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Trio Hegel. Il fascino tardo romantico di Sibelius e Reger
Jean Sibelius, Max Reger: Complete String Trios. Un bel CD per l'etichetta Da Vinci Classics realizzato dal Trio Hegel, formato da David Scaroni, violino, Davide Bravo, viola ed Andrea Marcolini, violoncello.
Abbiamo già incontrato in queste pagine il Trio Hegel recensendo un CD dedicato a Cambini e Cherubini. In questa occasione l'atmosfera ed il linguaggio è completamente diverso e vengono affrontate pagine cameristiche di due autori che hanno lasciato una traccia importante nel panorama musicale europeo tardo romantico per quanto riguarda Reger ed arrivando alla prima metà del XX secolo per quanto riguarda Sibelius.
Proprio a Sibelius sono dedicate le prime tracce, proponendo la Suite per trio d'archi in la Maggiore ed un movimento di un incompiuto Trio in sol minore. Sibelius, nonostante la non frequente presenza nei programmi delle stagioni concertistiche italiane, è un autore molto amato non solo in Finlandia e perfettamente connotato per alcune sue inconfondibili caratteristiche del linguaggio musicale. Un linguaggio forse in apparenza più semplice e meno elaborato rispetto ad autori tardo romantici contemporanei, ma sempre ricco di ispirazione ed originalità nelle idee melodiche e nella gestione delle forme.
Il repertorio nel quale si apprezzano queste caratteristiche è quello dedicato alle grandi composizioni orchestrali, nelle quali sono raggiunti vertici di raffinatezza e bellezza in grado di reggere il confronto con chiunque. L'ascolto tuttavia di queste breve composizioni da camera, e la decisione di registrarle del trio Hegel è in questo senso encomiabile, ci fa scoprire un Sibelius molto più intimo e quasi impacciato nel proporre, per esempio nella Suite in la, brevi movimenti (la durata totale non supera il quarto d'ora) nei quali si colgono riferimenti armonici e melodici tipici delle sue composizioni maggiori, ma che sono proposti appunto con una sorta di timidezza, in veloci e suggestive pennellate sonore. Proprio per questa voluta apparente semplicità e desiderio più di suggerire che di affermare è richiesta agli escutori un capacità di cogliere ogni minima sfumatura espressiva ed un accurato senso del fraseggio e della gestione timbrica e del dialogo fra i tre strumenti ad arco. Problematica senza dubbio brillantemente affrontata e risolta dal Trio Hegel.
Medesima attenzione ed efficacia espressiva è realizzata nel movimento singolo del Trio in sol minore, con una esecuzione che accentua il dispiacere di non avere la possibilità di ascoltare questo Trio in una versione completa, mai realizzata dall'autore. Posteriore alla Suite di una quindicina d'anni, è scritto pertanto alla fine del secolo XIX, anni nei quali non solo il linguaggio di Sibelius stava mutando ma tutta l'impostazione estetica della musica europea stava per affrontare il nuovo secolo incamminandosi in nuovi percorsi ancora sconosciuti e pervasi dallo stesso senso di cambiamentro. incertezza ed angoscia che si viveva a livello sociale. Stati d'animo a nostro parere presenti e perfettamente evidenziati dal Trio Hegel in questo movimento solitario che ha come indicazione “Lento”, oscillante e pervaso da una malinconica inquietudine e che termina con rarefatte ed essenziali armonie al limite dell'udibile, quasi avesse esaurito ogni energia vitale, con un tuttavia fiducioso ed inaspettato accordo in tonalità maggiore che compare negli ultimi secondi come un raggio di sole in una nube temporalesca.
Anche Max Reger si può inserire nella lista di autori non adeguatamente eseguiti e valorizzati. Personaggio quasi atipico della cultura musicale tedesca, organista e cultore della scrittura contrappuntistica bachiana, ma anche di Brahms, anch'esso sotto alcuni punti di vista svincolato dal suo presente ed attento alla lezione preromantica, nelle composizioni da camera in questo CD eseguite con sicurezza dal Trio Hegel, il Trio in la minore op.77b ed il Trio in re minore op141b, si rivela autore complesso e raffinato, con una scrittura densa e di grande espressività. Una scrittura che in questi trii può senza problemi reggere il confronto con simili composizioni cameristiche di Beethoven, Schoemberg o Hindemith.
Si diceva dell'atipicità di Reger. Gli autori sopra citati nel paragone possono far intuire la sua originalità. Nonostante abbia vissuto ed anche in qualche modo recepito le grandi innovazioni soprattutto armoniche dell'Europa tardo romantica a cavallo del secolo XIX e XX, mantiene una sua ben precisa identità e cifra stilistica, facendo spesso uso del contrappunto a lui così caro nel trattamento delle idee musicali. L'ascolto dell'intepretazione del Trio Hegel è illuminante in questo senso per efficacia e resa espressiva. La padronanza nel gestire l'equilibrio sonoro fra gli strumenti e la precisione nell'evidenziare ogni particolare della scrittura raggiungono in questa occasioni livelli propri dei grandi interpreti.
Tripartito il la minore, aperto da una brevissima introduzione di sole nove battute, quadripartito il re minore, sfruttano entrambi alcuni schemi formali tradizionali e forse inusuali per l'epoca, come il terzo movimento del la minore, uno scherzo molto “minuettante” interrotto come da prassi da un trio prima della sua ripresa, o il tema con variazioni nel secondo movimento del re minore. Impeccabile l'esecuzione del sorprendente ultimo movimento sempre del re minore, un veloce fugato scritto con la perizia unica dell'autore che sembra volersi congedare dagli ascoltatori con questa sorta di reminescenza ed omaggio ad una forma così tanto amata, dimostrando in realtà con questa pagina, e con questa esecuzione, quanto potesse essere ancora utilizzata con efficacia.