composizione nella quale, sempre con la presenza evidente o celata di Chopin, ognuno ne costituisse un movimento. Concludendo poi questa serie con le variazioni di Rachmaninov su un altro celeberrimo preludio, il n. in do minore, Trifonov ha chiuso il cerchio ed un viaggio simmetricamente costruito ed iniziato con le variazioni di Mompou.
La felice ispirazione e bellezza di ognuno di questi brani (capolavoro assoluto Schumann, un minuto e mezzo di poesia pura, travolgente e tumultuoso Grieg e raffinatissimo Barber) hanno fornito a Trifonov l'opportunità di condividere con gli ascoltatori un'inebriante immersione in un universo sonoro in continua mutazione e sorprendente nelle sue sfaccettature, anche nell'evidente difficoltà dell'inconfondibile scrittura di Rachmaninov.
Conclusa la prima parte “à la manière de...” ecco nella seconda l'autentico Chopin, con la celebre serie di variazioni sul tema mozartiano “Là ci darem la mano”, nella versione per pianoforte solo senza orchestra, composizione con la quale Chopin irruppe clamorosamente nel panorama musicale europeo e, molto attesa dal pubblico, la Sonata op 35. Il terzo movimento della Sonata è la celeberrima Marcia Funebre. Non è facile trovare aggettivi adatti a descrivere quanto realizzato da Trifonov nella sezione centrale, nella quale un malinconico tema si inserisce in luogo della ripetitiva e funerea serie di accordi. Straordinario il suono, il controllo e le micro dinamiche. Un momento di assoluta eccellenza e bellezza che da solo avrebbe giustificato la presenza a questo evento, ma che ha rappesentato invece un'ennesima conferma delle straordinarie doti di questo artista, evidenziate in ogni attimo del concerto.
Pubblico entusiasta, due i bis concessi concludendo con l'Improvviso n.4 in do diesis minore, che ha ricreato nel pubblico l'ammirazione, lo stupore e l'emozione dei contemporanei di Chopin al primo ascolto, senza trovare le parole adeguate per la scoperta di un modo di scrivere che nessuno fino ad allora aveva mai udito.